FEEL. Quello che succede.

standard 29 novembre 2012 29 responses

E poi rimane solo questo.
Io, un foglio, una penna.
I segni di una notte vicina, che ancoa non si può cancellare.
Il mascara nero, che cola, di questa notte ancora da vivere.
E le parole che ancora mi  mancano, che non trovo, che non conosco, che mi fanno scrivere nell’unico modo che so.
Scrivere di me, di questi fazzoletti sprecati, in due notti così diverse.
Solo l’insonnia le accomuna.

Pace e tumulto in contrasto.
La sfiorata pace.
Il persistente tumulto.
Il faro non illumina la via che ho scelto. Cambia rotta.

I miei singhiozzi, i vetri appannati per le troppe parole.
Un abbraccio, le insistenze, le mani aggrappate al volante. Più lo stringono e più cercano la voglia di partire.
Girare la chiave, andare via.
Voltare le spalle, ancora una volta.
In queste due notti così diverse.
Nel profumo che conserva la mia pelle.
Nei segni di un passaggio. Qui chiudo i miei desideri. Soffoco la gioia dei miei sogni.

Perchè la vita non si vive da soli, perchè non si può fare finta che le cose non esistano, perchè io sono la campionessa del definitivo. Perchè i buchi non si tappano, le persone non si dimenticano.
Perchè si cambia e la vita cambia, perchè questa solitudine mi spacca i timpani e mi distrugge l’anima. Perchè vorrei solo delle risposte a tutte le mie domande, delle risposte che curino le ferite, quelle che io voglio sentire.
Perchè sono sfinita.

E questa notte è così diversa. Spengo le stelle con ogni mia lacrima. Il cielo scompare. Inghiotte le mie parole, anch’esse sconfitte.
Parole inutili.
Voglio le carezze tue, sul mio viso.
E il ricordo acceso dell’altra notte, che nessuna lacrima lo spenga. Che almeno lui rimanga a farmi compagnia, in questa sorda Firenze, che tanto amo ma che, per l’ennesima volta, raccoglie il mio pianto.
Di notte.
E sorda rimane nella sua magnifica bellezza, nelle sue strade vuote, nel suo castigo perenne, nella sua condanna, nella sua staticità di illusa Venere.
Abbracciami, Firenze.
Un girotondo di foglie arancioni accolga il mio cammino. Una meta che non conosco mi attende, lontana. Non ci sono nemmeno più gli spettri a seguirmi.
Non gli spettri del passato.
Solo il presente, che mi soffoca, disprezzando la mia voglia, ignorando il mio impegno, impedendo il mio domani.

Firenze, 29 novembre 2012 – ore 4.20 di mattina.
Cielo terso. Luna quasi piena.

Come and hold my hand
I wanna contact the living
Not sure I understand
This role I’ve been given

I sit and talk to God
And he just laughs at my plans
My head speaks a language
I don’t understand 

I just wanna feel
Real love, fill the home that I live in
‘Cause I got too much life
Running through my veins

Going to waste

Tempo of the City

standard 27 novembre 2012 20 responses
Prospettive.
Preoccupazioni.
Indifferenza.
Gran parte delle nostre giornate a destreggiarci tra queste parole.
Centellinando ogni energia.
Vorrei solo stare a guardare, osservare la lancetta, il tempo che passa.
Vorrei solo essere un piano liscio, cosparso di sapone.
Che non assorbe ma solo lascia andare.
Vorrei solo che le spalle di ogni passante non spingessero le mie, con strafottenza.
Egoismo, pena.
Disattendere inutili ideali.
Pupille vuote. Occhi assopiti.
Tra le strade di New York imparo a conoscere volti amici tra sconosciuti erranti.
Che non lasciano altre tracce che il loro silenzio.
Tempo of the City – 1938 – Berenice Abbott

Questo post lo dedico a quelle persone che in questi giorni mi hanno fatto stare bene e sorridere, alcune di queste persone sono le mie dolci amiche del mondo-blog che mi hanno regalato tantissimo con le loro parole, altre sono amiche “fisiche” che ogni giorno mi aiutano, mi ascoltano e mi spronano.
Grazie ?

Traguardi ed esclusivi club!

standard 23 novembre 2012 29 responses
Parliamo di cose serie.
Innanzi tutto volevo rendervi partecipi della mia gioia di oggi, faccio parte del famoso

CLUB DEI NICCHIONI!
In alcuni blog amici avevo letto di questo club esclusivo, accessibile solo:

– se hai un blog dai numeri limitati e risicatissimi

Il mio blog è online dall’aprile 2010 e a numeri…è messo proprio male! Io scrivoscrivoscrivo ma i risultati sono scarsi! Almeno adesso posso andarne fiera! Probabilmente dovrei approfondire alcuni studi di marketing? Oppure coinvolgere gli amici con un tam-tam asfissiante? Magari…smettere di scrivere poesie/cose noiose/strappalacrime? Ok. Penseròcci.

– se ti capita di non capire una cippa di wordpress.org

WordPress o Blogger che sia, nonostante la mia decennale amicizia con la tecnologia, sono per me incomprensibili strumenti! Aggiungi il tag, l’etichetta, il link, il gadget, l’immagine, insomma è un collage, un’opera dadaista. Un rebus.

– se aborri il SEO

…seo? Icchell’è?

– se dalle chiavi di ricerca su google ti trovano con le parole più strane

Quando degli strumenti del mio blog non capivo veramente una beneamata scrissi il post, successivamente diventato il mio più letto di sempre, That’s all folks! ignara di ciò che avrebbe creato! Quindi tu, lettore ignaro, digitando le magiche paroline finirai dritto nel mio blog!

– se adori scrivere e sai usare anche i congiuntivi e gli apostrofi

Se io avrebbi avuto tempo avessi studiato italiano. Sono stata chiara? 
Di questo ne sono certa. Farò mille errori, userò i tempi dei verbi in modo casuale ma non deluderò MAI mia madre! E’ stata lei, a suon di “schiaffoni” a farmi entrare in testa gli amati congiuntivi ? come contraddirla adesso?


E quindi…NICCHIONI CLUB! Tutto il resto… è FUFFA!


E poi. E poi dicevamo. Parliamo di cose serie.
Domani compio trenta-ma bellissimi-anni.
Ve lo scrivo perchè magari, per chi non mi conosce ancora, per chi non mi ha amica su facebook, per chi se lo dimentica può essere un promemoria…e io sarei tanto tanto felice nel leggere i vostri auguri!
Sento che questo sarà un traguardo importante per la mia vita, una soglia sulla quale mi trovo oggi e domani sarà scomparsa. 
Ho in mano delle forbici, ho il nastro tricolore da tagliare, ce l’ho fatta.
Trent’anni.
T R E N T A.
Che strano.
Passi un decennio a usare il “2” davanti e poi ti accorgi che è importante solo quando lo abbandoni.
Ma dalla soglia dove sosterò domani non credo abbandonerò nulla. Sarà solo un piccolo “più” in una vita di “meno”, dove si cerca di rinunciare a molto ma si guadagna ogni passo che facciamo. 
Parliamo di cose serie.
Che la nuova era abbia inizio.

(vento tra i capelli, musica trionfale, cuore gonfio d’orgoglio, sacche lacrimali straripanti).

?

ALIENS#6

standard 21 novembre 2012 13 responses

fitte, dritte e luminose, dardi infuocati.
vene attraversate dalla forza di un lampo,
uomo vitruviano, muscoli e tensioni,
fiamme libere, dannate, inferno del campo visivo.
mangiami ciclope, perchè ho peccato.
divorami, perchè lascio che ogni giorno sia spento.
questi lampi di luce rischiarino le ore di altri orizzonti.
puniscimi.
ho un’anima cupa.



(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

Se fossi… e la Maremma.

standard 15 novembre 2012 20 responses

Sulla scia del post di Monica di Emporio 21 che ha proposto un simpatico giochino alle sue colleghe blogger…eccomi con il mio Se fossi, aspetto i vostri!

Se fossi un dolce sarei il mille foglie con la crema al limone e tanta frutta sopra, un tripudio di gusto e dolcezza.
Se fossi una bevanda sarei l’acqua, perchè è limpida ed essenziale.

Se fossi un colore sarei il rosa caramella, coccoloso, infantile e morbido.

Se fossi un fiore (una pianta) sarei una pianta grassa, spinosa e immortale.

Se fossi un animale sarei un gatto, ronfante, attivo ma pigro e graffiante.

Se fossi un gelato sarei
un gusto di frutta, per rinfrescarmi idee e memorie.
Se fossi un Dio, sarei Flora, la dea della fioritura.

Se fossi un profumo, sarei quello della pelle dei bambini, innocente e da mordere.

Se fossi un libro sarei Ragione e Sentimento (J. Austen) …e anche molti altri.

Se fossi una canzone La Cura (Battiato), perchè le sue parole poetiche mi descrivono quasi alla perfezione.

Se fossi un film sarei L’attimo fuggente, poesia, poesia e ancora poesia.

Se fossi un sentimento sarei l’amore, perchè Amor Vincit Omnia et Nos Cedamus Amori.

Se fossi un artista sarei Michelangelo, poeta dello scalpello e di anime.
Se fossi una stagione sarei la primavera, quando è quasi estate, fiori, verde, odore di mare.
Se fossi una terra sarei la mia Maremma, calda, fieno e pini, collina e montagna. 
Se fossi un viaggio sarei il Giappone, tra i fiori di ciliegio, i libri di Murakami e la Grande Onda di Hokusai.
Se fossi un frutto sarei un po’ Mirtillo e un po’ Lampone. Il perchè lo sapete già.

Come al mio solito avrei voluto continuare per ore a scrivere, soprattutto quando si tratta di queste cose (di parlare di me soprattutto…) mi faccio sempre prendere la mano senza controllo! 
Però sono stata brava e, devo dire la verità, sono soddisfatta di aver esulato dalla poesia e dal pessimismo cosmico dei miei soliti ultimi post.
Aggiungo solo due parole, sulla mia Maremma.
Non voglio fare retorica o dire cose già ripetute, solo una cosa.
E’ una terra umile, la mia, una terra paludosa, contadina, umida, dalle mille sfumature di colori, di accenti, di spazi.
E’ una terra ricca. Di persone, con la faccia bruciata dal sole. Di frutti, raccolti con fatica. Di arte, archeologia, reperti, trovati e conservati con cura.
E’ una terra che potrei descrivere in mille modi e con mille parole, vorrei avere una foto di mio babbo per mostrare la poesia delle curve di ogni collina e il movimento delle spighe al vento e dei papaveri a primavera, tra i cespugli selvaggi e incoltivati.
E’ una terra di cui amo il mare, gli alberi, gli odori, i gusti e le strade. 
Rialzati Maremma, sconfiggi ancora una volta l’acqua. 
Donna dalla vitalità inaffondabile.

arancione.

standard 14 novembre 2012 8 responses

il sottile orlo della veste da notte batte sul tallone, mentre scende le scale.

la fiamma della candela scalda un diametro inferiore al possibile, illumina i pensieri.
l’aria della cantina, chiusa, buia, sposta il nastro ma non la chiave.
legata, sul cuore, dondola.
una chiave con tutti i suoi segreti.
non apre che un solo meccanismo, la chiave.
il nastro è arancione, il fiocco sul collo la lega alla sua serva, dedita serva.

sedendosi sull’ultimo scalino, spiata dagli occhi della sua coscienza, posa la candela.
la chiave entra tra le pieghe della veste.
lei chiude gli occhi, ancora una notte insonne.
la chiave d’ottone si scalda e disegna le sue curve sulla sua pelle.
arancione è la veste, arancione come le sfumature dimenticate dell’autunno.
stringe le mani, spegne la candela il soffio dalla cantina.
questo è quello che la tiene in vita.
quella chiave, legata al suo collo.
baciata dalle sue labbra.
presente.
la ripetizione costante dell’amore.
la superstizione di un lucchetto chiuso, saldato da un’ossidazione inutile.
la mia candela non si spegne.
per quanto difficile io ci provo ogni giorno, a parlare d’amore. 
sarò noiosa, banale, insistente, corrosiva, non mi importa.
non devo stupire nessuno, non devo ingannare nessuno.
ho sempre vissuto a carte scoperte, sempre amato senza ancore, retoriche o insulsi giochi.
la verità mi rende libera, i miei occhi parlano, come libri scritti meglio di quanto io riesca a fare ogni giorno.
quello che mi commuove, la delicatezza, la sensibilità, scrivono ogni giorno il mio presente, insieme all’indifferenza che spopola.
non ho paura di questa vita, non voglio convincere questa platea di sguardi attenti che la mia via è quella corretta. inciampo, cado, mi rialzo.
in un 2012 ricco di avversità avrei voluto tante volte fare l’elenco di ciò che mi è accaduto ma non mi rimane che sorridere perchè sono ancora qui. 
perchè tutti questi lampioni la cui lampadina distrattamente si fulmina non disturbano il mio incedere.
perchè la solitudine che sento è solo una condanna per la mia voglia di amare.
vi osservo dalle sbarre della mia prigione.
ho tanto ancora da esplorare e scoprire nella mia cella.


ALIENS#5

standard 12 novembre 2012 16 responses

il gettone opaco e corroso cade, si chiude la comunicazione.
colpisce il fondo metallico di un mondo capovolto, senza fine alcuna.
le unghie stridono sul vetro
nessuna maniglia
nessuna speranza.
rettili, mani, ventose
percorrono pareti spoglie.
posso appendermi con te alla ragnatela, mio trasparente amico immaginario?
ogni piano riflesso, scardinato.
l’origine sta nella fine.
giocoliere di birilli, giocoliere di anime.
fai di me quello che vuoi.

(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

a lume di candela

standard 11 novembre 2012 6 responses

sottile il velo del contrasto, il fumo tiepido riscalda l’aria.

organza e tulle, pomposo ornamento di anime ribelli.
sono inquieta, sono viva, sono un desiderio che non tace mai, 
inespressa tra le righe narro senza mettere mai un freno.
rinchiudo quei desideri in un carillon stonato
la convenienza del mio amore
rinasce il mio cuore, mal si placa
ma è solo finzione.
respiro, fiato sul mio collo,
emozione, traguardi, finalmente appassionata verità
corro, corro in un bosco di faggi.
che le foglie siano solo un tappeto di lacrime dimenticate, sotto i nostri piedi svelti.

quel pallore sul mio viso
quel flebile sussurro timido
questa arringa che mi lascia senza voce
che invoca solo un battito, un altro ancora, per sopravvivere.

mi travesto di insulsi stracci,
lascio che sia romantico questo addio
scrivo una nenia che culli il mio sonno, che sopisca i tormenti
lasciami vivere, o amore.
non so più nemmeno dove e quando ti troverò.

ALIENS#4

standard 7 novembre 2012 16 responses

il rumore sordo dell’indifferenza.
il suono dell’amore svanito.
i passi di una madre,
calpestio e abbandono.
ci sono sembianze che annullano ogni amore.
ci sono volti poveri di sensi.
gelidi cuori vagano ancora.
senza colpi la canna del mio fucile
protesa, in caccia di pietà.

 (progetto ALIENS a cura di Berenice&Maurizio)

Breakfast at Tiffany’s

standard 5 novembre 2012 17 responses

sono veramente rare le volte in cui mi sento così poco comunicativa e socievole da non poter intrattenere (e tollerare) una conversazione.
stasera è una sera così.
una sera di quelle in cui ti guardi allo specchio e non ti riconosci.
una sera senza sorriso.
in cui l’amarezza si scioglie nelle lacrime e le rende ancora più corrosive.
una tipica sera di questo duemiladodici che, ben più di una volta, mi ha messo alla prova.
e la cosa che più di dispiace è che c’è molto di peggio.
ma “annullare” la festa del mio compleanno è, per me, come un secchiello riempito con la sabbia sbagliata, non ancora abbastanza bagnata. e il castello non sta su.
quello specchio mi rimanda l’immagine sfocata di chi ha fatto tanto ma non abbastanza per  riempirsi la bocca di indipendenza e possibilità. 
ho riposto i miei sogni in un cassetto, facendo finta fossero troppo difficili da raggiungere.
nel cassetto di fianco c’è la delusione.
guardo la vetrina di Tiffany, mi fingo ricca.
ma non ho niente.
niente.