#mercoledì BIANCA NEVE

standard 9 novembre 2016 8 responses

Tiepidi, tra le mani
Purezze, spine, domani.

Bianca Neve
Petalo sfuggente
Ricordi?
C’era il mare chiuso in un vaso.

Lo ascoltavamo in silenzio.

Il suo fragore ridondante, l’odore.
Bianca Neve sciogli il tuo candore.
Confondi il tuo bianco col mare.

Mary Pellegrino, Dafne’s Corner, foto inedite.
Berenice Boncioli, Mirtillo & Lampone, parole inedite.

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#mercoledì INTENSITA’

standard 12 ottobre 2016 6 responses

Io sono il tempo

Tu sei foglia rossa di calore d’autunno

Io scorro incessante

Tu ti trattieni, densa

Io mi lascio spesso vivere

Tu decidi, scegli, ti fai raccogliere.

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Ci sono dei #mercoledì magici, quelli con la M maiuscola, in cui lavori, scrivi, progetti, ti innamori.
Non tutti i giorni sono uguali, non da quando ci conosciamo, da quando le nostre vite hanno preso la stessa direzione e si sono scontrate.
In uno di questi folli scambi di idee, parole a vanvera, a volte forti, a volte leggere, abbiamo detto “Si! Facciamolo”. Ed eccoci qua.
Sarà l’ennesimo scambio del web, foto, parole, intuizioni pulite e senza futuro. Sarà l’ennesimo, certo, ma è il nostro. Il nostro modo di comunicare.

Mary Pellegrino, Dafne’s Corner, foto inedite.
Berenice Boncioli, Mirtillo & Lampone, parole inedite.

Tutto questo è il nostro #mercoledì.

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LE COSE DI CUI NON HO BISOGNO

standard 23 agosto 2016 10 responses

Scrivere. Devo scrivere altrimenti quello che ho in testa e la frenesia delle mani se ne andranno.
Lasceranno il mio corpo stanco e assonnato.
Mentre faccio la doccia penso questo. E poi il tempo svanisce, si frantuma in mille pezzi per le continue priorità ribaltate. Qualcuno che piange e qualcuno che non sa consolare, continui solleciti e richieste. Sono stanca.
Stanca di essere indispensabile, stanca di ringraziare, stanca di dovermi affidare a qualcuno ma non poterci mai veramente contare. Stanca di essere così, perennemente rincorsa dal senso di colpa, con quella sensazione di essere sempre in debito, mai in credito. Un debito mai concluso, un mutuo pieno di interessi e scappatoie, stati d’ansia e futuro sconosciuto.
Sono stanca di questa precarietà, di domande senza risposta, senza possibilità di ordine.

Vorrei un attimo di silenzio, un attimo di solitudine.
Perdermi tra le strade senza meta dei miei pensieri, navigare nella moltitudine dell’inutile, chiudere gli occhi e non sentire più, ne’ con il cuore ne’ con le orecchie.
Silenzio e solitudine, due cose di cui (generalmente) non ho bisogno.

Non ho bisogno di progetti complicati.
Di scale ripide e fragili argomenti.
Ho bisogno di forza, quella che scorre nei muscoli del collo e delle braccia, quella che scorre nel caldo del sole.
Non ho bisogno di cioccolata amara.
Non ho bisogno di previsioni meteo rassicuranti. Di fardelli altrui, di ipocrisia, di approcci faticosi.
Ho bisogno di sincerità leggera, sorrisi, incontri casuali e rilassanti.
Di arte, di bello.

Attesa, Opera nr.22 (1)

Attesa, nr. 22 – fotografia di Mimmo Jodice

Di sbagliare, senza essere peccatrice.
Di vagare, senza precisa meta, rischiando di cadere.
Non ho bisogno di processi alle intenzioni, di malafede e sguardi inquisitori.
Ho bisogno di mangiare la pizza per la strada, a Napoli. Sentirmi parte di qualcosa, visitare un museo senza tempo che scade, senza orologi che vincono incontrastati ogni momento della giornata.
Di rendere possibile l’impossibile. Carezzare le mani del mio amore, levigando le sue paure e le mie.
Non ho bisogno di essere sempre mamma, perché prima di quello sono anche una persona, un bianco e nero spietato come le foto di Jodice (di cui mi sono innamorata profondamente dopo aver visto la sua mostra ampissima e curata con molta maestria al MADRE di Napoli).
Non ho bisogno di sicurezze. Nemmeno di tempo.
Ho bisogno di respirare fuori dal caos, ogni tanto. Apprezzare la mia vita, quello che ho fatto, quello che ho scelto di lasciare indietro. Le strade difficili che ho intrapreso senza rendermene conto, l’incoscienza che mi ha sempre aiutato a FARE. Senza pensare al POI.
Ho bisogno di riconoscermi anche quando non riesco, anche quando non raggiungo, anche quando mi sembra sempre poco.

Donne, mamme, amiche. Ma anche amici, perché no. In fondo è un pensiero che vale per tutti.
Riconoscetevi.
Non importa cosa facciate, dove passate le giornate, dove lasciate scorrere i minuti del prezioso tempo della vostra vita. Ma riconoscetevi. Guardatevi le mani, i calli, le rughe, le gambe stanche. La pancetta magari un po’ così, il naso storto. Ascoltatevi. Ascoltate le voci nelle orecchie, anche quelle più ruvide, quelle più stridule. Riconoscetevi quando fate la spesa, quando andate a correre, quando fate la pipì. Nelle cose più quotidiane, banali, ripetitive. Voi SIETE.
Respirate, a fondo. Fino a che l’aria tocca il fondo dei vostri polmoni e decide di uscire. Lasciatevi andare.
Riconoscetevi.
Questo è quello di cui, oggi, ho bisogno.

ALIENS#9

standard 6 giugno 2013 44 responses

Cosa sei tu, dietro queste sillabe distratte?
Alfiere indeciso.
Regna il caos, immutato caos.
Sbiaditi concetti
Giochi di parole sovrapposte e mute.
Un discontinuo movimento di sospetti.

Chi sei tu, dietro questa fissa maschera?
Io ti contraggo, virus letale, ti leggo, ti bramo.

Tu sei COLLA.
Interprete di un rebus immobile e perpetuo.
Tu sei corroso.
Pilastro nella sabbia, consumi i tuoi granelli.
Come una clessidra.

 
(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

ALIENS#8

standard 23 maggio 2013 54 responses

Ciminiera di nebulose.
Una cosmica e avventata soluzione, per coprire l’infinito.
E’ l’assenza che lascia il solco indelebile
Quello del passaggio
Quella che non indugia

Esiste solo nel vortice scuro e fitto.

Istinto, fulmineo dolore.
Sei Schiuma.
Sei il mio dimenticato calore.

(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

ALIENS#7

standard 6 maggio 2013 36 responses

Io ho visto Saturno.

Vestiva i suoi anelli, pallido,
come io vestivo questa alba, leggera.


Caravaggio accoglimi in questo fascio di luce.


Io, la tua musa, campo magnetico, ti attraggo nella mia rete, ti abbraccio nel mio panneggio.


Illumina i suoi anelli
Costringi il mio cammino
Rendilo stabile.
Scolpito.



(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

C’ero io. Palazzo Vecchio e una poesia.

standard 14 marzo 2013 63 responses
Ci sarà un giorno in cui riuscirò anche a postare il video. Forse.
Intanto queste sono alcune foto e, credetemi, ho fatto uno sforzo sovrumano per sceglierle! Sono tutte Perfette… tutte di Maurizio Picci, il mio Fotografo del cuore, nonchè migliore amico, che forse di voi qualcuno già conosce per questo e soprattuto per il bellissimo progetto ALIENS.
Ma non mi voglio dilungare troppo…godetevi le foto e quel pomeriggio di una settimana fa che tanto mi ha fatto sognare, che mi ha fatto sentire un’emozione nuova, viva e vibrante, che mi ha fatto sudare le mani come una pivella al primo esame.
Le prime volte sono belle, si sa.

La mia poesia Perfetto
 
  

 

La poetessa Fiorenza Alderighi, una persona magica
La mia “sorellina” S. ?

Alcuni dei miei amici presenti ?
 
Maria Cristina Valore e Berenice Boncioli
in arte Cry & Berry
Leggere davanti ad un pubblico, piccolo ma importante, ciò che si scrive con anima e trasporto è davvero un’emozione forte. C’era la mia Firenze fuori, c’era la pioggia. Un febbraio controverso e denso, il libro di una grande amica, ricca di meraviglie da donare a tutti noi, c’ero io. Le mie sorelle, mio babbo e mia mamma. I miei amici. 
C’era la mia giacca blu elettrico e dei ranuncoli selvaggi. 
C’ero io, la mia poesia.
Se ci ripenso non mi sembra vero.

Tempo of the City

standard 27 novembre 2012 20 responses
Prospettive.
Preoccupazioni.
Indifferenza.
Gran parte delle nostre giornate a destreggiarci tra queste parole.
Centellinando ogni energia.
Vorrei solo stare a guardare, osservare la lancetta, il tempo che passa.
Vorrei solo essere un piano liscio, cosparso di sapone.
Che non assorbe ma solo lascia andare.
Vorrei solo che le spalle di ogni passante non spingessero le mie, con strafottenza.
Egoismo, pena.
Disattendere inutili ideali.
Pupille vuote. Occhi assopiti.
Tra le strade di New York imparo a conoscere volti amici tra sconosciuti erranti.
Che non lasciano altre tracce che il loro silenzio.
Tempo of the City – 1938 – Berenice Abbott

Questo post lo dedico a quelle persone che in questi giorni mi hanno fatto stare bene e sorridere, alcune di queste persone sono le mie dolci amiche del mondo-blog che mi hanno regalato tantissimo con le loro parole, altre sono amiche “fisiche” che ogni giorno mi aiutano, mi ascoltano e mi spronano.
Grazie ?

ALIENS#6

standard 21 novembre 2012 13 responses

fitte, dritte e luminose, dardi infuocati.
vene attraversate dalla forza di un lampo,
uomo vitruviano, muscoli e tensioni,
fiamme libere, dannate, inferno del campo visivo.
mangiami ciclope, perchè ho peccato.
divorami, perchè lascio che ogni giorno sia spento.
questi lampi di luce rischiarino le ore di altri orizzonti.
puniscimi.
ho un’anima cupa.



(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

ALIENS#5

standard 12 novembre 2012 16 responses

il gettone opaco e corroso cade, si chiude la comunicazione.
colpisce il fondo metallico di un mondo capovolto, senza fine alcuna.
le unghie stridono sul vetro
nessuna maniglia
nessuna speranza.
rettili, mani, ventose
percorrono pareti spoglie.
posso appendermi con te alla ragnatela, mio trasparente amico immaginario?
ogni piano riflesso, scardinato.
l’origine sta nella fine.
giocoliere di birilli, giocoliere di anime.
fai di me quello che vuoi.

(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)