pubblicità progresso.

standard 31 agosto 2010 3 responses

ragazzi. state lontano dalle droghe.
fanno male.
logorano.
ti danno l’illusione che sia tutto meraviglioso nel momento in cui le assumi ma quando sei in astinenza poi, tutto crolla.
magari non crolla tutto insieme ma un pezzettino alla volta, un frammento di mosaico dopo l’altro.
cade a terra.
e la droga ti lascia lì, impotente.
un imbuto, un pozzo profondo con i pezzetti di calcinaccio che schiacci sotto i piedi.
scricchiolano. si spezzano. rimane la polvere sotto la suola delle scarpe.
la droga stordisce.
annebbia la vista, restringe il campo.
ti fa prendere degli abbagli, ti condiziona le scelte.
la droga non ti fa vivere veramente.
rimane la superficie, rimane l’impressione, l’impalpabilità della realtà.
rimane qualcosa che, quindi, non c’è.
non iniziate mai con le droghe.
MAI.
non è un consiglio, è una legge.

poco agio.

standard 23 agosto 2010 1 response

il cielo giallo di un tramonto di fine agosto mi ricorda che tutto, prima o poi, volge ad un termine. che tutto è parte di un ciclo, che tutto cambia.
se non avessi già vissuto queste scene mille volte, mille sere, mille sorrisi e volti, non penserei che è l’ennesima ripetizione, ma che sto finalmente vedendo uno spiraglio di luce in mezzo al deserto delle mie emozioni.

ma questo cielo giallo mi ricorda che sono vulnerabile
infame
stupida
che mi faccio raggirare e illudere.
le nuvole sfilacciate mi stordiscono,
non ho più un riferimento,
non ho più me stessa,
butto via la mia libertà
in attesa di un autobus che non passerà mai.

attesa estenuante.
le rughe si fanno più spesse
su ciò che rimane del mio cuore.

alcatraz

standard 20 agosto 2010 1 response

troppo corta la catena che stringe l’anello alla caviglia. troppo corta e troppo faticoso disfarsene.
avere i movimenti per qualche motivo impediti è molto più semplice.
divincolarsi, sudare, rimanere fermi dove si è, molto più congeniale.
da lì si può comunque godere del panorama, apprezzare i particolari, godere dei vantaggi.
per quanto si possa disprezzare questo comportamento, chi lo accetta passivamente è forse ancora più ingiustificabile.
chi lo guarda fermarsi, ogni volta, al solito ostacolo.
chi lo osserva fare finta di provarci.
chi capisce che quei tentativi falliti sono frutto di una volontà determinata a farli fallire.
chi sente che la catena mai si spezzerà e le distanze continueranno ad essere le stesse.
il senso di colpa, di inettitudine, si disegna nella mente di chi soccombe.
si fa materia modellabile e allo stesso tempo astratta.
si dissolve quando il cuore vince, si propone imbattibile quando la ragione vince.
siamo in prigione amici, questo è quello che succede qua dentro.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

standard 8 agosto 2010 Leave a response

“Ti amo.”
La forma morbida e profumata della sua bocca si avvicina all’orecchio di lui. Sussurra queste poche lettere, binomio importante, dopo tutto ciò che avevano vissuto insieme.
Solito sguardo, quello di lui. Occhi un pò persi nel vuoto, convinzione e dimestichezza con la povertà di emozioni.
Niente si muove.
Il cuore di lui è come una strada di città in agosto.
Arido e avido. Spaccato come la terra arsa dal sole.
Ciò che c’è stato, non lascia altro che puliti ricordi senza nessuna richiesta. E’ sufficiente. Ciò che è stato con lei, è sufficiente a soddisfarlo. Mai una sorpresa, mai una svolta. La sensazione di appagamento data dalle due parole di lei è pari a tutto quello che aveva sempre pensato: “non ho bisogno d’altro”.
Lei e lui si completano. Si soddisfano, si piacciono, si attraggono come fosse la prima volta, forse anche di più, si vogliono, si equilibrano. Ma lui non vuole pensare che la vita sia oggi, non il pensiero di un domani banale.
L’oggi, però, non basta. Se non ami, niente basta.
Senza risposta e senza battito, senza voce il silenzio che è seguito.
Lei pensa mille cose in un secondo. Che ha fatto bene, che ha fatto male, che errare è umano, ma perpetrare è diabolico, che oggi si è fatta carina senza sapere perchè, visto che l’abitudine del guardarsi talvolta banalizza l’entusiasmo. Pensa che vorrebbe abbracciarlo, baciarlo, provare la sensazione di appartenenza, di scambio, di profondo legame, come sempre c’è stato con lui. Pensa che vorrebbe scappare, portarlo via. Pensa che vorrebbe farlo innamorare di lei, ora e per sempre.
Lei continua ad amarlo in silenzio, senza aspettare alcuna sillaba dalla sua bocca.
Lei sa che se fosse in un altro luogo, in un altro momento, l’amerebbe.
Lei sa che non ha senso continuare a torturarsi la mente perchè niente cambia.
Perchè sono lì. Adesso. Lui e lei.
Diabolicamente perseverano nel rimanere uguali a loro stessi.
Troppe ferite il cambiamento, troppo sudore per ipotetici sorrisi.

black out.

standard 6 agosto 2010 Leave a response

questa è una creatura poco spontanea, le cui virgole e frammenti escono a fatica.
le parole che vorrei scrivere mi osservano inespresse, orgogliose di non darmela vinta.
se chiudo gli occhi percorro tappe del futuro che ancora non hanno visto la luce e che forse mai la vedranno, se mi soffermo un attimo si disegna davanti a me lo spettro di ciò che non desidero.
continuo a sognare, sogno incendi, case allagate.
come al solito le contrapposizioni.
acqua
fuoco.
una cosa non esclude mai l’altra, non con me perlomeno.
rimando le decisioni, rimando le situazioni.
sogno ansie, fiato sul collo, concitamento e sudore, freddo/caldo, perdita.
sono diventata così brava a dissimulare che anche con me stessa riesco a mentire.
la luce è sempre spenta.
si sta così bene nell’inconsapevolezza del buio.
la vista rende le mani come occhi saggi ed esperti, che si muovono per definire il contorno delle cose. ma infondo, tutto somiglia ad una giustificazione.
posso dire di non averlo visto.
posso fare un capriccio per non avere responsabilità.
io non l’ho vista.
io non l’ho vista la mia coscienza scegliere razionalmente.
io ho scelto perchè lo sentivo, perchè le mie mani hanno scelto per i miei occhi.
perchè l’acqua, il fuoco, il contrasto, le differenze, ogni tanto si azzerano.
il silenzio e l’assenza di luce favoriscono ciò che non ti aspetti.
luce. rimani spenta.