fuochi di paglia

standard 26 luglio 2010 2 responses

vivere sempre senza sicurezze, sul filo del rasoio.
vivere svegliandosi e rendersi conto che la realtà, i sogni, gli incubi talvolta si bilanciano.
ho aperto gli occhi stamani, vedendomi allo specchio.
ho visto la mia anima a nudo, come un flash.
ho visto chi non vorrei, chi mi tormenta, chi non mi lascia in pace.
e la colpa non è “sua”.
la colpa è solo mia.
o forse non è nemmeno questione di colpe.

non riesco a scrivere stamani.
il sogno che mi ha svegliato, ha già detto tutto.
per una volta non vorrei davvero che ciò che sogno, fosse vero.
ma vorrei che il fuoco che penso di sentire, non si rivelasse una cosa passeggera e accecante.
il mio cuore non è fatto di paglia.

le caselline ed i numeri.

standard 10 luglio 2010 5 responses

ci sono delle parole, delle frasi, che suonano come delle sentenze.

una gomma che cancella tutti i sorrisi, un velo che copre i sentimenti e chiude il cuore.
una spazzatura che nasconde i profumi del mondo.
ci sono delle parole che non ti stanchi mai di sentirti dire, che affossano la tua autostima, che ti fanno sentire scaraventata in una discarica che non ha mai un fondo.
perchè la volta prima pensi che il fondo c’è. è lì. lo senti con le unghie.
invece no.
è un abisso senza fine, un baratro scuro e infinito che ti fa precipitare nell’oblio della ragione.
errori che si sommano ad errori, in una somma senza risultato.
sono una bambina. una bambina che gioca a campana.
saltello da una casella ad un altra, dall’uno, al due, al tre…
conto ad alta voce.
ho le codine e tutti i ciuffetti di capelli ribelli che mi escono dai laccetti con le fragole, perchè ho i capelli troppo lisci per stare a posto.
la gonnellina sobbalza ad ogni saltello, è estate, la stoffa è leggera.
gli alberi della campagna maremmana creano un’ombra mai sufficiente per questo caldo. tra ogni fronda si insinua il sole.
il pomeriggio torrido lascia qualche rivolo di sudore sulla mia schiena un pò abbronzata.
gioco a campana e tiro il sassolino.
l’ho lanciato sul 7. è lontano.
è lontano ma lo raggiungo. dopo un pò che provo e riprovo ho acquisito un pò di esperienza.
ma cado. arrivo al traguardo, al 7, un traguardo parziale, ma cado.
mi sbuccio il ginocchio, il rivolo di sudore si mischia con la piccola lacrima che esce spontaneamente dal mio occhio. un riflesso incondizionato del mio corpo che cerca di consolarsi del mancato risultato, della crosticina che mi verrà tra qualche ora, della piccola delusione che mi contrae i muscoli.
prendo il sassolino che mi aspetta all’angolo destro, in alto, nella casella del 7.
il sassolino c’è sempre.
è la mia volontà.
è una volontà che io tiro, maltratto e allungo ogni volta, per capire i miei limiti, perchè non voglio dei limiti, non su certe cose.
raccolgo il sassolino e la mia lacrima cade sull’asfalto.
mentre cade già si asciuga, l’alone di bagnato si spegne col calore della terra.
torno alla partenza, risoluta.
mi asciugo il naso con la mano, sistemo le codine e aggiusto la gonnellina leggera.
sono pronta per ricominciare.
devo solo trovare il gessetto per disegnare un’altra campana.