loneliness.

standard 29 aprile 2012 Leave a response

ore 3.50, 29 aprile 2012
inizio senza sapere ne come ne perchè
inizio senza una meta, come il mio cammino solitario
cammino solitario e affollato, ricco e incompiuto
solido, stabile, fuori asse e pieno di curve
un cammino senza direzione alcuna
un sentiero cupo
solo
solo 
solo
ricco di consapevolezza
di continue domande senza risposta

quando potrò fidarmi di nuovo
quando capirò che è la persona giusta?
io stavolta lo avevo capito…ma mi ero sbagliata.
chi può sapere se non sbaglierò di nuovo?

paranoie e molti pensieri
ricordi 
malinconia che affolla la mia mente vuota
nessuno si preoccupa di riempirla, 
è un contenitore empio 

servitevene.

sfogo e libertà

standard 25 aprile 2012 4 responses
ho pensato molto se scrivere o meno questo post.
data la mia classe e superiorità ho sempre preferito non sporcarmi le mani e la bocca con chi non se lo merita, ma “qualche sassolino dalla scarpa” me lo voglio levare io stavolta.
ho subito di tutto, sono stata zitta, ho finto interesse, ho finto sorrisi.
ora basta.
dedico questo post a me stessa, al bene che mi voglio e a quello che imparerò a volermi nei prossimi anni, sperando di crescere sempre di più, di migliorare gli spigoli, di aggiustare il tiro quando certe cose non vanno.
il mondo è pieno di strani individui che, tronfi di se stessi, pieni della loro vuotezza quotidiana, si ergono al di sopra di tutti e credono di poter usare come marionette, come pezze da piedi, come accessori la presenza di altri. altri che chiamano “amici”. una parola sacra per me, evidentemente non per tutti.
dicevo insomma, il mondo è pieno di questa gente, purtroppo.
ho avuto modo di sfiorare questa realtà per un po’, nella mia vita così ingenua e sensibile e, ovviamente,sono stata tranquillamente calpestata.
non pensavo che questa gente riuscisse ad essere così cattiva. perchè fino a che si invidia la felicità del prossimo posso “capirlo” per assurdo, quando non hai un ca*** a cui pensare tutto il giorno vedere la vita piena degli altri è frustrante e l’invidia è una grande arma. ma arrivare a GODERE (e non esagero) delle sofferenze altrui è veramente ignobile. godere delle lacrime, della tristezza, del dolore, dello sconforto. ignorare completamente i sentimenti, i cuori spezzati, tutto, come se la vita degli altri fosse loro e potessero gestirla come preferiscono.
la cattiveria arriva a tanto e ho avuto il “piacere” di subire tutto questo.
la mia bellissima storia, il mio amore, il mio sentimento così forte e puro è stato avvicinato da questa gente, per fortuna non è riuscita a sporcarlo e mai ci riuscirà ma la vergogna che dovrebbero provare per lo schifo che seminano ogni giorno è veramente difficile da descrivere con le parole. lo sdegno, il disprezzo, il costante modo che hanno di vivere credendosi i padroni della vita di tutti è disgustoso.
e lo continuano a fare.
non con me, intendiamoci, con un’altra povera sfortunata sotto le loro grinfie.
e sarà sempre così fino a che gli verrà permesso.
non so come possano andare a letto felici le persone così. forse ci vanno perchè non sanno cos’è la felicità? molto probabile.
per assurdo è quasi divertente vedere la loro pochezza che emerge in ogni parola che scrivono.
paradossale pensare che pensavo di poter avvicinare un mondo così distante da me.
preferisco rimanere ingenua, distante, ai loro occhi forse superba. preferisco continuare a camminare sapendo di non aver mai MAI fatto del male a nessuno così deliberatamente. cammino e guardo avanti, felice di come sono (e con le mie amate FURLA sotto braccio).
io avrò il cuore spezzato ma almeno amo.
qualcuno non potrà mai permettersi niente di tutto questo.
la dignità non si compra al mercato, nemmeno sei hai tanti soldi.
auguri. 
vi auguro di stare a guardare sempre la vita degli altri, rinchiusi nella vostra realtà inutile e senza speranza.
 
 

un pomeriggio diverso

standard 24 aprile 2012 2 responses
l’arricchimento pazzesco dato da un pomeriggio al pronto soccorso.
a scambiarsi chiacchere, pettegolezzi, sguardi d’intesa con una persona mai vista prima fino a quattro giorni fa.
una ragazza in questo caso… ma, cari uomini all’ascolto, non vi siete mica liberati di me! ho semplicemente impiegato al meglio il mio tempo con un’ospite d’eccezione (una fantastica balloon artist infortunata che ho accompagnato al CTO) e addirittura… FRANCESE!
la vita mi stupisce sempre e, almeno con le donne, ho un buon feeling ultimamente!
con gli uomini non so che mi sta succedendo, nonostante le numerose constatazioni riguardo al mio “sex appeal” scappano tutti a gambe levate, ecco un’elenco di opzioni possibili:
1. puzzo
2. naso enorme
3. poppe piccole dopo dimagrimento
4. insisto
5. faccio paura
6. non è il mio momento
7. esagerata sensibilità
8. inquisisco
9. 
cioè, parliamone… questa lista potrebbe continuare per tutti all’infinito e la soggettività porterebbe comunque ad una quantità di visioni e di pareri che sono non quantificabili!
a parte questo amici… io dormo.
sono devastata (ma anche molto felice) per BACI appena concluso.
a domani. 
o dopodomani.
ma non posso aspettare di più ho un sacco di cose da racontarvi!

NON.

standard 21 aprile 2012 Leave a response

non posso scrivere stasera, scriverei cose troppo compromettenti.
quindi me ne sto zitta, vado a dormire e cerco di riattaccare un piccolo pezzo di me che stasera è tornato.
buona notte, io farò sogni d’oro.

amaro come il vino.

standard 19 aprile 2012 Leave a response

uhhh che brutta cosa la solitudine.
questo freddo d’aprile,
questa pioggia di primavera.

che ghiaccio nel cuore.
se le parole potessi scriverle come le ho nella mente…
se le parole fossero delle matite che si animano disegnando ciò che sono, forme e colori di pensiero, caratteri e sagome di stupore e comprensione, immediati e diretti, senza traduzioni.
nessun interprete per leggermi i pensieri, nessun districatore d’anime per gli ingarbugliati gomitoli del mio cuore.
un battito
una bacca raccolta da un ramo
un rovo che punge
il sangue cola
piccolo rosso foro
infinite speranze si aggrappano
ogni appiglio è sacro
ogni punta di rovo è appiglio
rovo che ferisce
ma pur sempre appiglio 
rovo tentatore
lasciami, ho detto lasciami!
ti prego!


il mio lavoro è il mio rovo adesso. mi sorregge, mi scalda le giornate, mi rende così stanca da cullarmi la notte prima di dormire. mi pare di essere una macchina, un automa. mi rifugio nel mio cantuccio, sola.
guardo tutti con finzione, con sfiducia.
se non fosse stato per lui… tutto sarebbe stato in secondo piano, soprattutto il lavoro. la considerazione per certe cose, la superficialità.
tutti gli equilibri si spostano, basta un sussulto. un capriccio, una svolta, una curva improvvisa. e il mondo ti cambia, da sotto i piedi. qualcuno toglie la tovaglia e i bicchieri rimangono sul tavolo.
io sono un bicchiere.
via la tovaglia, in un battibaleno.
via le sicurezze, via l’amore, le carezze, i baci, le mani, i capelli, le parole, le promesse.
era una tovaglia graaaaaaaaaaaaaaaande la nostra.
le incrinature sul bicchiere caduto sono tante, lasciano spazio a paure. il vino è caduto sul tavolo, una chiazza che si allarga ad ogni sbavatura di vita.
la mia vita “sbava”, la chiazza si allarga.
le incrinature crescono.
mi tocco, ci sono ancora.
scrivo, scrivo, scrivo in continuazione.
prendere tutto questo come un’opaca benedizione? per caso le cose si presentano con questa strana conformazione di “merda totale” per poi diventare stupende? 
guardo i bicchieri sul tavolino. ancora pieni.
ce ne sono tanti, ne è solo caduto uno.
quel vino versato non tornerà più, nessun raccolto sarà uguale.
quella bocca che non l’ha bevuto mai ne assaggerà uno simile.
si sfiorano sempre somiglianze, mai si toccano, per fortuna.
rimarrò sempre io. crepa in più, crepa in meno, 
meno pregiata, ma pur sempre una grande annata.

rapido e (in)dolore

standard 17 aprile 2012 Leave a response

ci sono delle braccia che mi prendono, mi stringono, mi vogliono.
ci sono degli occhi che mi cercano.
un desiderio comune.

poi più niente.
silenzio.

ogni accusa è senza risposta
ogni parola lasciata cadere, a terra.
non resisto l’attesa
non sopporto l’indifferenza

mi spoglio di tutto e rimango di nuovo
sola

bramo passione e sentimento
bramo occhi nuovi che mi cercano
scorre via ancora una volta
un atomo 
della mia presenza
 

minestrone

standard 15 aprile 2012 Leave a response

consapevole che nei prossimi giorni avrò i minuti contati anche per dormire, volevo scrivere qualcosa stasera.
oggi camminavo, per i marciapiedi conosciuti di Firenze, sperimentando nuovi percorsi, provando a vedere nuove prospettive di vita.
pensavo.
pensavo che non bisogna mai uscire sotto il sole con chi non si conosce bene, non è sano.
il sole porta a galla tutti i difetti, non lascia scampo. e i difetti non sono fatti per essere osservati da chi non ti conosce. all’inizio di una relazione, qualsiasi sia lo scopo -amore-sesso-amicizia-coccoline- il modo in cui ci si approccia all’inizio è fondamentale. io in questo non sono mai stata brava. ho sempre troppa fretta, troppa ansia, troppa smania, non sono in grado di gestire con equilibrio gli “inizi”.
è per questo che a me piace molto camminare sotto il sole.
perchè sono fatta di difetti, sono un piccolo collage sbiadito dalla luce di imperfezioni che deambulano.
non ho paura di apparire per quella che sono, non mi interessa.
forse prima qualche scrupolo me lo facevo, ora non più. tanto a cosa serve? ditemelo voi… a che serve?
io sono come sono.
pronta a “cambiare”, pronta a vivere, pronta a sorridere, a migliorare. 
ma non posso fare finta di essere diversa da come sono, o perlomeno adesso ci riesco meno del solito.
ovvero per niente.
ogni strato fine della mia pelle è stato completamente consumato.
dalle circostanze, dai momenti, dalle lacrime, dai sorrisi, da tutto quello che mi sono ostinata a fare senza pensare a me stessa.
non che l’egoismo paghi dal punto di vista della felicità, anzi, non cambia molto.
ma perlomeno non passo il tempo a torturarmi su ciò che gli altri possono pensare/volere.

oggi camminavo, tra le facce sconosciute di Firenze.
il sorriso labile, il contatto con il terreno più che stabile.
non c’è più niente da sognare, non c’è molto da sperare, i fatti contano, le parole le porta via il vento.
a volte il vento è così forte però che porta via anche i fatti. oppure i fatti sono così leggeri e superficiali che li porta via anche il vento più delicato.
ma le cose che posso dire in questo momento si riducono di nuovo a questo.
non portate mai nessuno del quale non conosciate bene lo sguardo sotto il sole. 
porta alla luce tante piccole cose… cose di cui a volte non c’è nessun bisogno.

Suzuki Kiitsu – Flowering Plum and Camelia

 

motivi per cui…

standard 14 aprile 2012 Leave a response

“la vita è fatta di attimi, come questo che stiamo vivendo. tutto passa e il presente è solo un soffio che subito diventa passato mentre poco prima era futuro.
noi tutti scriviamo attimo per attimo la nostra storia e ciò che scriviamo, a differenza del tempo, rimane per sempre”

uno dei motivi per cui scrivo.
rimanere.

“un’attesa pari ad un’agonia…”

standard 12 aprile 2012 2 responses

chiudo gli occhi.
sono lì, cammino, anzi non cammino ma volo.
sospendo i miei passi nel vuoto, tutto quello di cui ho bisogno è lì, con me. 
tra le mie mani altre dita conosciute, senza bisogno di lacrime o sospiri, se non per pensare a ciò che ti separa dalla perfezione.
invece la perfezione esiste solamente nei momenti di terrore e solitudine.
ci sono certe giornate che ricordo con una vivida chiarezza, fanno male allo stesso modo in cui hanno fatto bene.
questo è il percorso che devo fare, che ho scelto.
la calibrazione di tutte le scelte, l’amore per ogni singolo istante, ogni carezza data, ogni bacio avuto.
sono qui a fare ancora la conta dei danni, non so per quanto ancora ne avrò.
persiste.
questo indissolubile bisogno di noi.
chiudo gli occhi.
vedo successi tanto attesi, vedo occhi felici. conosco la soddisfazione che adesso non posso più vivere e condividere. io non ci sono più.
non conto più niente.

si raccontano tante cose agli altri che dovremmo raccontare alla nostra anima, come una novella a lieto fine che ci permette di vedere il buono che c’è in noi. 
adoro insegnare, usare la mia esperienza per rendere più calde le serate delle persone che amo. adoro creare con le parole un mondo incantevole di una vita che non mi corrisponde affatto. è la vita che bramo, è la vita che avevo, è la vita che rincorro, da mesi.
tutto ciò che vedo è il ritorno alle origini.
ritorno sui miei passi, mi vedo nascere.
il mio cuore batte, nel petto fragile.
gli occhi, camaleontici e trasparenti, cercano un’ombra familiare.
le prime luci, i primi rumori.
riempie la stanza la mia piccola presenza.
mi strappo questi vestiti di dosso, cercando un’anima neonata dispersa.
chi sono io?
cosa posso fare per me?
vivere, sorridere, parlare, consolare e curare il mio cuore. 
anche molto di più.


sono qui che scavo insomma.
cerco le fondamenta, le basi, qualcosa di solido.
qui tutto traballa, si muove.
mi perseguita.
mi manca.
mi manca come fosse ieri.
mi manca come fosse ora.


il cuore batte nel gelido petto, prima che tutto si spenga.
ferraglia in sottofondo scandisce l’arrivo di un treno.
si confonde la vista, si divide la volontà.
desiderio
completezza
amore
niente più mi appartiene
il cuore si spegne
continua il dolore.

la buia primavera

standard 9 aprile 2012 Leave a response

ossessione

[os-ses-sió-ne] s.f.

1 Pensiero che ritorna continuamente e in modo tormentoso

questo è ciò che sono in questi giorni.
inondati di sole e di pioggia, di scelte obbligate dal non avere altre scelte, dal pensiero che non ti abbandona mai, mentre tutto il resto ti abbandona.
ossessione, ossessione continua.
ricalco i confini della mia squallida vita e mi sento così sola.
se non posso avere lui, chi mai potrò avere? lui era ciò che desideravo, che mi faceva stare bene.
ora niente ha più un senso, anche se ci provo, anche se guardo avanti.
il futuro esiste ma non sorride.
è spento, senza carica, senza fretta di arrivare.
mi lascia macerare le mie ultime forze in un presente indigeribile, fatto di circostanze opprimenti e di sguardi di compassione.
tu, povera trentenne sfigata, quanto ti compatisco.
io, mi lascio osservare così, come fossi un fiore di campo acciaccato da irriverenti piedi.
tutti camminano e io guardo.
guardo dal basso i petali leggeri che si muovono nel vento.
sono petali colorati in un cielo tutto nero.
cerco di sfumare anche quello ma non cambia mai.
le prospettive sono solitarie, il contrasto con ciò che ero prima è forte e continuo.
sento questa fossa, invalicabile anche con un ponte levatoio, che mi separa dalla realtà circostante.
questa vita non l’ho scelta io ma mi tocca viverla, mi pervade e la subisco, voglio scappare.
forse per la prima volta nella mia vita voglio fuggire.
non mi basta più quello che ho qui, è un vero tormento.
ogni immagine, ogni filo d’erba, ogni carezza è un ricordo che non sono in grado di spezzare.
l’amore che ho provato, la felicità che ho sfiorato, la gioia dei nostri sguardi reciproci uccide ogni speranza dei miei nuovi passi. non potrò mai ritrovarmi, mai.
quello che sento, il dolore che sento, è indescrivibile.
così come lo era la serenità che avevo trovato, la pace. credevo di aver finito di vagare. credevo di poter finalmente sostare in questa oasi. 
invece mi ritrovo ancora qui.
nella mia pena e in quella che sento negli occhi degli altri.