The river. Il fiume.

standard 31 agosto 2012 Leave a response

Sconosciuti sguardi ti cercano al di là del muro.
Se queste mani fredde.
Se questo gelo si interrompesse.
Si insinuano sotto la pelle
attraverso i vestiti il calore
non importa più quando
come

Solo ancora, sconosciuto sguardo,
Ancora.
Ancora a scaldare la mia pelle pallida.

Sotto veli di vergogna
L’imbarazzo si scioglie
Certo e affamato il silenzio accoglie il tocco del velluto. 
 

Man Ray – The Kiss

la finestra di fronte.

standard 27 agosto 2012 Leave a response

dei
divinità
arcangeli 
mostri
mitologie

arceri
satiri

ghirlande di fiori sulla mia testa
capelli intrigati a fiocchi di raso
il vento scioglie nodi e confonde i confini
sinistri rumori di un tramestio
solo rami calpestati
movimenti innaturali e distorti

balzi felini 
territori inesplorati
ogni passo senza conoscere il successivo
sento questa brezza sottile
solletico sul collo
carezza sul mio viso
è nuovo
è vita

avida respiro un luogo inodore
vetri trasparenti non mi dividono più da questo nuovo mondo.
le sue pareti di cielo dipingono anche l’olfatto.
riempiono i sensi.
scrutano il cuore.

apro la finestra.
investimi, amore.

L’isola che …c’è!

standard 25 agosto 2012 13 responses

riflettete. avete mai sperato di incontrare qualcuno di impossibile, nella vostra vita, nella vostra infanzia?
lo avete mai desiderato così tanto da sognarvi la scena insistentemente fino dalla tenera età delle scuole medie, nell’ingenuità degli 11 anni, fino a portarvelo dritto dritto fino alla vostra maturità?
avete mai ricoperto la vostra stanza di foto e il vostro cuore di lacrime anche solo per credere, per un secondo, che la faccia del vostro idolo si materializzasse di fianco a voi?
io si.
per il più lungo amore della mia vita. duraturo, fedele, costante, inspiegabile.
ma soprattutto, come tutti questi amori, impossibile.
nonostante i miei (quasi) trenta anni non ho mai smesso di essere una bambina, di fronte a certe passioni.
la Juventus (e Alessandro Del Piero) e i Take That, con Mark Owen.
quello bassino.
quello biondino con la voce da papero.
quello canta ma non è il cantante e balla ma non è il ballerino.
insomma, non è che c’è bisogno di spiegare o giustificare, certi amori nascono come l’erba gramigna nei vostri amati giardini e non se ne vanno mai più.
la mia sana passione (e mi piace chiamarla così perchè non ho mai “esagerato” nel mio modo di esprimere questo innocuo amore) per lui, una decina di giorni fa, ha portato ad un incontro.
un momento, qualche istante, un soffio di vento nella vita del mondo, ma per me è stato come una luce che si è accesa, nel corridoio della mia vita, illuminando tutto il percorso che ho fatto insieme a lui e alla loro musica.
il 16 agosto, alle ore 12.15 circa, in quel di Londra, ho incontrato Mark Owen.
ho incontrato i suoi occhi, i suoi capelli color miele, il suo mondo, le sue mani sulla mia schiena, quasi indecise.
ho accartocciato il mio inglese in qualche parola idiota e l’ho fissato come uno stoccafisso appeso al banco del mercato, pieno di sale.
ho assaporato il gusto di essere lì, in quel preciso istante, di aver indovinato qualcosa nella mia vita.
appena dopo il suo saluto, ho pianto.
lacrime di gioia, di emozione, di un’attesa lunga 18 anni, lacrime di insensatezza di fronte a tutto quello che avrei voluto/potuto dire e (ovviamente) non ho detto.
ho pianto perchè ero libera.
in fondo ogni passione ci imprigiona in qualcosa, ci fa sentire bene ma allo stesso tempo vittime di un incantesimo che difficilmente sarà spezzato, se non grazie alle stesse mani di chi lo ha creato (le nostre) o alla decisione che solo un evento così importante può farlo.
si è aperto un lucchetto.
le prime parole che ho pensato sono state “ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ora posso seriamente pensare di amare qualcun’altro veramente” 🙂
mentre scrivo so’ che ci sarà chi ride, chi approva, chi mi crederà una sciocca.
ma questa è la mia vita ed io sono anche questa.
una bambina che piange, abbracciata alle amiche, dopo aver coronato un sogno.
dopo tutte le lacrime condivise con tutti voi durante questo 2012 volevo condividere questo momento direi quasi “tenero”, di certo non ossessivo o patetico, speciale e difficile da spiegare.
averlo accanto per quell’istante mi ha reso così felice che spero che ognuno di voi abbia l’occasione di poter esaudire un desiderio, uno di quelli così profondi e intensi che possa sprigionare questa energia e soddisfazione tali da riuscire a stare in pace con se stessi e con il mondo almeno per 24h (visto come solitamente viviamo contratti, con la paura di sorridere, di lasciarsi andare, di appassionarci a qualsiasi cosa).
io sono fortunata, posso permettermi di dire che ce l’ho fatta. sono fortunata perchè scelgo ogni giorno di amare e di appassionarmi. e questo, ogni tanto e in modi assurdi, viene ripagato.
anche se solo per quell’attimo lui è stato lì, accanto a me.
amate. non smettete mai di sperare. nel vostro Dio, nel vostro cane, che il vostro vicino di casa suoni alla porta, nel vostro lavoro, in voi stessi.
le affinità tra queste cose potreste trovarle dissonanti ma non è così.
è per questo che continuerò a tifare la mia squadra e ad amare la loro musica.
le passioni, quelle sane, belle come il sorriso di Mark che si accorge di avere la bottega dei pantaloni aperta mentre si fa le foto con me e le altre ragazze, sono le passioni che tutti dovremmo avere.
arricchiscono, fanno battere il cuore, fanno conoscere altre persone che come te le condividono e, soprattutto… ti fanno tornare bambino. senza bisogno di essere Peter Pan.

detto questo una piccola postilla: io non provo gusto nel denigrare le passioni altrui e nell’interessarmi degli insuccessi di chi non apprezzo. alimento ciò che amo ogni giorno e non cerco mai di provocare chi non la pensa come me solo per raggiungere uno scopo assurdo di considerazione, scontro e inutile perdita di tempo. 

ALIENS

standard 9 agosto 2012 5 responses

ci sono molte parole chiave alla base di questo progetto.
sogni, speranze, passioni.
una mano per le parole.
un occhio per le immagini.
spronata dalla voglia di Maurizio (qui il suo blog), dalla forza delle sue foto, dalla poesia che leggo nei suoi scatti, sulla scia di tutta la mia ispirazione del 2012, è nato ALIENS.
progetto di contaminazione, progetto di invasione.
che il suo occhio catturi ciò che io non so descrivere.
che la mia penna traduca ciò che trattiene la sua “pellicola”.
due sensibilità che si uniscono creando qualcosa che, ci auguriamo, diventi un solido progetto artistico.
in questo caldo pomeriggio diamo il via alla nostra personale olimpiade.

EPO-logicamente parlando.

standard 7 agosto 2012 1 response
mentre anche questa Olimpiade scorre via, mentre tifiamo, seguiamo, aggiorniamo, sudiamo, ci esaltiamo, mentre lo sport percorre con insistenza ogni vena del mio corpo, mi trovo a commentare, con rammarico, rabbia, dispiacere, dolore, incredulità un avvenimento che le mie orecchie non avrebbero mai voluto sentire.
ieri pomeriggio, sfinita anche dai tre piani di scale che solitamente faccio con grande piglio, entro in casa. 
come da un po’ di giorni a questa parte (dal 27 luglio per la precisione), nemmeno appoggiata la borsa accendo la tv per seguire (sulla Rai purtroppo) le “mie” Olimpiadi di Londra 2012. 
Bragagna in studio, concitato, commenta qualcosa
nella foga di capire percepisco “pugnalato alle spalle + piangere + Schwazer + doping” e il risultato è presto detto.
inizio a dire a voce alta “no no no NOOOO!” tanto che il mio coinquilino che con “molta” attenzione stava seguendo la stessa cosa (senza accorgersi di nulla…) mi chiede cosa stesse succedendo di così sconvolgente.
insomma, la notizia è lì, davanti ai miei occhi e davanti agli occhi del mondo, anche di chi non segue lo sport, di chi non ne sa nulla e conosce questo ragazzo dalla faccia d’angelo solo perchè fa la pubblicità della Kinder o perchè è il fidanzato della contestatissima (come sempre in Italia amiamo distruggere i nostri campioni, ecco il mio pensiero in proposito) Carolina Kostner. 
Alex Schwazer, campione olimpico di Pechino 2008 della 50km di marcia, gara estenuante, gara da veri campioni, non solo nel fisico, ha ammesso di aver usato l’epo.
Epo o Eritropoietina – qui qualche info – una sostanza che non lascia scampo.
in un attimo svaniscono tutte le delusioni e i quarti posti di quest’anno, svanisce la tristezza per non aver visto Andrew Howe gareggiare, trattenuto in Italia da troppi infortuni e da una Federazione talvolta troppo (e ingiustamente) limitata, svanisce il rammarico per i quarti posti, per le lacrime della Cagnotto, per il ridimensionamento da “eroina” a “essere umano” della Pellegrini, per l’ennesima medaglia di legno nella ginnastica.
nemmeno a farlo apposta “Alex” è anche il nome di uno sportivo che tanto amo.
insomma Alex, il tuo dolore oggi è anche il nostro.
nasce da motivazioni diverse, ma è un dolore che dai tuoi tormenti arriva fino alle nostre aspettative, dalla tua incoscienza di atleta, di persona in difficoltà, alla nostra speranza di tifosi, appassionati, gente comune.
chissà dove ti ha spinto questa ansia, che ti ha fatto agire in questo modo sconsiderato, cancellando il tuo presente, rendendo difficile anche riscrivere il tuo futuro. e il futuro della nostra malconcia atletica. la regina delle Olimpiadi, quelle discipline che tutti aspettano.
se adesso digitate “Schwazer” su google una delle prime voci suggerite è “doping”, associata al suo cognome.
sportivamente parlando penso sia una delle mie più grandi delusioni di sempre, soprattutto se rivedo le foto del suo volto sudato, sfinito, commosso, al traguardo di Pechino. e così anche chi non sapeva niente di lui adesso sa. nel peggiore dei modi.
nel più irrimediabile dei modi.
come sempre, quando qualcosa mi colpisce dritto al cuore, sarei capace di scrivere senza sosta, perdendomi nei meandri della mia afflizione.
mi fermo qui.
vado a cercare negli occhi di Josefa Idem la motivazione olimpica di oggi.
e mi auguro che tu, Alex, non abbia fatto passare la voglia a tutti quei giovani che con grande fatica si avvicinano all’atletica, come mia sorellina che, dopo un inverno/primavera di riflessione, ha deciso di tornare in pista.
sono arrabbiata.
sono delusa.
sono affranta.
non so che altro dire.
di certo, anche questo Alex, sportivamente parlando, ci mancherà.