Fantasia

standard 30 ottobre 2012 5 responses

non avere l’ispirazione e avere voglia di scrivere sono un mix orribile per chi, come me, fa della scrittura la sua costante.
uso allora le parole di Keats, uno dei poeti a me più cari (e uno dei pochi dei quali leggo – qui un’ispirazione nata dopo aver guardato il film dedicato a lui), per farvi sentire un po’ parte della mia giornata…

ps: per chi non sa cosa regalarmi per il compleanno, una sua raccolta va benissimo ?

Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.

l’autunno dell’anima

standard 23 ottobre 2012 7 responses

Jackson, Mississippi. Anni ’60. 
Case di legno, di colore confetto, vestiti stretti in vita, con fantasie accese.
Domestiche, baby sitter, cuoche.

Avete mai visto The Help? 
Film meraviglioso. Guardatelo.

 















Guardandolo per la seconda volta mi sono accorta di come una delle protagoniste sia simile a me. Scrive, ama, si appassiona. Vive la sua epoca guardando oltre le apparenze.
Vorrei tanto tornare indietro, a volte.
Scorrere il tempo riavvolgendo la pellicola con la matita nel buco, come facevo da piccola con le musicassette.
Vivere i colori dell’autunno in un’America ferita dall’apartheid, respirare l’odore di torta al cioccolato preparata nelle strette (ma accoglienti) cucine delle “mamy”, nel loro giorno libero, prendere l’autobus con il vestito della domenica e la borsa lucida, conservata da anni nell’armadio. Giocare a bridge. Bere la coca-cola nella bottiglia di vetro. Credere che tutto sia possibile.
Amare. Amare con lentezza. Camminare per mano guardando i fiori di campo che danzano con i soffi del vento. Sussultare ad ogni bacio ricevuto. Essere invitata fuori a cena, una volta alla settimana. Guardare negli occhi come se fosse l’unico modo per comunicare.
Desiderare solitudine impossibile. Nessuna ansia da prestazione.
Amare, negli anni ’60.

Sono veramente io che sto “inneggiando” alla lentezza? (soprattutto alla luce di post come questo…)
Snocciolo (o “schiccolo”?) la melagrana e mi guardo intorno. Ogni tanto mi stupisco, ogni tanto mi innervosisco, ogni tanto cade qualche lacrima.
Intorno c’è un gran frastuono e poca calma, troppa gente e poche persone, troppi battiti artificiali e poco cuore. Sto diventando un robot anche io.
Per altro esclusivista e con poca voglia di socializzare.
Come sempre controcorrente, in un mondo che corre sempre di più e non lascia spazio che ai ritagli, ho deciso che mi farò regalare un fazzoletto con la mia iniziale, per lasciarlo cadere ai piedi del più paziente corteggiatore.

Non ho tempo per chi non ha tempo e non mi dispiaccio di questo.

Piccole Donne…

standard 18 ottobre 2012 10 responses

oggi mi sento così, anche se è una condizione che sento mia da tempo, oggi più del solito…

più nello specifico così:
(tratto da Wikipedia)
  

Josephine, detta Jo, è la secondogenita delle sorelle ed ha 15 anni. Inizialmente lavora come dama di compagnia per la zia March. Viene descritta come schietta, coraggiosa, determinata, ribelle e irrequieta. Ogni tanto tira fuori un carattere scontroso ed il suo temperamento impulsivo la porta ad arrabbiarsi spesso, ma ha sempre buone intenzioni. Jo non è molto femminile e le risulta difficile comportarsi come una “signorina” tanto che viene vista come il “maschiaccio” della famiglia. La sua sorellina preferita è Beth. Le piace andare a cavallo e correre per i prati, ma la sua vera passione è la letteratura e coltiva il sogno di diventare una scrittrice famosa, così nel frattempo si diletta ad inventare storie da far leggere alle sorelle. Inizialmente Jo è contraria al matrimonio e al romanticismo in generale, ma in seguito si innamora, ricambiata, di un professore tedesco, Friederich Bhaer, molto più grande di lei di età.  

certo, ci sono dei dettagli che non corrispondono, ma il quadro generale può incastrarsi quasi alla perfezione!

un abbraccio, vostra Jo.

pot-pourri. d’amore e altre macedonie.

standard 17 ottobre 2012 6 responses

una carovana e i solchi sulla strada.
ruote, infrangono il suono della campagna.
fardelli, stracci, polvere, sottile filo di arianna che riconduce tutto
in sentieri e labirinti, trasparenti.

profughi, sfollati pensieri
stringono forte il nodo, attorno al mio cuore.
è freddo.
è fermo.
inerme.
il labirinto è percorso al contrario, il filo stringe, taglia.

un piccolo campanellino, attaccato al fagotto,
un fagotto di profumi.
la brezza salmastra, il fragore delle onde.
la lavanda francese, il timo al limone.

una goccia di fragranze
rossa di sangue
il laccio stringe, il solco aumenta.
il campanellino angelico tintinna.

cosa volevo dire?
potrei farvi una parafrasi lunghissima per questa poesia, per descrivere il lucchetto che mi chiude il cuore.
è così freddo e congelato che quasi stento a riconoscermi. forse, quando la mia anima sopraffatta dall’egoismo sopperirà, tornerò ad amare gli occhi di qualche sconosciuto.

Questa immagine è adorabile, me l’ha mandata my best friend, vi piace? non c’entra niente con l’atmosfera del post ma io sono proprio questo. una strana MACEDONIA di fruttini di bosco ?

la Berry addormentata nel bosco

standard 13 ottobre 2012 5 responses

sinceramente credo che dovrò tornare in terapia.

ci sono stata per guarire le ferite del mio cuore.
magari ci andrò di nuovo, per curare l’indolenza verso gli esseri umani.
più specificatamente verso gli uomini.
uomini…gli esseri umani di sesso maschile.
chiamarli uomini forse è troppo.
si si, lo so, sono discorsi un po’ da “Sex & the City”, spiccioli, banali e già risentiti.
ma sono discorsi da sabato sera senza voglie particolari, se non quella di essere risvegliata.
dormo.
sono la “bella” addormentata.
questi principi che provano a distrarmi dal mio torpore sono tutti di una mediocrità infallibile.
sarà che mi metto tanto gel nei capelli, ma non si muovono nemmeno se questi principi sono a cavallo. 
nessuno che mi rapisce e mi porta via.
che mi bacia e mi mozza il fiato!
nes
su
no!
sono fermamente convinta che sarà veramente difficile per me provare di nuovo qualcosa.
il miraggio dell’amore a trentanni.
voglio qualcosa di più.
altrimenti meglio la solitudine.
meglio questo bosco che, fitto fitto, mi copre anche i raggi solari. 
e la mia pelle rimane candida, il mio viso rilassato, le braccia, inermi, accanto al mio corpo.
una farfalla sfiora le mie mani, nel sogno vorrei prenderla.
non vincermi sonno.
regalami passione e fuoco al mio risveglio.

cake & love

standard 12 ottobre 2012 7 responses

amo così tanto fare i dolci che avevo lasciato che la fretta vincesse sul tempo per farne uno, con la scusa riascoltata che per fare le cose che si amano davvero serve dedizione e un attimo di pace.
poi ho letto il blog di Roberta, The Dreaming Seed, e ho letto la sua passione, la sua delicata voglia di condividere con tutti i suoi (gustosissimi) “angoli di cibo” e ho pensato che fosse necessario che, per un’oretta, trattenessi tutti i miei impegni in favore del palato.
e così, ecco fatto.
torta a prova di vegani (quasi…), con carote, yogurt e qualche goccia di cioccolato, senza burro, uova e altre cose strane! 
volete la ricettta? ehmmmmm… la base esiste ma l’ho stravolta a modo mio (farina di riso, yogurt, scorza ed essenza di limone, zucchero di canna), così tanto che alla fine forse il sapore è totalmente diverso dall’originale!
insomma, l’unica cosa di certo che vi so dire (come quando invento un dolce) è il nome:

CAKE&LOVE

non poteva che essere così.
voi tutti intanto, incrociate le dita.
stasera non deve piovere, inauguriamo casa nuova!
siete tutti invitati!!!!

20mila!

standard 9 ottobre 2012 9 responses

ventimila visualizzazioni!
VENTIMILA!
probabilmente i lettori reali saranno MOOOOOOOLTI meno, ma io li voglio baciare uno ad uno.
questo è solo un numero e, si sa, io con i numeri non sono molto brava.
e poi, in realtà, potrei avere anche un solo lettore (mia mamma) e penso sarei comunque soddisfatta. non sarò mai una scrittrice per professione, tantomeno una poetessa per vocazione, io racconto storie, racconto momenti, decisioni, ricordi.
nostalgia e futuro si intrecciano nelle mie dita e non fanno mai silenzio nella mia testa, ne scrivo a volte con fatica a volte con rabbia e furore.
ma questo blog, le mie parole T U T T E, siete voi.
voi e me, in un convulso momento di congratulazioni dopo l’esibizione.
grazie a tutti.
quando mi sentirò sola, in questa mia vita di single mediamente soddisfatta, penserò a voi.
vi vu bi.

Chioma di Berenice

standard 4 ottobre 2012 2 responses

ogni volta che pronuncio il mio nome (e vi assicuro che le volte sono veramente TANTE durante il giorno, con il lavoro che faccio) ringrazio i miei genitori di avermi chiamato così.
mi piace proprio tanto!
un nome così grande per una così tascabile ragazza!
ma…bando alle ciancie amici lettori, oggi è il mio onomastico. 
ebbene si. 
insieme a quel gran pezzo di santo che è San Francesco (uno dei pochi degni di nota nella chiesa, a mio modesto e ateo parere) c’è anche la vergine martire Santa Berenice! direi che una santa meno appropriata non poteva esserci con questo nome!

insomma, amici. stavo scrivendo perchè vorrei dedicarmi questi bellissimi versi, parte di un Inno di Callimaco intitolato proprio “Chioma di Berenice” (per chi non conoscesse la leggenda … qui)

Io che sono del ciel lucente raggio,
     Di Berenice fui la chioma bella;
     Di me si accorse quel famoso Saggio,

Che discerne del mondo ogni fiammella,
     E sa l’ora che fugge, e che si affaccia
     Alle porte del ciel ciascuna stella,

Sa qual velame al Sol cuopre la faccia,
     E come Amor soavemente atterra
     Diana in Latmo dall’eterea traccia.

Già vincitor della notturna guerra
     E dei premj d’Amor, le schiere avverse
     Volgeva ai danni dell’Assira terra

 

Il giovinetto re, quando converse
     Al ciel le braccia, e in supplichevol modo
     Me la mia donna ad ogni dio proferse.

ho voglia di poesia anche nella mia vita.
di versetti scritti che scandiscono le ore alle mie giornate,
di poesia forte, dolce, passionale e tenebrosa.
poesia pulita, che renda ogni stella un unico filo splendente.
una costellazione di diamanti indistruttibili.

assoli e frivolezze.

standard 2 ottobre 2012 4 responses

se volessi parlare per immagini oggi sceglierei questa.

volare. 
animo leggero e inerme, senza peso se non quello del cuore.

oggi a Londra c’era una brezza che faceva muovere “solo le foglie e le persone leggere”.
questo spunto, dato da un mio caro amico, mi ha fatto riflettere.
le zavorre che ci portiamo dentro sono tanto più mentali che fisiche.
bastasse fare diete, smaltire grassi per attaccarsi al tronco di un albero come una banderuola scossa dal vento.
manca il tempo, manca la sensibilità, manca tutto.
mi giro dall’altra parte per fare finta che sia lineare questo vuoto.
è così difficile essere in sintonia con qualcuno, con se stessi, con il tuo vicino di posto sull’autobus.
avete mai provato la solitudine?
il menefreghismo globale è inquietante, lo vedi solo quando sei sola.
la mia condizione, uguale a quella di tanti altri, è solo passeggera?
a volte ne dubito fortemente.
il mio perfezionismo mi porta sempre più lontano dall’essere sopportabile?
pare di si.
tutte le domande che mi rivolgo hanno un lato così pessimista che quasi rimango sconcertata.

devo fare come il latte scremato.
togliere tutto ciò che c’è in più e lasciare la parte magra.
ora vado, il latte bolle.