Il destino di una percezione.

standard 26 febbraio 2013 39 responses

Quello che la nostra pelle abita non ha più le forme del reale
Ogni strappo è inesplorato e poco elastico
Si sfilacciano i tessuti
Rimane sospeso ogni contatto con il mondo
Scelgo di non capire
Quindi mi volto

Lo strappo della mia pelle che non si ricuce più
Anzi il suo rumore è infinito.
Scivola sfumato via da questo mio sguardo
Che veloce si volta.
E mentre vaghi colgo il tuo fiore.
Rimane solo un petalo dalle forme ovali
Attaccato con la resina
Colla
Miele

Trama e ordito come intrecci di radici
I miei piedi piatti, nudi, sulle mattonelle fredde
Non credo più alla percezione di trovare sollievo
Scelgo di non capire
Quindi mi sciolgo.

Se il Buontalenti non è un gelato…

standard 25 febbraio 2013 31 responses

«Conosci innanzitutto la quadruplice radice
Di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso,
Era madre della vita, e poi Idoneo,
Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono»

Empedocle, 490 a.C.

Velluto o Seta,
Rossi come Fuoco.
Fuoco alle pareti, pregiato sfondo.
Pietre dure come Marmo, 
Terra per i nostri piedi fermi. 
La rosa dei venti come Vortice,
Attira il mio sguardo verso l’alto.
Madreperla e conchiglie come Acqua.
Il fondo del mare protegge la nostra meraviglia.

Tribuna degli Uffizi – Johan Joseph Zoffany (1773-76)
Ci siete mai stati agli Uffizi?
E la Tribuna degli Uffizi, quella stanza ottagonale progettata da Bernardo Buontalenti, su commissione del Granduca Francesco I de’ Medici, nel 1584, avete mai avuto la fortuna di visitarla? Conservava ed esaltava la grandiosità della famiglia Medici, portando alla luce opere classiche e attuali, divenendo da allora una delle Wunderkammer più ricche e d’ispirazione per le grandi famiglie d’Europa e per gli artisti che vi si recavano.
Una Camera delle Meraviglie
E i Quattro Elementi come cornice, ad esaltare ciò che custodiva. 
Certo non vorrei dilungarmi, era solo un accenno. L’incontro tra l’arte, la potenza dell’uomo, la storia, la filosofia, i valori più alti, tutti racchiusi in una sola stanza.
E il Buontalenti non è solo il gusto del gelato tipico fiorentino, tanto buono (panna e crema!) quanto fuorviante.
Ho avuto “l’ispirazione” di parlare della Tribuna degli Uffizi mentre andavo dai miei, sabato in tarda mattinata.
Pioveva. Nevicava. I rami degli alberi sulla strada parevano dei piccoli fantasmi bianchi carichi di leggerezza. E mi sono sentita investita dalle parole, dalla natura nella sua interezza. Ho dovuto chiamare mia sorella N. quattro o cinque volte per farle segnare dei versi che mi erano venuti in mente. Protagonista il fuoco. I colori. Tutto il contrario di ciò che vedevo. Vedevo bianco, vedevo grigio, acqua e neve. E la terra sotto di me. Poi le associazioni giocano sempre sporco, ti sorprendono e a quel punto sei fregata, non hai scampo se non scrivere.
Ho incubato questo post da quei 140km di qualche giorno fa, in cui ho pensato quanto il peso della relatività stia spingendo la mia vita verso inesplorati mondi.
Non ho interesse a spengere il mio cuore. E’ solo in stand by.
Può esistere un cuore in stand by? Forse si. 
Ma credo che questa aridità di emozioni non faccia al caso mio.
Si la tranquillità, si la pace dei sensi, si prendere tutto senza esagerare con reazioni “troppo” o “troppo poco”. Ma non fa per me, mi dispiace. 
Io scrivo. E mi nutro di questo. C’è chi disegna, chi fa la calza, chi cucina e chi fa shopping. 
Io scrivo.
E devo respirare amore. In qualunque modo esso sia. Questo stand by è solo un altro dei miei mille modi di vivere questi amori un po’ malati un po’ noiosi e un po’ poco “amori” di cui mi circondo.
Stanotte ho aperto gli occhi mentre sognavo l’acqua. Ero in barca, sola, in un’altra barca lontana c’era una persona che conosco bene. Il nero del lenzuolo mi ha confortato, ero a casa. Tutte le parole nella mia testa, combattevano per uscire. 
E la mia Wunderkammer rigogliosa e pulsante, come l’Etna, vulcano mai domo.
Questo per me è vivere. Pur sempre consapevole, pur sempre ignorante, penso a Buontalenti e non temo (forse) più questo flusso di emozioni.
Che sia fuoco.
Che sia vento.
Che sia acqua.
Che sia terra.
Che sia inverno, freddo, implacabile e costante, che tenta in ogni modo di rapirmi l’anima.

Iceberg. Di ciò che emerge e ciò che è sommerso.

standard 19 febbraio 2013 47 responses

Conto le sillabe delle parole che pronuncio.
Ne scandisco l’essenza.
Ogni lettera un grammo di peso, nella bilancia dell’orafo.
Ogni lettera un telegramma di addio, che mi costa più del mio stesso domani.

L’alfabeto cade dalla mia bocca, le parole che creo non hanno più alcun significato.

Sento questo scorrere denso del tempo, dell’ansia.
Sento che mi manca.
Sospendo ogni verbo, che posso pronunciare. Precipita giù.
Ha il peso di un neon di Merz.
Decido di non dire.
Non pronunciare nessuna parola, Berenice.
Non lo fare.
Non dire.
Non pensare.
Stai ferma.
Dosa le energie.
Medita.
Proteggi ciò che puoi dalle scorribande avide della realtà.
Non regalare il cuore dell’iceberg, che ancora, miracolosamente, pulsa caldo.

Se la forma scompare la sua radice è eterna – M. Merz (1982/89)

Sinceramente devo ancora capire come fare tutto questo.
E’ come se avessi in mano un libro e lo stessi leggendo al contrario, nemmeno le figure capisco.
Per ora mi limito a restare in attesa.
In attesa che si manifesti quella voglia lancinante che mi arriva fino all’ultimo nervo nel cervello e mi manda in tilt tutta la ragione, a favore dell’istinto.
Quella voglia lì. Quella che sa dove colpire. Che chiude lo stomaco, quella del capriccio.
Quella degli errori, dell’insistere sempre e comunque, quella che mi fa perennemente strisciare come se fossi un verme indegno di considerazione.
Quindi mi punisco, in attesa di giudizio.
Ma è una punizione consapevole, so’ che mi porterà alla piena assoluzione.
Insomma, da sabato questo iceberg mi galleggia nella testa.
Tatuato sulla fronte. No, questo no, almeno questo non è tatuato per davvero.
Un iceberg trasportato dai pensieri, oltre che dal flusso di sfiga dilagante di questo (lungo) periodo.
Quell’iceberg sono io.
Emersa, ma solo in parte.
Emersa per vivere e respirare, emersa perchè necessario.
Ma non sono sempre stata così, anzi, forse è la prima volta nella mia vita che accade.
Ho sempre vissuto alla luce del sole, con tutte le difficoltà e la spietatezza del caso.
Parlato, confessato, osannato, dichiarato.
Non ho mai nascosto nulla.
Ora faccio una fatica bestiale, una fatica fatta di sospiri e di rinuncie.
Ma nascondo, sotto lo strato marino di ghiaccio, un infinito iceberg interiore.
Fatto di strati, di pene, di osservazioni. Di lacrime che bagnano il cuscino prima di dormire, di solitudine. Di “arriverà, vedrai” che non voglio più sentire, di un nutrimento sterile e privo di linfa che non merita nemmeno di essere assecondato da uno sguardo.
Stringo i pugni per limitare i danni di conversazioni notturne fatte di confessioni mai del tutto celate.
Ma la notte è come il sole, porta a galla i desideri.
E i desideri della notte odorano di emozione.
Di corpo, di passione.
Sfuggono al controllo della mia percezione.
E l’iceberg torna a galla, riaffiora la punta spigolosa ma tutto il resto deve rimanere giù.
Nascosto dalle parole di troppo, ormai taciute, seppellito con forza, a due mani, senza sconti.
Quello che leggi tra le righe è vero.
Quello che non scrivo è vero.
Tu lo sai, anche se non lo scrivo.
Perchè ci sono certe storie che non lasciano mica spazio ai respiri.
Ne’ ai convenevoli, alle spiegazioni, alle giustificazioni.
E nemmeno alle mie “morbide” parole.

È stato un solco tracciato all’improvviso
senza certezze, senza prudenza
nell’ annusarci d’istinto e di stupore,
in un crescendo che ha dell’ irregolare.

 L’Odore – SubsOnicA

Ceci n’est pas amour.

standard 14 febbraio 2013 44 responses
La Trahison des Images (Ceci n’est pas une pipe) – Il tradimento delle immagini – R. Magritte (1928-29)      
Questo non è un blog.
E non è un post d’amore. E non è affatto amore tutto questo.
E non ci sono cuori, nel giorno dei cuori.
E’ solo la distorsione dell’amore, il suo riflesso, il surreale risveglio di una notte estrema.

In queste giornate arrabbiate, penso che il mondo vada al contrario.
Girando al contrario ha fatto impazzire l’ordine delle cose, la bilancia della giustizia, l’ordinario svolgimento della vita.
E così chi ama uccide.
E così chi soffre continua a soffrire.
E così chi ama viene ucciso.
E così chi ama continua ad amare, soffrendo.
Questo non è un blog.
E’ una dedica.
Una dedica alle vite spezzate ingiustamente. Che la sofferenza di una, portata alla luce dei riflettori perchè ci appare come famosa tragedia, sia per tutte le altre strazianti sofferenze un mantello capace di placare, per un istante, il dolore costante della perdita. Spesso ci dicono che chi ha meno avuto meno soffre, ci mostrano immagini di un dolore sorridente, dei bambini che non hanno ne acqua ne pane ma sorridono. Forse è così, quei bambini ignorano cosa possono perdere perchè non lo hanno. Noi che viviamo in questo mondo che crediamo civile invece, abbiamo tutto da perdere e lo rammentiamo ogni giorno. Ce ne lamentiamo ogni giorno. 
E oggi io lamento con rabbia ciò che perdo.
La fiducia.
Tradita, ancora.
Voglio dire tutto e non voglio dire niente.
Voglio disegnare questo senso di impotenza e farlo diventare vivo. Pietrificarlo con i miei occhi di Medusa e colpirlo dritto al volto, distruggendolo in mille pezzi.
Che ogni scaglia colpisca questa realtà frustrata, che il mondo fatto di persone smetta di essere impazzito, che quella che io vedo sia una sola giornata di incredulità. 
Perchè non voglio giustificare la mia prostrazione se mi sento profondamente colpita da una giovane ragazza innamorata e distrutta, nello stesso istante, dall’istinto e dalla paura. Ben più di una vita è morta in quel momento. Ben più di un’illusione. Quel gesto compiuto tradisce quanto l’umanità sia fallibile, seppur nelle sembianze di un bellissimo atleta mutilato o in quelle della sua fidanzata. 
Con l’unica colpa dell’amore.
“Non credo che l’uomo decida nulla, né il futuro né il presente dell’umanità. Penso che noi siamo responsabili dell’universo, ma questo non significa che decidiamo qualcosa.” R. Magritte

Marie Antoniette (e la neve, di nuovo).

standard 11 febbraio 2013 49 responses
Questa maledizione che pende sul mio collo
Ghigliottina dei sentimenti
Sospesa.
Sospesa lassù, sopra il mio volto.
Sento il soffio cristallizzato del freddo eterno
E non ho più nessuna forza.
Io stessa, la maledizione.
Io condanna
Io sbagliata
Io presente
Io in attesa
Che la lama scenda
Senza pietà alcuna.
Però vorrei un taglio netto, grazie. Il sangue va bene, ma il taglio deve essere proprio netto. 
Che il boia sia bravo insomma.
Come dite? Che il “boia” migliore per queste maledizioni posso essere solo io? …effettivamente…forse è per quello che cerco di fare finta di niente, andando in giro con il naso all’insù, in attesa che il mio destino si compia.
Salire al patibolo bella e dannata. 
Con un vestito pomposo e dei nastri, rosa cipria. 
I capelli biondi e il volto etereo.
Nessun rosario stringo tra le mani, la mia è una pena senza Dio alcuno.

Il mio delirio del lunedì è giunto al termine. Ed è tutta colpa della bacheca di Blogger che oggi fa i capricci che mi sono messa a scrivere. 

Ps: Volevo ringraziare Rosalba di Miele e Vaniglia e Emme di Emme che voleva essere una Principessa e poi ci ha ripensato per avermi nominata nei loro blog! Grazie ragazze! :*

Parentesi. Mentre sono qui che scrivo mi arrivano due notizie tipo due gol al 90′. Skype portatore di news. Il papa abdica e mia sorella (una delle) fa incontri profetici. 
Che sia l’inizio di un nuovo Vangelo?
Avevo detto che il delirio era finito. Perdonatemi ma oggi sono così. 
Colpa della neve. Maledetta neve. Anche quando non ci sei ma sei prevista mi combini qualcosa.
Negli ultimi anni della mia vita hai fatto tutto tu, neve(chi non sapesse può andare a leggersi quello che scrivevo un anno fa, ‘na tragedia…), e pensare che mi piaci anche!
Almeno ti decidessi a scendere copiosa.

Ghigliottina o neve, aspetto qualcosa dall’alto.
Spero solo di non sentire dolore.

La persistenza, la neve, un bacio.

standard 6 febbraio 2013 47 responses
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Quando riscopro la tua bocca, dopo giorni di attesa,
svanisce la sete che rende arido il mio sguardo.
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Fioccano, scivolando sui miei occhi, come lievi e spumosi coriandoli.
Bianche poesie.
Luce e poesie.
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Capriole, fiori che sbocciano.
Piccole foglie di tè che ritrovano la loro forma, nell’acqua calda del sollievo.

Ogni
millimetro
di 
epidermide
misura
la
voglia
di
te.

Quando ti bacio ho in mente poesie.
Scrivo come nastro adesivo
Mi incollo sulla tua pelle
Cera d’api e insistente presenza.
Quando ti bacio ho in mente un’unica parola, che ancora deve nascere.
Nuova come l’alba di domani
Eterea
Mai visitata
Accogliente.

E scrivo, scrivo e scriverei. Parole banali, quelle che non decido, non sceglo e non filtro. Le mie parole sono memorie senza tempo di quello che vorrei.
Sono la forma di ciò che avviene.
Sono una sindone di ricordi.
Lascio a voi la scelta.
Katsushika Hokusai – Vecchia tigre nella neve (1849)

Pensavo al film di Benigni. Digitando il titolo mi è apparsa anche questa bellissima opera di Hokusai, artista giapponese che amo molto, insieme a Hiroshige. Immaginavo la neve nei miei occhi. La poesia che invade tutto il film era perfetta per descrivere ciò che avevo in mente. Questa tigre che, delicata, attraversa la tormenta, ha totalmente soddisfatto la mia ricerca.

Lascio a voi la scelta. 

Di decidere quanto questo filo sul quale cammino rimanga teso. Io mi sento piena. Satura. In equilibrio. Tutti abbiamo percezioni diverse, distorte, prospettive annebbiate o inclinate. Lo sguardo sul mio domani, sul mio oggi prepotente, mi dice di proseguire. Di calpestare forte questa strada.
Lascio a voi il coraggio.
Il mio coraggio è sezionato, piccolo, acciaccato. E il Mago di Oz è nascosto, lontano, non mi aiuterà. 
Vi lascio la filosofia, la cultura, le acrobazie da circensi. 
Mi tengo stretta al cuore quella purezza che vedo, quando mi guardo nuda allo specchio. Con tutti quei disegni che ho addosso, estensioni indelebili del mio essere presente, sempre. 
Eterni segni di ciò che decido di essere.
E ora un piccolo/spazio/pubblicità:

Vorrei tanto farvi conoscere V, una dolce ragazza toscana che vive in Australia…il suo blog è favoloso…e bilingue!

La dolce Pollicina, blogger viaggiatrice, che ama lasciarci piccole molliche dei suoi viaggi e delle sue esperienze (e dei suoi addii lacrimosi…) con il suo blog PrecariaMENTEando mi ha dato un premio, uno di quelli che girano su blogger. Lei già sa quanto la ringrazio e anche della mia totale incapacità di scegliere altri blog per fare altrettanto. Posso però dirvi di passare da lei, è veramente brava! Qui di seguito rispondo alle domande che erano parte del premio!

Cosa ti piace di più dell’avere uno spazio virtuale (il blog, appunto)? 

Scrivere e arricchirmi, contemporaneamente. Io scrivo, senza sosta, voi commentate, senza sosta. E scrivete a vostra volta. Scambio, interazione, moltiplicazione, condivisione. Una macedonia di parole e di emozioni quotidiane. 

 

Cosa ti piace leggere negli altri blog? 

Ricette. Riflessioni. Vita. 

Se fossi un animale, saresti…

Indubbiamente un gatto. 

Libro/i preferito/i? 

Kafka sulla spiaggia, Murakami. D’amore e ombra, Allende. Il Signore degli Anelli, Tolkien. Sabato, McEwan. Persuasione, Austen. Posso continuare all’infinito? 

Tre cose che porteresti con te su un’isola deserta

Carta&Penna, la mia collana-amuleto di Tiffany con le iniziali delle mie sorelle, la protezione solare 🙂 

Ragione o sentimento? 

Sentimento, sempre comunque ovunque. 

Se avessi una macchina del tempo, andresti…

Nel periodo del Romanticismo, per tutto. Arte, letteratura, potenza degli sguardi, convenzioni, abiti. Tutto. 

Quella volta hai pianto perchè…

Quella quale? L’ultima? Era domenica scorsa, tornata da casa dei miei, presa da un’improvvisa malinconia. Ma erano solo due lacrime da pivellina, so’ fare di meglio! 

Cambieresti qualcosa di te (e, eventualmente, cosa?)

Ovviamente si! Binomio naso-gambe. E anche il fatto di essere così insistente mica mi piace così tanto… 

Vinci un biglietto open per una destinazione a tua scelta: dove vai?

Giappone! 
La persona/personaggio (del passato, contemporaneo, del futuro, reale o immaginario che sia) che vorresti incontrare per prenderci un thè e fare due chiacchiere. 
Oddio che domanda difficile. Non posso dirne uno solo! Random: Michelangelo Buonarroti, Jane Austen, Haruki Murakami, Madre Teresa, Nelson Mandela, Lorenzo il Magnifico, Marie Antoniette, Alessandro Del Piero, Sandro Pertini…etc etc
Scusate. Ma quando distribuivano “la sintesi” mia mamma era andata a prendere “la bellezza”. Non poteva tornarci il giorno dopo, c’era troppa fila. 🙂