mille papaveri rossi.

standard 20 settembre 2010 2 responses

effettivamente avrei potuto.
avrei potuto rotolarmi sull’erba verde di Piazza Santa Maria Novella.
felice.

la vita è sempre fatta di scelte, qualsiasi sia il profilo che ci scegliamo di vivere.
se non vivi sei codardo e superficiale.
se vivi devi prendere precauzioni. devi attaccare la vita degli altri, che ti stanno intorno, dei paracadute.
ma questi, per quanto allenati e rodati siano, non sono sufficienti a sopportare l’urto dei cambiamenti.
ho sempre sbattuto in faccia alle mie responsabilità. mi sono schiaffeggiata per la mia imprudenza, mi sono odiata per la testardaggine.
non sono una santa
non sono una vittima
non sono una bugiarda
non sono una carnefice.
col fagotto dei miei errori vago nelle coscienze degli altri.
ne trovo di pulite, pure, candide.
ne trovo da sporcare, con i miei peccati.
non ho vendette da sfogare e i miei dolori, sono solo i miei.
nessuno dovrebbre soffrire del dolore portato da altri.
quel fardello viscido e scuro, quella massa informe di cui parlavo prima, oggi ha lasciato una scia.
unta, nera e distruttiva, come il petrolio.

le pagine di un racconto sono giunte dunque alla fine.
mi sento svuotata come se avessi sputato fino all’ultimo misero moscerino nella mia bocca.
perchè questo è il rischio.
quando corri, gli occhi, la bocca, si riempiono di cose.
ti fai sopraffare, non vedi, non senti più, pensi solo a quanto è bello correre, per mano alla vita, in quel momento.
non ho più l’età per giustificare le mie azioni e non penso sia nemmeno necessario.
tutti alla fine siamo egoisti e forse quella è la giustificazione più grande, che ci mettono nella testa fin da piccoli.
“mamma mi ha detto che la merendina è mia e la posso mangiare solo io”
sarà perchè mia mamma queste cose non me l’ha mai dette che da piccola non le ho fatte.
ma ora si.

non mi piace giocare sporco.
vincetele voi queste stupide battaglie.

io sono come Piero.
ingenua, illusa, magari egoista, ma perdente.

vizio.

standard 18 aprile 2010 3 responses

il sole batte sui tetti di fronte a casa mia.
è una domenica splendente di luce.
il mio cuore è ferito, come spesso accade, perchè mi preservo da tutto ma mai abbastanza.
vorrei ascoltare una musica così forte che mi illuda di non sentire per un attimo la delusione, che mi nasconda le voci che sussurrano, sempre più forte, nelle mie orecchie. sono parole di stanchezza, di logoramento.
mi chiedo il perchè ma non ho mai una risposta convincente. non ce l’ha mai nessuno. non sono mai abbastanza le cose che posso dire per giustificare questo vizio. come chi fuma e sa che gli fa male. non ho vizi di nessun tipo ed è forse per questo che non riesco ad uscire da questo. questa scatola è chiusa e nessuno mi apre e mi porta via, io da sola non ce la faccio a liberarmi, continuo a dimenarmi ma non è abbastanza. questa stanchezza non raggiunge mai l’insufficienza, rimane sempre in equilibrio, e mi tormenta. ciò che fa sopravvivere tutto questo è la paura.
la paura muove il mondo, fa fare le cose sbagliate, acceca gli occhi e fa essere egoisti.
io ho paura di perdere un pò di me, perdendo tutto questo, un “tutto questo” di cui non posso mai parlare, perchè non si può spiegare, perchè non si può, perchè nemmeno io lo capisco e lo so gestire. e questo egoismo ci cancella ogni giorno di più, lo strascico dei nostri rancori è pesante e prima o poi chiederà il conto.
non voglio sapere come sarà il mio futuro, non ho la presunzione di prevedere niente.
so come è stato il mio ieri, dove la sofferenza è sempre passata in secondo piano di fronte ad un sorriso.
so come è il mio oggi. il questo giorno di sole. è un oggi in cui le lacrime sono aratri che solcano il mio viso, è un oggi in cui mi sento umiliata, delusa, debole, invisibile.
è un oggi in cui so che cederò al mio ieri e forse è anche questo che mi fa stare così. la mia arrendevolezza di fronte alla paura, la mia percezione delle emozioni, sempre troppo esagerata. non ho bisogno di questo, non mi merito questo.
non so perchè, allora, in questo oggi di sole, ne sono ancora così dipendente.