UNA VALIGIA DI PAROLE.

standard 7 aprile 2014 46 responses
Quando ci sono troppe cose da raccontare, l’unica cosa da fare è trovare il filo del gomitolo e cominciare da lì. Dalla fine, quando si è arrotolato tutto, tipo quando mangi gli spaghetti e la forchetta con affanno ha percorso tutto il piatto per lasciarlo sgombero.
E’ stato intenso, indubbiamente. Pieno, ricco, fitto, zeppo, soffocante quasi.
E’ stato colorato, diverso, insolito, emozionante, mitico.
E’ stato come entrare in una leggenda epica, esserne risucchiati e poi uscirne, senza nemmeno troppi effetti collaterali, a parte il fuso orario.
Amo viaggiare, respirare mondi opposti e imparagonabili tra loro.
Amo viaggiare ma non sopporto stare così lontana, kilometricamente parlando, da casa mia, soprattutto se con la parola viaggio si associa la parola lavoro.
Dieci giorni che a raccontarli mi ci vorrebbe un mese, per tutto quello che ho visto, provato, assaggiato, passeggiato, incrociato, scrutato, sudato, fotografato.

Ho visto Johnny Depp che abbracciava Wonder Woman, impronte famose e set cinematografici, Beverly Hills e Mulholland Drive, ho visto ville lussuose e grattaceli dalla forma strana, architetture da enciclopedia e musei (correndo) nei quali avrei potuto passare una vita.
Ho visto panorami mozzafiato, dall’Oceano Pacifico alle colline verdi di Hollywood, senza alcuna interferenza, se non il vento forte che confondeva idee e capelli. Mi ci sono bagnata i piedi, nell’Oceano, la mattina presto. L’acqua era fredda e arrabbiata.
Ho visto le Montagne Rocciose, la neve da Zurigo a Denver, ho viaggiato e perso aerei, coincidenze, momenti, ricordi. Ho respirato la marijuana libera del Colorado e il fumo che esce dai tombini, mangiato panini e french fries, assorbito e osservato tutto, visibile e invisibile. 
Ho fatto la pipì nell’hotel di Pretty Woman, toccato le nuvole morbide della California e i suoi pungenti cactus, mi sono seduta accanto a Forrest Gump e messo un piede one mile above the sea level (a proposito…sapete cosa vuol dire stare una settimana a 1600 mt di altezza? Pelle secca, aria rarefatta, mal di testa, sangue dal naso tutti i santi giorni…quando dico che preferisco il mare!).
Ho camminato tanto, consumando scarpe e distanze, che di certo non sono brevi. Ho riempito e disfatto valigie, perso la testa e parecchie lacrime, scordato di comprare regali e fatto acquisti inutili ma essenziali. Ho visto artisti di strada, barboni che suonano il pianoforte, poetesse improvvisate parlare solitarie sotto una palma scossa dal vento, parecchi palloncini e parecchie altre cose che avrei voluto vivere per mano al mio amore.

Gli Stati Uniti non sono un posto facile, per chi come me ama la storia, le radici. Sono uno stato così nuovo e che si rinnova con una tale facilità da rendere tutto ciò cui siamo abituati quasi ridicolo. Lì la storia è fatta dalla Coca Cola, dai boulevard alberati visti in qualche film, dall’integrazione razziale evidente, dal sentimento comune di tolleranza.
Non si può far altro che aprire la mente, una volta arrivati. Ci sono troppe cose da immagazzinare, ma l’inesperienza della gioventù del paese diventa il suo primo pregio: niente è storia, niente è da ricordare per sempre, tutto si può modificare, organizzare, armonizzare. Tutto diventa plasmabile, niente è statico.
Non ci sono radici, non ci sono legami.
Questa medaglia ha anche il lato opposto, quello dei lunghi risvolti negativi, delle obiezioni che si possono fare ad ogni virgola. Io stessa ne ho a bizzeffe di critiche, sugli States…ma non oggi.
Perché ora ho solo voglia di sorridere, perché sono tornata.
Sono sopravvissuta a infinite ore di volo, scomodissime ed infinite. 
Perché questa esperienza mi ha fatto bene, per quanto sia stata impegnativa e, indubbiamente, non ho il fisico per tutto questo impegno
Perché guardare un altro mondo e poi tornare a guardare il proprio regala delle sfumature che prima non c’erano, si nascondevano nella quotidianità, nell’abitudine, nell’ovvio.

E’ bello viaggiare.
E’ bello tornare.
Perché è bello sapere che ci sono, che ci siete. Come quando cammini al buio e dopo qualche passo sai che c’è il letto.
Le ginocchia si appoggiano sul materasso e non c’è pericolo di cadere.
Los Angeles & Denver – 10 giorni in 16 foto

Ti voglio bene Denver!

standard 26 marzo 2014 17 responses

Impossibile sfatare certi miti. Se diventano tali ci sarà un motivo.
In America i neri sono grossi, grandi alti, con dei sorrisi proporzionalmente enormi.
Ci sono tanti fast food che ci pienano occhi e stomaco molto fast.
Le macchine sono infinitamente e inutilmente grandi.
In America tutti hanno caldo. Infradito e short a 1600mt, con pochi gradi sopra lo zero, come se piovessero.
E non solo. Si vestono al buio.
Sembra di essere in un film. Come dire il contrario? Grattacieli ultra moderni e piccole case in legno, contrapposizioni che raccontano un paese molto diverso dal nostro.
È tutto strano e tutto possibile.
Barboni al McDonald’s,  fumo dai tombini, artisti di strada che improvvisano concerti.

Di certo, in America, non ti senti diverso. Forse è il retaggio lasciato dai molti anni di apartheid, di schiavismo…ma sembra che nessuno sia interessato a giudicarti per la tua apparenza…mi sono spiegata, no? Anche se in Italia sono le 6 di mattina e qui le 23 la stanchezza si fa sentire e sopratutto l’uso del tablet!!!!

E se ogni viaggio serve a qualcosa, alla fine di questi giorni di intenso lavoro dall’altra parte del mondo, vi faro sapere cosa ha portato a me.

Un bacio a tutti da Denver, Colorado,  e uno speciale al mio Amore.

ASPETTAMI, TORNO SUBITO.

standard 19 marzo 2014 19 responses
Adoro il mercoledì.
Soprattutto la sera, è la sera in cui si corre. Torno a casa sfinita ma appagata, mi aggiro sola nelle stanze cercando di capire se la voglia di cenare è più forte della voglia di non fare niente.
Oggi è un mercoledì da pagina bianca, da voglia di scrivere, da affollamento di idee e parole, che mi costringe a sedermi con il portatile in mano, iniziando da qui senza conoscere la fine…e il percorso.
Sono giorni concitati, come succede sempre prima di ogni viaggio…dopo due anni torno negli Stati Uniti, con tutt’altro sentimenti rispetto alla volta scorsa. Oltre alla solita paura di volare, parto lasciando il mio cuore qui e così questi dieci giorni mi sembrano un’eternità…ma in qualche modo passeranno, devo solo smetterla di concentrarmi sul tempo.
E corro quindi, corro via dalle mie ansie, dai brutti pensieri, verso il tramonto di questa giornata, sfumato di rosa. Cerco la calma mentre piego e preparo calzini e magliette, cerco il tepore dello sguardo di chi amo, le parole rare ma intense di chi ho vicino. Non sono queste le cose tragiche, Berry. 

…Sono rimasta senza parole. Ha vinto la sonnolenza.

Adesso fuggo a mangiare un pezzettino di cioccolata fondente con le nocciole.
Voi aspettatemi qui, che magari ci scappa qualche post scanzonato a Stelle e Strisce.
Un piccolo assaggio pre partenza ^_^
Ps: amiche Bloggalline…siete straordinarie! Roberta, Roberta, Vatinee, Monica, Monica, Valentina e Silvia (e la mia Mary) su tutte, mi siete mancate tantissimo!!!

collage

standard 30 marzo 2012 1 response
un collage di foto.
un collage di significato.
un mondo racchiuso in pochi momenti.
passeggiavo stasera e pensavo.
pensavo che quel ragazzo di 17 anni che a Dallas è venuto da me a dirmi, in uno stentatissimo italiano “sei belissssima” (con una L e quattro S…) è stato coraggioso. forse perchè aveva 17 anni e non mi conosceva. “sei belissssima, just to let you know”. ed è andato via, tutto paonazzo e tremolante.
è stato davvero carino e coraggioso, forse ancora confuso dai brufoli e dal sapore nuovo del mondo in bocca.
pensavo che sono sempre più convinta che rimarrò sola. mi sento troppo al di fuori di tutto ciò che riguarda la normalità della vita e dell’amore. nè al di sopra nè al di sotto, solo molto al di fuori.
non posso credere più in niente che non sia assurdamente passeggero e inutile, non posso più credere che ci sia qualcosa oltre le mie seconde scelte di questo periodo.
ho creduto in una cosa che non esisteva, che era creata dalla mia immaginazione. perchè se fosse esistita veramente, nella sua profondità e tenerezza infinita, allora sarebbe dovuta continuare. 

non riesco più a guardare niente con la stessa forza e sincerità con cui lo facevo prima.
si spezza tutto, in questo periodo, prima o poi. con una cadenza impressionante, con un tempismo unico.
niente rimane, si sgretola e vola via ogni pensiero positivo.
il mio impegno, i miei passi, le mie forze ci sono, non mi abbandonano ma la fiducia… quella si. in ogni sua forma.
ho lavorato per 10 giorni lontano da casa, dall’ufficio, dalle mie abitudini e la distanza ha portato i suoi frutti. mi sento rassegnata, “sfinita”. aver vissuto questa esperienza così nuova e diversa mi ha fatto capire che sono fatta per stare da sola. nessun impegno, nessuna preoccupazione, nessuna distrazione.
io, il mio lavoro, i miei amici, la mia vita.
in confronto all’amore …bè… non c’è alcun paragone. ma in questo momento devo giocare alla volpe e l’uva. dichiarare disinteresse per ciò che non posso avere.
dichiarare di non amare ciò che amo. chi amo.
l’ombra sul mio viso non coprirà ciò che sono, le mie qualità. ci prova, ci prova ogni giorno, anche sotto il sole ostinato e tropicale di Miami.
la sabbia tra le dita e il vento forte portavano profumo di casa. una casa che avevo fatto mia ma che ha smesso di esserci.
spero di farcela a sostenere tutto, anche me stessa.
non ho altro a cui pensare che a questo, devo solo riuscire ad avere la volontà di farlo.
gli Stati Uniti. un mondo così perfetto, da film, da immaginazione, da sogno. dove tutti ti parlano come se fossero attori. dove tutti mangiano schifezze. dove ho visto persone, bandiere, grattaceli, nuovi castelli del potere, in cui il feudo ha un territorio limitato alla sua sede, dove i conquistatori sono diventati la minoranza, in una realtà gestita da cowboy invecchiati e con auto ammortizzate.
come ho scritto alcuni giorni fa, non esiste nessuna nuova me. 
sono sempre io, sempre la solita persona.
una meraviglia, uno sconforto, un raggio di sole, una carezza.
…chi viene a prenderla questa carezza?
se aspettate ancora un pò chiamo il diciassettenne di Dallas! 😉

jet lag

standard 29 marzo 2012 Leave a response

prima che inizi a delirare per il sonno e la sensazione totale di sbandamento dovuta al jet lag… vi faccio un salutino miei lettori, vi ringrazio per avermi seguito così assiduamente, è stato molto molto bello avervi accanto in questa esperienza meravigliosa, con i vostri commenti, incoraggiamenti e sorrisi.
buona notte… dal mio lettino solitario di Firenze.

?

MI+AMI

standard 28 marzo 2012 3 responses

Come volevasi dimostrare. Miami ha portato in maniera inequivocabile ad un calo di tempo utile da dedicare agli aggiornamenti del blog!
mi vogliano scusare cari lettori ma, come avrete visto dalle foto pubblicate su facebook, Miami è una città veramente splendida, con un clima tropicale che la rende volubile ma al tempo stesso sensazionale.
il cielo è ampio, vasto, celeste puro.
il mare è sfumato, come fossero i caraibi.
la sabbia non è mai troppo bollente, il sole brucia.
le vie sono piene di persone che ti puoi immaginare solo nei film, le strade anche di più!
macchine, macchine spaziali, molleggiate, colorate, illuminate, decorate.
moto, biciclette, muscoli, tette rifatte, qui è la saga dell’apparenza ma allo stesso tempo della libertà.
si fa la spesa in bikini, si passeggia elegantemente con le chiappe all’aria.
le spiagge sono affollate di addominali scolpiti e di silicone sculettante. una giusta osservazione l’ha fatta un mio compagno di viaggio l’altro giorno “gli americani non hanno bisogno di recitare nei film, la loro è una vita DA FILM.” bè… vi posso assicurare che è così!
10 giorni non sono sufficienti per tirare le somme su niente, tantomeno su una città come Miami ma vi posso assicurare che ciò che si vede è mooooolto eloquente!
rispetto a Dallas non c’è alcun paragone, qui è veramente un sogno (le uniche note stonate sono gli innumerevoli italiani che sbucano da ogni dove e la fanno sembrare la Rimini d’America)…
domani parto.
domattina presto.
direzione Washington.
poi ore ed ore di scalo e via verso Frankfurt – Firenze.
arrivo previsto per giovedì alle 12 quindi…organizzatevi.
organizzatevi perchè sarò depressa.
è stata un’esperienza grandiosa, io sono sempre la stessa, lo ammetto, non sono cambiata di una virgola, ma ho tante cose da dire ed ora però non posso continuare. la mia compagna di stanza dorme, sono le 2.30 di notte e tra 4 ore devo alzarmi.
vi mando un bacio sui vostri nasini e spero di poter continuare a raccontare ciò che ho provato e vissuto in questi fantastici giorni qui.
USA
Florida
Miami
Miami Beach
South Beach
Ocean Drive 100

…dal “sunshine state” è tutto.

Dream, Love, Live!

standard 24 marzo 2012 Leave a response
inspiro.
espiro.
inspiro.
espiro.
cerco un punto di equilibrio che non sia fuori di me ma dentro di me.
la notte, anche oltreoceano, a volte non porta buoni consigli ne’ tantomeno buoni pensieri al risveglio.
capita ragazzi, lo sapevo sarebbe capitato.
i sogni, gli incubi, sono spietati.
ma è necessario continuare, anche se non si vuole la vita continua, anche se io mi sto opponendo con tutte le mie forze. lo strato liscio che fa scivolare via le cose dal mio corpo, dalla mia anima, è assolutamente ben poco liscio. tutto si ferma e rimane impigliato nelle pieghe, nelle fossettine che si formano, negli angoli e nelle insenature.
non riesco a non essere sincera, non riesco a mentire, tutto ciò che accade mi tocca in maniera profonda.
nella vita degli altri invece la sincerità è di passaggio, è un optional, ognuno fa la sua parte nel gioco e poi se ne va, sperando che nessuno l’abbia visto, sperando nell’omertà, sperando nell’indifferenza altrui.
tutti fuggono. io resto.
non sono meglio di nessuno, sono solo IO. ME STESSA. fatta così e felice di esserlo.
ammetto però di non essere capace a distinguere la buona fede delle persone. ammetto di essere troppo sensibile, di avere la “mia” poetica visione delle cose e questo, purtroppo, nella vita non funziona.
la poesia è una parte marginale, che ci accompagna quando si vuole, nella mia invece è la parte integrante.
credo nella vita, credo nella felicità, credo nelle persone, nei loro sguardi, nei loro gesti.
credo si possa essere buoni.
ma poi scopro che non è così. ogni volta. e ogni volta continuo a sbagliare, a fare lo stesso errore, a soffrire. maledetta me. voglio imparare ad essere diversa? NO. voglio imparare a creare quel piccolo strato di ghiaccio che serve per permettermi di rimanere incolume a tutto quello che mi succede intorno. voglio imparare che le mie carezze, le mie parole, sono solo fastidio e niente di più per qualcuno.
Dallas è una città molto carina.
le riflessioni di questo tipo ci vengono bene perchè tutto si svolge in un modo molto tranquillo.
Ci  vogliono solo 10 minuti per uscire dalla città e vedere quei quartieri con le piccole villette-con-giardino tanto care alla nostra immaginazione ma, per l’appunto, reali.
Poi ci sono i bar che vendono milioni di donuts, di ogni colore e tipo.
Muffin.
Benzinai dove la benzina costa $3.50 al Gallone (quasi 4 litri).
Ristoranti messicani.
Meccanici con tutte le targhe attaccate e un mega macchinone al quale controllano l’olio.
Chiese che sai che sono chiese solo perchè c’è scritto fuori, altrimenti potrebbe essere un semplice appartamento.
Chicken wings come se piovessero.
Bandiere texane.
Bandiere americane.
Bonny and Clide.
Limo con i vetri talmente oscurati che dentro è sempre mezzanotte.
Luci.
Praterie sconfinate.
Cartelli stradali che indicano “route” da seguire, proprio come nei film.
I clacson dei super truck che sfrecciano.
La vita che scorre, tutto è vita.
Non lasciate che vi abbandoni, non permettete che “sotterrare” le personalità altrui sia il proposito per andare avanti nelle vostre vite.
Essere “primi e vittoriosi” ma soli è un traguardo veramente triste da raggiungere.
Da Dallas per oggi è tutto, domattina si parte per Miami, mare, sole, beach volley e un pò di meritato relax.
I hope that everything will go in the right way.
With love ?

(io all’opera con la stella a 20 bubbles)

one hot chocolate and one donut

standard 23 marzo 2012 Leave a response

una giostra che gira così forte che non riesco più a capire se sono ferma o se sono in movimento.
tanto la testa gira comunque.
mi scopro come sempre troppo aggressiva, troppo prepotente, troppo troppo troppo.
i pensieri… STOP.
basta.
basta parlare di me.
parliamo di questa giostra.
ieri è stata una giornata piena: ho seguito i corsi e la sera poi siamo andati ad una festa in maschera qui in hotel, organizzata dalla Qualatex per l’occasione… il tema era IL CIRCO! era una cosa fantastica, qui fanno le cose veramente in grande! sembra tutto spaziale!
ti dicono che una cosa è poco piccante? invece è mooolto piccante (come le HOT WINGS di cui mi sto cibando in questi giorni)
ti dicono che fa caldo? fa mooolto caldo!
ti dicono che accendono l’aria condizionata? è come se ti mettessero nel freezer!
è tutto molto estremo… e con questo oggi chiudo perchè avrei tanta voglia di scrivere, ma non mi va di scrivere di me.
sono in un altro mondo …di me posso parlare quando torno.
I love you.
I miss you all.

brufoli e gotta

standard 22 marzo 2012 Leave a response

una cosa è CERTA: si mangia proprio male qui!
carne carne carne solo carne! oltretutto nello stato dei cowboy, dove la bisteccona è d’obbligo. trovare verdure o frutta è praticamente un DRAMMA, anche nelle portate al ristorante sono cosa rara… ma che ci volete fare, siamo italiani, non ci abituremo mai a stare senza caffè/pasta/buon gusto!
oggi, dopo le fatiche notturne della 27h di grande scultura, sono uscita a fare due passi, anche se le gambe non reggevano molto.
a zonzo per la tranquilla Dallas ho scoperto che non ci sono solo uffici ma anche un quartiere, chiamato West End, molto carino. no grattaceli, no uffici, persone per la strada e traffico un pò più sostenuto, finalmente la sensazione di non essere dentro ad un videogioco in cui è tutto finto e senza rumori!
il mio cupcake tattoo riscuote molto successo, sarà forse perchè qui tutti sanno cos’è un cupcake? 🙂
i pensieri ogni tanto riaffiorano, le mie insicurezze si fanno più vivide e consistenti, non mi sento spaesata e nemmeno impaurita, vorrei solo che tutto si placasse.
vorrei non fare ogni passo pensando che potrei cadere da un momento all’altro.
il cielo anche qui è lo stesso, limpido, primaverile, profuma di nuovo.
mi sta accadendo veramente tutto questo? direi di si.
pazzesco.
incredibile.
io, Berry, single, negli Stati Uniti, chi l’avrebbe mai detto…
io, mille sogni ancora da realizzare, sempre pronta a rimanere, devo andare, anche stavolta.
ora vado a letto.
mille domande, nessuna risposta.

(la foto di oggi? IO & I NERI!!!!)

…sonno e palloncini!

standard 21 marzo 2012 2 responses

il mio terzo giorno mi dice… TANTO SONNO TANTI PALLONCINI!
ma soprattutto… perchè i bar chiudono alle 4pm e i negozi alle 7pm?
sembra di non essere in America! sono tutti silenziosi e rilassati…ma hanno delle macchine STRATOSFERICHE con dei cerchioni che sono alti come me! tutti con i vetri oscurati e talmente tanta ferraglia che sembrano tutte dei trattori ambulanti!
e soprattutto è bello vedere come tutti adorino l’Italia!
scappo a ninna, mentre voi amici miei vi svegliate, domattina sveglia impietosa (tra 4 ore…) e poi tutto il giorno attiva e scattante.
prometto che appena ho tempo scriverò qualcosa in più, anche se non credo vi interessi molto di sapere che oggi sono stata tutto il giorno nel salone dedicato alla realizzazione delle grandi sculture.
baci
abbracci
a presto!

io e Enza (la capitana)!!