rapido e (in)dolore

standard 17 aprile 2012 Leave a response

ci sono delle braccia che mi prendono, mi stringono, mi vogliono.
ci sono degli occhi che mi cercano.
un desiderio comune.

poi più niente.
silenzio.

ogni accusa è senza risposta
ogni parola lasciata cadere, a terra.
non resisto l’attesa
non sopporto l’indifferenza

mi spoglio di tutto e rimango di nuovo
sola

bramo passione e sentimento
bramo occhi nuovi che mi cercano
scorre via ancora una volta
un atomo 
della mia presenza
 

minestrone

standard 15 aprile 2012 Leave a response

consapevole che nei prossimi giorni avrò i minuti contati anche per dormire, volevo scrivere qualcosa stasera.
oggi camminavo, per i marciapiedi conosciuti di Firenze, sperimentando nuovi percorsi, provando a vedere nuove prospettive di vita.
pensavo.
pensavo che non bisogna mai uscire sotto il sole con chi non si conosce bene, non è sano.
il sole porta a galla tutti i difetti, non lascia scampo. e i difetti non sono fatti per essere osservati da chi non ti conosce. all’inizio di una relazione, qualsiasi sia lo scopo -amore-sesso-amicizia-coccoline- il modo in cui ci si approccia all’inizio è fondamentale. io in questo non sono mai stata brava. ho sempre troppa fretta, troppa ansia, troppa smania, non sono in grado di gestire con equilibrio gli “inizi”.
è per questo che a me piace molto camminare sotto il sole.
perchè sono fatta di difetti, sono un piccolo collage sbiadito dalla luce di imperfezioni che deambulano.
non ho paura di apparire per quella che sono, non mi interessa.
forse prima qualche scrupolo me lo facevo, ora non più. tanto a cosa serve? ditemelo voi… a che serve?
io sono come sono.
pronta a “cambiare”, pronta a vivere, pronta a sorridere, a migliorare. 
ma non posso fare finta di essere diversa da come sono, o perlomeno adesso ci riesco meno del solito.
ovvero per niente.
ogni strato fine della mia pelle è stato completamente consumato.
dalle circostanze, dai momenti, dalle lacrime, dai sorrisi, da tutto quello che mi sono ostinata a fare senza pensare a me stessa.
non che l’egoismo paghi dal punto di vista della felicità, anzi, non cambia molto.
ma perlomeno non passo il tempo a torturarmi su ciò che gli altri possono pensare/volere.

oggi camminavo, tra le facce sconosciute di Firenze.
il sorriso labile, il contatto con il terreno più che stabile.
non c’è più niente da sognare, non c’è molto da sperare, i fatti contano, le parole le porta via il vento.
a volte il vento è così forte però che porta via anche i fatti. oppure i fatti sono così leggeri e superficiali che li porta via anche il vento più delicato.
ma le cose che posso dire in questo momento si riducono di nuovo a questo.
non portate mai nessuno del quale non conosciate bene lo sguardo sotto il sole. 
porta alla luce tante piccole cose… cose di cui a volte non c’è nessun bisogno.

Suzuki Kiitsu – Flowering Plum and Camelia

 

motivi per cui…

standard 14 aprile 2012 Leave a response

“la vita è fatta di attimi, come questo che stiamo vivendo. tutto passa e il presente è solo un soffio che subito diventa passato mentre poco prima era futuro.
noi tutti scriviamo attimo per attimo la nostra storia e ciò che scriviamo, a differenza del tempo, rimane per sempre”

uno dei motivi per cui scrivo.
rimanere.

“un’attesa pari ad un’agonia…”

standard 12 aprile 2012 2 responses

chiudo gli occhi.
sono lì, cammino, anzi non cammino ma volo.
sospendo i miei passi nel vuoto, tutto quello di cui ho bisogno è lì, con me. 
tra le mie mani altre dita conosciute, senza bisogno di lacrime o sospiri, se non per pensare a ciò che ti separa dalla perfezione.
invece la perfezione esiste solamente nei momenti di terrore e solitudine.
ci sono certe giornate che ricordo con una vivida chiarezza, fanno male allo stesso modo in cui hanno fatto bene.
questo è il percorso che devo fare, che ho scelto.
la calibrazione di tutte le scelte, l’amore per ogni singolo istante, ogni carezza data, ogni bacio avuto.
sono qui a fare ancora la conta dei danni, non so per quanto ancora ne avrò.
persiste.
questo indissolubile bisogno di noi.
chiudo gli occhi.
vedo successi tanto attesi, vedo occhi felici. conosco la soddisfazione che adesso non posso più vivere e condividere. io non ci sono più.
non conto più niente.

si raccontano tante cose agli altri che dovremmo raccontare alla nostra anima, come una novella a lieto fine che ci permette di vedere il buono che c’è in noi. 
adoro insegnare, usare la mia esperienza per rendere più calde le serate delle persone che amo. adoro creare con le parole un mondo incantevole di una vita che non mi corrisponde affatto. è la vita che bramo, è la vita che avevo, è la vita che rincorro, da mesi.
tutto ciò che vedo è il ritorno alle origini.
ritorno sui miei passi, mi vedo nascere.
il mio cuore batte, nel petto fragile.
gli occhi, camaleontici e trasparenti, cercano un’ombra familiare.
le prime luci, i primi rumori.
riempie la stanza la mia piccola presenza.
mi strappo questi vestiti di dosso, cercando un’anima neonata dispersa.
chi sono io?
cosa posso fare per me?
vivere, sorridere, parlare, consolare e curare il mio cuore. 
anche molto di più.


sono qui che scavo insomma.
cerco le fondamenta, le basi, qualcosa di solido.
qui tutto traballa, si muove.
mi perseguita.
mi manca.
mi manca come fosse ieri.
mi manca come fosse ora.


il cuore batte nel gelido petto, prima che tutto si spenga.
ferraglia in sottofondo scandisce l’arrivo di un treno.
si confonde la vista, si divide la volontà.
desiderio
completezza
amore
niente più mi appartiene
il cuore si spegne
continua il dolore.

la buia primavera

standard 9 aprile 2012 Leave a response

ossessione

[os-ses-sió-ne] s.f.

1 Pensiero che ritorna continuamente e in modo tormentoso

questo è ciò che sono in questi giorni.
inondati di sole e di pioggia, di scelte obbligate dal non avere altre scelte, dal pensiero che non ti abbandona mai, mentre tutto il resto ti abbandona.
ossessione, ossessione continua.
ricalco i confini della mia squallida vita e mi sento così sola.
se non posso avere lui, chi mai potrò avere? lui era ciò che desideravo, che mi faceva stare bene.
ora niente ha più un senso, anche se ci provo, anche se guardo avanti.
il futuro esiste ma non sorride.
è spento, senza carica, senza fretta di arrivare.
mi lascia macerare le mie ultime forze in un presente indigeribile, fatto di circostanze opprimenti e di sguardi di compassione.
tu, povera trentenne sfigata, quanto ti compatisco.
io, mi lascio osservare così, come fossi un fiore di campo acciaccato da irriverenti piedi.
tutti camminano e io guardo.
guardo dal basso i petali leggeri che si muovono nel vento.
sono petali colorati in un cielo tutto nero.
cerco di sfumare anche quello ma non cambia mai.
le prospettive sono solitarie, il contrasto con ciò che ero prima è forte e continuo.
sento questa fossa, invalicabile anche con un ponte levatoio, che mi separa dalla realtà circostante.
questa vita non l’ho scelta io ma mi tocca viverla, mi pervade e la subisco, voglio scappare.
forse per la prima volta nella mia vita voglio fuggire.
non mi basta più quello che ho qui, è un vero tormento.
ogni immagine, ogni filo d’erba, ogni carezza è un ricordo che non sono in grado di spezzare.
l’amore che ho provato, la felicità che ho sfiorato, la gioia dei nostri sguardi reciproci uccide ogni speranza dei miei nuovi passi. non potrò mai ritrovarmi, mai.
quello che sento, il dolore che sento, è indescrivibile.
così come lo era la serenità che avevo trovato, la pace. credevo di aver finito di vagare. credevo di poter finalmente sostare in questa oasi. 
invece mi ritrovo ancora qui.
nella mia pena e in quella che sento negli occhi degli altri.

 

ancora tu…

standard 6 aprile 2012 Leave a response

ci sono queste onde, forti come degli tsunami
che risucchiano, risucchiano tutta la spiaggia prima di investirmi completamente.

ce la farò a rialzarmi da questa melma?
si sta solidificando
mi stringe le caviglie
mi tira a se
mi stravolge ogni volta

i suoi occhi mi parlavano
i suoi occhi mi amavano
le sue mani mi desideravano
le sue mani mi toccavano

c’era qualcosa
un filo
un legame

ERA
e ora non è più
non esiste più
esiste per un’altra?
esiste per un’altra

il dolore mi accompagna,
come sempre
costante
perchè non scompare e mi lascia sola, anche lui?
perchè è sempre qui a ricordarmi quanto lo amo
a dire al mio cuore spezzato
maciullato
distrutto
che non c’è via d’uscita.

probabilmente molti scelgono la religione perchè credere in qualcosa che “non esiste” non può deluderti in nessun modo.
anche io voglio credere in qualcosa che “non esiste” così magari la smetterò di soffrire, di patire, di piangere, di sentirmi morire dentro. questo cratere è incolmabile.
la sua assenza è ancora qui con me.
basta, vattene, fantasma.
gli sono bastati solo due mesi per cancellare tutto il nostro amore? forse era solo il mio amore? cosa mi sono sognata, cosa mi sono creduta di vedere. mi sembra di perdere il cervello.
lo voglio perdere, così poi non c’è davvero più NIENTE.

infinita solitudine
infinite domande senza risposta
infinito vuoto

batuffoli di primavera

standard 5 aprile 2012 2 responses

la neve di aprile
entra senza sosta dal finestrino
soffice, instancabile, costante

la neve, in aprile.

carezza i nostri volti stanchi
riposa
giace

instancabile mente vaga
senza meta apparente
ma si posa sempre lì
nel cuscino delle farfalle

l’ombra delle palpebre
mi parla di silenzio
il desiderio si spenge

scavo
scavo a fondo
rischio di andare troppo a fondo
con la conoscenza
con le domande

esausta
cerco la pace come la neve d’aprile
che si posa stanca

stanca.

scrivo oggi e vorrei scrivere di più. scrivo e sento la voglia di comunicare a voi ciò che sento, senza fermarmi, senza soste.
l’ingiustizia che sento a volte è una smania infinita che non mi lascia in pace, vorrei sentire con le mie orecchie parlare persone che si tengono strette il loro parere su di me, come fosse oro.
siamo tutti diversi e ognuno ha il suo modo di vivere ma ciò che non mi spiego e non mi spiegherò mai è come ognuno di noi ha la presunzione di credere che può fare e dire del prossimo ciò che vuole.
ma come è possibile?
siamo in un mondo dove la socialità ci pervade in ogni suo senso, perchè mai dobbiamo chiudere i nostri pensieri su chi ci sta accanto dentro di noi? è un’offesa. è un’offesa verso l’intelligenza altrui.
basterebbe così poco. semplicemente uno sguardo e due parole, le cose si risolverebbero senza nemmeno fare castelli in aria, castelli che servono solo a mettere altre barriere tra noi e il buon senso, la sincerità, i sorrisi.
ridere fa bene!
stare bene con se stessi e con gli altri aiuta a vivere meglio.
o forse tutti godiamo nel vivere peggio?
ci crogioliamo nella merda di tutti i giorni per poter arrivare in fondo alla giornata e dire “anche oggi ce l’ho fatta!” quando potremo dire “cavolo oggi è stata una bella giornata!”
non capisco.
non consideriamo la qualità della vita, ci sottomettiamo alle scontatezze, facciamo finta che le cose accadano al di là delle nostre possibilità o interventi. ma non è così.
possiamo fare molto.
direi che ce la possiamo fare.
quando vi guardate intorno lo vedete che non siete soli?
siamo tanti su questa terra. aiutate voi stessi, aiuterete anche gli altri.

un sorriso.

un sorriso anche a te. che sei sempre lì. nei pensieri, negli occhi, nel cuore.

esigenze e opportunità

standard 2 aprile 2012 2 responses

sono tornata… nel baratro.
tu, buio e silenzioso NULLA mi stavi di nuovo aspettando, con la bava che colava dalla tua bocca assatanata.
gli occhi socchiusi, vinti dal sonno.
palpebre lievi sorprese da pesanti responsabilità
i sorrisi che affievoliscono
il tono della voce cambia.
un infinito sonno vorrei che mi pervadesse
in ogni anfratto del mio cuore
spengesse il fuoco che arde
spengesse ogni speranza che lo anima
coprisse questo brusio che distrae
che deconcentra

il sonno mi assale
il baratro mi abbraccia
 

senza fine…

standard 15 marzo 2012 Leave a response

non so che scrivere
nessun amico può riempirmi questo vuoto
questa felicità perduta
nessuno mai può abituarsi alla sofferenza
nessuno mai potrà riportarmi NOI
TE
L’AMORE
come faccio a lasciarti andare
come posso pensare che non mi ami più
dove sono finiti i nostri sorrisi?
pensaci, pensaci… pensaci.
stare così male, farsi tutte queste domande,
cercare la solitudine…rifiutarmi, allontanarti da me,
distruggere tutto.
magari è stata la scelta sbagliata.
non c’è una parola che possa descrivere come mi sento
quanto mi manchi
quanto vorrei tu mi amassi di nuovo
non so più chi sono
non so più niente
solo che te non ci sei
e questa vita non ha più senso.
e quando il senso tornerà ad esserci…tu non ci sarai comunque.
e noi non ci saremo mai più
e la nostra unicità sarà impossibile da ricreare.
l’uomo dei miei sogni.
era una realtà.
è tornato ad abitare nei sogni adesso.

mi guardo allo specchio

standard 14 marzo 2012 Leave a response

sono senza parole
oppure le mie parole sono state sempre troppe?
la mia solitudine
il rifiuto
sentirsi sempre esclusi
vedere il mondo che vive
i sorrisi che scorrono, sotti i tuoi occhi
la felicità che tiene per mano tutti
ma non me

come ho potuto permettermi di non accorgermi di quello che stava accadendo?
come ho potuto permetterlo?
quando tutto era recuperabile
quando bastava uno sguardo
una carezza
un sorriso
una parola

quando la buona notte era normale
splendida

e le lacrime anormali
rare

mi sento spogliata della mia vita
come se me l’avessero portata via
mi hanno strappato il sorriso
il gusto di tutto

ciò che rimane è il succo della vita
l’essenziale
senza inganno.
la realtà è questa e il dolore è lancinante.