HELPDESK. Suonare #ilnostrocondominio

standard 11 dicembre 2014 14 responses

Ho la scrivania dell’ufficio piena di fogli e cose da fare.

Anche la scrivania della mia testa è nella stessa condizione.
Fogli che si affollano, appunti, pensieri, determinazione e tempo non infinito. Fogli che parlano lingue che ancora non conosco, materie da scoprire e instabili castelli di carta. Alcuni sono impilati con ordine, altri sparpagliati qua e là. Il mio lavoro è l’organizzazione, non posso perdermi proprio adesso.

Quindi macino. Macino amore con il pestello. Lo macino fino, che non vada a traverso. Che non faccia tossire
Macino al profumo di caffè, vaniglia, fragole e panna. Amori profumati e dai sapori dolci, intensi. Qui si parla sempre d’amore, di sorrisi, #solocosebelle ? Potrei parlare delle mie sconfitte quotidiane. Di ciò che vorrei fare ma non posso permettermi. Degli impegni da seguire, delle responsabilità che ho paura di disattendere, del senso di colpa che vive insieme a me e ogni tanto si risveglia, rendendomi buia anche una giornata di sole. Questo capita anche a noi ottimisti, a noi che sorridiamo, che amiamo la vita, che prendiamo il meglio da tutto e distribuiamo felicità. Capita anche se ti sforzi di vivere al massimo, di pensare sempre positivo e non farti abbattere. Capita anche se sei fortunato perché hai una famiglia incrollabile e meravigliosa, degli amici solidi, un amore grande a fianco e una creatura che si nutre e cresce con  me. Capita. Oppure a volte lo faccio capitare. Tra battaglie ormonali, voglia di coccole o semplici momenti di scoramento…

Però esserci, diffondere amore nell’aria, anche solo per i pochissimi lettori che passano di qui, per chi si fa coinvolgere in questo tam-tam…è un sostegno e uno stimolo costante, che mi fa quasi dimenticare quelle lacrime amare, versate sul cuscino ieri sera.

agrifoglio

Un pungente mattino – Villa Il Poggiale, San Casciano (Fi)

Questo era quello che scrivevo qualche giorno fa. Poi è passato il vento, quello buono, quello che rinfresca il viso e i pensieri, fa cadere le foglie gialle (belle, ma da cambiare), rimangono le più intense e forti. Ho sentito un fruscio di voci, prima da lontano e poi sempre più vicino, una tormenta, una tormenta di abbracci, un vulcano di occhi, entusiasmo, sorriso. Nel mio post scorso scrivevo di macedonie, sabato c’è stata un intera marmellata di frutta mista, a cura delle #bloggalline adorate, un agglomerato di intrecci a dir poco interessanti (geniali, direi) che hanno dato vita ad una giornata memorabile. E come potrebbe essere altrimenti. Ogni persona porta con se qualcosa. Un dono, mille esperienze, una carezza, un racconto. Quando tante persone ricche di contenuti si riuniscono quello che ne viene fuori è difficilmente descrivibile, anche per me che faccio delle parole il mio pane quotidiano, scrivendo ovunque e in qualsiasi direzione. Se mi lascio andare quello che viene fuori è un CUORE enorme (e non tutti potrebbero essere d’accordo, vero Cran?), una forma senza senso per molti, una sequela di lettere e progetti per le quali potreste prendermi per pazza. E fino a qui niente di strano.
Mi piace essere pazza, lo dico sempre anche al mio fidanzato. E lui annuisce, ormai sconsolato.
E ai raduni si finisce per essere pazze insieme, con tutte le altre. Non ho foto che lo possono provare, ma fidatevi sulla parola. Quando ci si trova tra pazze è difficile anche scattare un CLIC! perché tutto è vorticoso, inspiegabilmente in movimento. Mi permetto di “rubare” questa foto di Miky Pisanu…lei si che ha saputo catturare le nostre splendide ore insieme! Grazie!!

Adesso sono pronta.
Ci sono settimane più o meno difficili, giorni intensi e quasi impossibili, ormoni traballanti che mi fanno stare sempre sul “chi va là”…ma le cose belle, quelle dei sogni, quelle che nascono e si sviluppano con i sogni, ci saranno sempre.
La Vostra Berry Pazza.

MACEDONIA (CROCCANTE) D’AUTUNNO.

standard 5 dicembre 2014 22 responses

L’autunno è una stagione strana. Infradito e t-shirt. Piumini e kway. Ombrelli per pioggia o sole. Ti vesti ma hai caldo. Solo un po’ di lana e hai caldo. Occhiali da sole si o no?
Burro di cacao sempre in tasca. Profumo di mandarino e panettone, di frutti esotici tardivi, ananas e melone.

Macedonie insomma.
Macedonie d’autunno.

Di persone, sensazioni, cose che mi passano attraverso.
Macedonie di sguardi, interessi e osservazioni. Mai abbastanza.
Piogge torrenziali e km macinati con i capelli bagnati. Sudore che si mescola alle gocce, tutto si confonde.

Una macedonia ordinata e veloce, statica e scomposta.
Ogni cosa ha il suo posto, il suo prezzo, la sua banalità e origine.
Ogni cosa trova il giusto momento. Le mie paure per qualche giorno in un cassetto.
Autostrade bloccate come tutte le parole che voglio dire oggi, c’è coda al casello.
Idee che si spengono e accendono, intermittenti lumini di follia.

Macedonie croccanti d’autunno.
Arancioni di albicocche appassite, croccanti come le nocciole più sane, insaporite da mandorle profumate e mirtilli essiccati.
Una manciata di frutta secca.
Dolce, scricchiolante, intensa.
Un paradiso un po’ nebbioso, dai colori dell’oro. Dai nomi di muse liriche, ispirati e delicati.
Tanti sorrisi, sogni, abbracci.
Un uomo, chef e pasticcere, sublime.
Montare per 5 minuti e aggiungere sana follia.
La sana follia eravamo noi. Amiche, complici, conoscenti o sconosciute. Ma in certi casi basta poco a far brillare gli occhi di felicità.

Top Chef & Top Blogger in estasi!

Trovarci tutte e 10 ad assistere insieme a due ore di cooking class con Luca Montersino, un mago tra mousse e gelatine, liquirizie e lamponi, è stato un privilegio che non scorderò mai. Un connubio straordinario creato tra Top Chef e Top Blogger, fortemente voluto da Ventura, 70 anni di passione e competenza nel mondo della frutta secca, che ha desiderato unire in una sinergia perfetta chi ama e sostiene la qualità e il buon cibo. Il percorso del Simposio del Gusto si è concluso proprio nella serata del 27 novembre, con la cena realizzata dallo chef Montersino (che ha raggiunto il climax nelle splendide creazioni Rosa d’Oriente e Dolce Tramonto), nella straordinaria cornice del CastaDiva Resort & Spa, un luogo incantato e incantevole, sulla riva del lago di Como.

collage-castadiva

CastaDiva Resort & Spa…un’accoglienza da VIP!

ventura-collage

Ventura – solo la frutta più buona e una giornata fiabesca…

Per quante parole poetiche io possa trovare, non saranno mai abbastanza per descrivere ciò che ho avuto l’onore di vivere.
Grazie, dunque, a tutte le presenze virtuali, concrete, sempre e comunque ESSENZIALI per la riuscita di tutto questo.
Grazie alle mie amiche, vere TOP BLOGGER, con le quali ho avuto l’onore di condividere questa av…VENTURA!
Da Silvia, Cranberry e Angela trovate già un meraviglioso assaggio…presto saranno online anche i racconti da sogno di Ada, Monica, Monica, Roberta, Vatinee e Valentina!

Una carezza da una foglia d’autunno, croccante, gialla, imprevedibilmente bella…

Berry

ps: SIIII il mio blog è tutto nuovooooo!!!! Vi piace???

GIORNI FELICI.

standard 24 novembre 2014 29 responses
La mia musica preferita per svegliarmi.
I calci del mio bambino che mi fanno aprire gli occhi prima del solito.
Le carezze del mio amore.
I regali.
I messaggi a mezzanotte spaccata e quelli che arriveranno in ritardo.
Mangiare la crostata fatta da mamma con le mie colleghe.
Il sole che splende nonostante sia autunno inoltrato.
Il profumo del mandarino sulle mani.
Il click sul MI PIACE per ogni augurio ricevuto.
I biglietti pieni d’amore.
I sorrisi delle persone che amo.
Il sorriso se guardo indietro. 
La dimostrazione che la felicità non è un traguardo ma un percorso.
Sapere che ciò che faccio è un’impronta indelebile che rimane ma allo stesso tempo osservabile da tante prospettive.
Tutto serve.
Tutto torna.
Tutto e niente.
Le battaglie perse, quelle non combattute. Quelle amare, quelle che mi hanno portato dove sono adesso.
Non vorrei essere che io, adesso, qui.
E imparare a vivere ogni giorno come vivo oggi, trasmettere la forza del mio sorriso a tutti, renderlo un virus, un’epidemia instancabile e sana.

 

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte, 
succede solo che sono felice 
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
 
Camminando, dormendo o scrivendo, 
che posso farci, sono felice. 
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie, 
sento la pelle come un albero raggrinzito, 
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, 
il mare come un anello intorno alla mia vita, 
fatta di pane e pietra la terra 
l’aria canta come una chitarra.
 
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
 
Ode al Giorno Felice – Pablo Neruda
 
Sono felice.
 
Joie de vivre – H. Matisse
 

L’INFINITO (e l’oltre).

standard 14 novembre 2014 14 responses
Quei giorni dove la parola D I S T R A Z I O N E non è sufficiente.
Deficit d’attenzione elevatissimo.
Non so se è la fame, il weekend in arrivo, il calo di interesse verso certe cose e l’aumento vertiginoso verso altre. Forse il tempo che rincorro.
Mi concentro su ogni pensiero ma diventa trasparente, non lo acchiappo.
Che mattonelle scelgo per la cucina?
E Mirtillo come starà lì dentro? Cresce?
Riuscirò a dormire di nuovo senza svegliarmi centomila volte?
Il mio post di oggi sarà all’altezza degli altri?
E l’infinito verso cui mi sono lanciata sarà accogliente?
Con certezza posso dirvi che il posto dove sono stata lo scorso fine settimana era mooolto accogliente. E poi ero lì con alcune Bloggalline moooooooooolto speciali. A parlare di cose che vanno ben oltre l’infinito di cui sopra.
Quelle cose che ti immagini solo nei sogni ad occhi aperti, sdraiata nel letto a fissare il soffitto, che si compone di scritte ad acquerello che poi pufffffff svaniscono.
Il mio soffitto è sempre stato pieno di parole. E adesso sono così concrete che le possono leggere tutti, Mirtillo compreso.
E posso permettermi anche delle piccole distrazioni. Perché questi sogni rimangono lì, ancorati al cielo, sospesi. Incastrati in ogni mattonella, appesi al muro, scivolano sul vaso di fiori, sui rami d’autunno, sulle colline e finiscono tra le mie mani.
“Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura.”
 
Pucci Country House – Ferentillo (TR) – www.puccicountryhouse.it/

 

Con un dito disegno arcobaleni. Mai da sola.
Ogni frammento si unisce e si discosta, come fosse una danza di stormi di uccelli, che riscoprono la primavera.
E io attendo la mia prossima primavera con un desiderio mai avuto prima.
Trotterello verso la prossima avventura, che mi porterà a Como, in uno splendido contesto, ospite dell’evento organizzato da Ventura TOP BLOGGER 2014.
Sapete cosa ho ricevuto? Guardate la foto sotto ^_^
^_^ MIRTILLIIIIIII!!! – Ventura TOP BLOGGER 2014

E ora lasciatemi qui…

“…Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:

 

e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

THERE’S A STAR MAN…

standard 7 novembre 2014 15 responses
Oggi vorrei entrare nel mio giardino segreto e chiudere la porta.
Sotto la pioggia chissà come si starebbe.
Vedrei il movimento delle foglie picchiettate continuamente, sentirei la terra bagnata che rinasce, poserei lo sguardo sulle alette di un passerotto che, nonostante l’acqua, non si bagnano.
Metterei le mani sotto le gocce costanti, per riempirle e svuotarle di nuovo. 

Oggi vorrei ascoltare a ripetizione questa canzone.

Cantare, come faccio spesso, quando vado a lavoro in bicicletta.
Le persone mi osservano, soprattutto se è mattina, incredule davanti ad un sorriso gratuito.
Stamani ho cantato, chiusa in macchina. Ho parlato un po’ da sola, un po’ con Mirtillo, un po’ con i gatti, ho lanciato qualche biscotto di troppo nel latte (di soia), ho baciato il mio amore e la sua bocca bellissima, ho chiuso per la millesima volta la valigia, sperando di non aver dimenticato niente. 
E’ una valigia importante, non come tutte quelle fatte per tornare a casa in questi 13 anni di esilio
E’ diversamente importante.
Dentro ci ho chiuso tutte le mie parole. Quelle che condivido con voi da più di quattro anni e quelle che lascio in giro per quaderni, fogli strappati, lettere mandate e solo pensate, biglietti sul tavolo, antipatici ultimatum, #hashtag inutili e liste infinite, appuntamenti, regali, libri letti o desiderati, frasi famose, tatuaggi da fare, documenti.
Ci ho chiuso miriadi di penne consumate, di inchiostro, di macchie, di carta riciclata, di momenti racchiusi solo negli occhi e mai trascritti, tutte le mie verità e i miei desideri.
E’ pesante, ecco, sta valigia.
Dentro ci sono anche tante amiche, tanti altri sogni, tante mani, percorsi, sorrisi.
E’ pesante ma la porto volentieri.
Anche perché le cose pesanti non mi hanno mai fatto paura. Soprattutto quando non si ha niente da perdere perché si è sicuri (almeno) di una cosa. 

Non ci avete capito niente?
E’ normale.
Io, Mirtillo e papone partiamo, in compagnia di altre sei #bloggalline, verso nuovi mondi.


There’s a starman waiting in the sky…


Chissà che non aspetti proprio NOI.

Il Piccolo Principe – immagine presa dal web –

Intanto, continuo a cantare.
La la la la laaaaaaaaa…

LUCY.

standard 19 ottobre 2014 65 responses
Estremismo.
Sempre sbagliato.
Sempre scelto per poca capacità di vivere.
Sempre scelto per riempirsi la bocca di parole, proclama, rabbia.
Sempre e comunque esagerato.
Gli estremi non mi piacciono.
Che si parli di politica, di disastri ambientali, di tragedie annunciate o non, di attacchi terroristici, di shopping o blogger con manie di protagonismo.

Quest’estate ho conosciuto una signora. Anziana, piena di capelli vaporosi e biondi. Con il rossetto un po’ in disordine e tutto il resto in perfetta armonia.
Ero in aereo, già seduta al mio posto, scalpitante di rientrare a casa dopo 15 giorni di lavoro estenuante in Sicilia, per l’evento di cui mi occupo per gran parte dell’anno. La sera prima il volo era stato cancellato, mentre già pregustavo l’abbraccio del mio amore in aeroporto. Invece un’altra notte lontani, io relegata con tutto il carico dello stress, dei pensieri e del malumore in un hotel periferico e freddo, come tutti questi non luoghi di passaggio e scarsa permanenza, che mi lasciano sempre addosso strane sensazioni. 
Insomma, non stavo nella pelle. Lucy è arrivata chiedendomi di alzarmi, perché i due posti liberi vicino a me spettavano a suo figlio e lei. E pensare che quello non sarebbe stato il mio seggiolino, mi ero spostata per far viaggiare insieme una coppia. Mai credo di aver fatto una scelta migliore.
Lucy, non ti scorderò mai. Non so perché non ti ho chiesto nemmeno il numero di telefono, forse doveva andare così. Sei stata un incontro prezioso. Uno di quegli incontri che vanno metabolizzati, assorbiti, collocati, che ti lasciano quasi incapace di descriverne cosa ti hanno lasciato. 
Si è seduta vicino a me, il posto al finestrino per il figlio disabile, con un leggero ritardo fisico e mentale. Lui, l’ultimo dopo 3 figlie in uno splendido matrimonio, con un amatissimo e scomparso marito. Lucy, professoressa, donna, madre, moglie, nonna. Siciliana figlia di emigranti in Argentina, che ha desiderato tornare nel suo paese d’origine, al quale si sentiva così tanto legata. Ogni sua figlia una storia, ogni dettaglio un frammento da conservare nel cuore. 
Il volo è stato terribile. Era fine luglio ma c’era un forte temporale, tutto si muoveva in quell’aereo, ed io, impauritissima, mi concessi qualche lacrima. Lucy mi ha tenuto per mano, non so nemmeno io per quanto, mentre Ezio, suo figlio, se la rideva come un matto perché a lui piace il cielo, perché per lui il cielo è il massimo della meraviglia che si può raggiungere e perché così, anche se succede qualcosa, siamo già sulle nuvole. Piangevo, sorridevo, Lucy mi consolava e raccontava, raccontava, raccontava. Mi raccontava di quando, dopo la morte di suo marito, decise che non avrebbe mai messo se stessa in un cassetto. Non avrebbe mai amato un altro uomo ma lei, donna, aveva il suo spazio e la sua vita, nonostante tutto. Per questo, mi spiegava, portava sempre il rossetto con se e sulle labbra, perché, guardandosi allo specchio, avrebbe dovuto piacersi, amarsi, sorridere alla vita. Aveva 4 figli da crescere e niente da lasciare indietro. Ha insegnato per anni spagnolo, ha tradotto testi, continua tuttora a farlo come specialista per i tribunali, in giro per l’Italia. Non ricordo se mi ha detto il suo cognome. Ma la sua stretta di mano, i suoi orecchini e collana bellissimi, i vestiti curati, il beauty sulle gambe con le caramelle per Ezio, il rossetto, i fazzolettini, la moneta pakistana portafortuna che mi ha regalato, forse per farmi credere che il nostro incontro sia accaduto davvero.
Cara Lucy, quando l’aereo barcollava mi hai detto di pensare al mio matrimonio. Di pensare ai miei nipoti, alle mie sorelle, al mio amore che mi aspettava all’arrivo. Ti sei commossa quando ci siamo salutate e mi hai detto “Io faccio il tifo per te”. Un volo Catania – Firenze non dura molto, giusto il tempo di uno sguardo fugace. Dura il tempo di un incontro scritto nelle nostre vite. 
Perché io dovevo volare il giorno prima, non dovevo essere seduta lì. Un senso dovrà pur avere tutto questo.
E il suo tifo, nella mia vita fortunata e bella, è arrivato alla grande. 
La settimana dopo, come tutte le successive fino ad oggi, sono state stravolgenti.
Stravolgenti in senso bellissimo, cara Lucy.

Un piccolo cuore ha iniziato a battere 
nei giorni dopo il nostro incontro, e cresce. ?

Abbiamo comprato casa.

Sto toccando con le mani così tanti sogni che non mi sembra vero. Il tuo tifo è arrivato tutto. Pieno, vero, sincero.
Le tue mani rugose sono state un dono infinito, così come i tuoi occhi azzurri e pieni di speranze.
Grazie.

Questi siamo noi. Mirtillo, papone e io.


Lucy, incontrarti è stata la conferma di quello che mamma mi dice quasi ogni giorno. 
Che la nostra vita è un dono, che quello che ci succede è prezioso, che ciò che seminiamo, con grande fatica e a volte anche dolore, poi piano piano germoglia, e non quando lo scegli te, secondo una pianificazione perfetta. E’ perfetto il tempo che sceglie perché evidentemente non poteva esserci un momento più o meno adatto. 
Lucy, incontrarti è stato come è per qualcuno incontrare mia mamma che, sul treno, fa amicizia con chiunque le sia accanto. Chissà come queste persone rimangono colpite da lei, che è un’anima speciale, come te. Certo, sono di parte, è la mia mamma.
Oggi è anche il suo compleanno.
Spero di regalare a mio figlio l’educazione, la gioia di vivere, la correttezza e l’onestà come lei ha fatto con me e le mie sorelle. Mamma mi ha avuto a 23 anni, dopo poco più di un anno dalla mia sorella maggiore. Era praticamente una bambina, ingenua e pulita. Io sono meno bambina ma sempre pulita e senza malignità. 
Cara Lucy, ti scrivo e credo che mai potrai leggermi, ma lo faccio commossa, perché ti parlo di grandi cose. La mia giovane mamma che continua ad essere la mia più saggia compagna di vita, il mio corpo che si modifica e cresce, il mio cuore che non è mai sazio ma sempre consapevole della propria fortuna, regalata e meritata allo stesso tempo, la mia vita piena d’amore.
Mi cadono le lacrime sulle guance e sulla pancia.
Sono così ricca nella mia povertà, ma non ho bisogno di altro.

Nessun estremismo, solo amore incondizionato.
Grazie Lucy, della tua traccia. 
Grazie Mamma, delle tue innumerevoli tracce. 
Auguri.

POLVERE.

standard 9 ottobre 2014 16 responses
Se le parole fossero polvere infinitesimale le potrei respirare, per poterle far riaffiorare dal cuore ogni volta che sono necessarie.

Se le tue parole fossero micro particelle invisibili le respirerei come fossero aria, per riempirmi i polmoni di lettere e momenti gentili.
Se oggi fosse un sogno vorrei abitare in un film. Dove camminando arrivi al lago, puoi sederti su uno strato di foglie e stendere la tua coperta di lana a quadretti e leggere. Ogni tanto ascoltare la musica, ogni tanto ascoltare la natura, i fruscii, lo scorrere del tempo racchiuso nel ramo di un albero.
Questi sono giorni strani. Alternano fantasie e sorrisi folli con ansie e magoni insensati. Ma se il mio corpo fosse una macchina tutto sarebbe più facile, no? Accendi, spegni, abbassi il volume dei pensieri. Ma il frullatore si accende quando vuole e schizzano via, me li trovo davanti la mattina, attaccati all’armadio, sono la prima cosa che vedo.
E scendo dal letto imbronciata.
Infastidita dall’irrazionale, incontrollabile istinto di cancellare.
Coprire. Annullare. 
Per fortuna non tutti i giorni sono così. Solo quelli dove l’autunno diventa il contenitore negativo e grigio del mio percorso, ma poi mi volto indietro e, quando mi giro di nuovo, il sentiero è molto più luminoso di prima.

Ieri era polvere.

Oggi è luce.
Domani è domani. E non vedo l’ora.


Tuner soddisfa la mia voglia di polvere, luce e tumulto. ?

INCANTESIMI E IDEALI.

standard 2 ottobre 2014 6 responses
Rinchiusa in una grande zucca arancione, come fossi cenerentola, guardo il mondo fuori, che di fatato non ha molto.

credits @ Virgola – una geniale illustratrice che adoro, oggi mi ha ispirato. ?
https://www.facebook.com/virginiasdraws
https://www.etsy.com/shop/disegnidivirgola


Leggo di torture e abissi in cui si precipita, nel 2014, ovviamente per mano dell’uomo.
Leggo negli occhi della gente la sete di vendetta per ogni piccolo sopruso quotidiano subito, ho paura.
Leggo maleducazione, che chiama altra maleducazione, prepotenza, deliri di onnipotenza, code di scorpione che vili ti pungono alle spalle.
Leggo sorrisi spenti e ignobili, sarcastici e spavaldi.
Leggo frasi, affermazioni, diffamazioni.

Non sono pronta alla battaglia, mai lo sarò.
E so anche che le mie sbiadite parole non saranno nemmeno un piccolo inciampo per chi si riempie la bocca d’odio e poca tolleranza.
Non so nemmeno perché le scrivo, tutte queste cose, sono sicura di vedere qualche amica che storce la bocca al mio buonismo.
E’ che non so resistere. Non ne posso più di questa gentaglia. Io me ne tiro fuori, li guardo dal mio (probabilmente) finto mondo, dove esiste dialogo, amore, condivisione, amicizia. Dove i problemi si risolvono senza girare le spalle, senza per forza avere un tornaconto, acquisire un vantaggio, disprezzare il prossimo.

Mi spoglio dall’armatura che mi cucite addosso, con quegli sguardi taglienti, preferisco la vergogna della nudità per essere me stessa e non la copia di aggressivi umanoidi infelici, che vedono come unica salvezza lo sterminio di chi non è come loro. In realtà siete voi la feccia. Chi vuole la guerra vuole la propria condanna.
Poco tempo fa mi è tornato sotto mano il bellissimo testo scritto nel 2001 da Tiziano Terzani, uno scrittore e giornalista purtroppo scomparso (che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente). Ecco qualche ritaglio di testo tratto da QUI. Le sue parole sono più attuali e vive che mai.
Pensare quel che pensi e scriverlo e’ un tuo diritto. Il problema e’ pero’ che, grazie alla tua notorieta’, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora e’ un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile e’ appena cominciato, ma e’ ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. E un momento anche di enorme responsabilita’ perche’ certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti piu’ bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecita’ delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere. “Conquistare le passioni mi pare di gran lunga piu’ difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me”, scriveva nel 1925 quella bell’anima di Gandhi. Ed aggiungeva: “Finche’ l’uomo non si mettera’ di sua volonta’ all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sara’ per lui alcuna salvezza”.

E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non e’ nella tua rabbia accalorata, ne’ nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela piu’ accettabile, “Liberta’ duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo e’ mondo non c’e’ stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sara’ nemmeno questa.

Perche’ non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche – Stati Uniti in testa – d’impegnarsi solennemente con tutta l’umanita’ a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilita’. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale – di per se’ un’arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l’orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.

Per difendersi, Oriana, non c’e’ bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c’e’ bisogno d’ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni.

La natura e’ una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto piu’ grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono piu’. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passera’ anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perche’ se quella non e’ dentro di noi non sara’ mai da nessuna parte.

Non giriamo la testa dall’altra parte, cerchiamo un po’ di pace e regaliamola agli altri.
Sarà un dono per chi verrà dopo di noi.

Ps: Oggi è una giornata speciale per le mie amiche Bloggalline…sono orgogliosa di voi! ?

MEZZO GIALLO VIVO.

standard 25 settembre 2014 15 responses
Portatrice sana di Primavera. Me ne frego di questo autunno in arrivo.

Maschero il gusto del latte di soia con due cucchiai di orzo, mentre un fiore abbandona il suo spirito e le briciole dei biscotti riempiono il tavolo.

Cerco di pensare a tutte le cose da fare, sono così tante che non entrano nella mia testa. Dovrei metterle per iscritto…ma temo che volino via.
SCRIPTA VOLANT. Era così, vero?
E poi sono troppe, obiettivamente. Vi annoiereste.

Sono giorni pieni di alti e bassi, in cui mi sento come se avessi una doppia faccia. Esaltata e ansiosa, agitata e docile, coccolosa e iperattiva, chiacchierona e silenziosa, sfuggente e presente, paranoica e sicura.
Insomma…una pazza.
Sono come quel fiore che ho sul mio tavolo, mezzo giallo vivo, mezzo stanco e accartocciato.
Ho preso una strada definitiva ed impegnativa, ma le mie risorse, quelle del mezzo giallo vivo mi tengono in alto, più di qualsiasi altra nuvoletta che offusca il mio pensiero.

Questo piccolo spirito carico di Primavera lo sento forte, a dispetto delle sue dimensioni.

Vi presento il fiore del topinambur ?

ARRENDERSI ALL’AMORE.

standard 12 settembre 2014 25 responses
Scrivo e cancello.
Scrivo e riscrivo.
Penso, scrivo e ripenso.
Cosa voglio dire proprio non lo so.
E’ che ieri sera ero ad una esposizione di oggetti di design auto-prodotti e pensavo a quello che io non ho mai realizzato. Non ho mai auto-prodotto quasi niente.
Una torta non vale. La pasta fatta in casa nemmeno.
Non ho mai realizzato fino in fondo una cosa per cui tanto ho combattuto: rendere lavoro la mia passione. Forse perché le mie passioni sono sempre state così tante che non sono mai stata capace a renderle concrete? Sempre più mi rendo conto che tutto sta diventando possibile, che si generano mestieri su mestieri, a volte un po’ fuffa (secondo me), che si creano opportunità. E io sono sempre più stordita ad ammirare chi ce la fa, a stare dietro a tutto, a correre nella stessa direzione di tutta questa baraonda.
Io, alla fine, non posso lamentarmi se decido consapevolmente di rimanere ferma.
Forse perderei la mia “poesia”.
Forse diventerei troppo 2.0.
E non ho mai creduto che certe cose si potessero veramente incontrare. Come quando si mette pace e guerra nella stessa frase. Non possono coesistere se non contrapposte.
La poesia si evolve ma non va nella stessa direzione della tecnologia, della comunicazione, dei social, dell’esposizione a tutti i costi.
E’ spesso una cosa privata, difficile da capire, ermetica e sfuggevole.
Quindi…il lavoro dei miei sogni non esiste. Unire la scrittura, la comunicazione, la poesia, l’arte, i musei, gli allestimenti, gli eventi, le esposizioni, la cultura, il marketing (e guadagnare anche qualcosa). Mi sono arresa.
Ma se questo è il prezzo da pagare per la mia vita di adesso va benissimo così.
In fondo, arrendermi, è stata una mia scelta.

Arrendersi però è piacevole.
Scivolare nella sensazione di appagamento data da quel mix di ingredienti che, dopo alcune peripezie fantasiose ed evitabili, ti sono arrivati tra le mani.
La zuccherosità di uno sguardo.
La rotondezza melliflua di un uovo.
Il vulcano di farina che mi abbraccia.
La semplicità di cottura, a fuoco lento di baci costanti.

E ora sospiro. In questo piccolo spazio vitale controllo l’orologio.
Non rimanere che aspettare le 18 per arrendermi, di nuovo.
Raymond Peynet – Lovers