MACEDONIA (CROCCANTE) D’AUTUNNO.

standard 5 dicembre 2014 22 responses

L’autunno è una stagione strana. Infradito e t-shirt. Piumini e kway. Ombrelli per pioggia o sole. Ti vesti ma hai caldo. Solo un po’ di lana e hai caldo. Occhiali da sole si o no?
Burro di cacao sempre in tasca. Profumo di mandarino e panettone, di frutti esotici tardivi, ananas e melone.

Macedonie insomma.
Macedonie d’autunno.

Di persone, sensazioni, cose che mi passano attraverso.
Macedonie di sguardi, interessi e osservazioni. Mai abbastanza.
Piogge torrenziali e km macinati con i capelli bagnati. Sudore che si mescola alle gocce, tutto si confonde.

Una macedonia ordinata e veloce, statica e scomposta.
Ogni cosa ha il suo posto, il suo prezzo, la sua banalità e origine.
Ogni cosa trova il giusto momento. Le mie paure per qualche giorno in un cassetto.
Autostrade bloccate come tutte le parole che voglio dire oggi, c’è coda al casello.
Idee che si spengono e accendono, intermittenti lumini di follia.

Macedonie croccanti d’autunno.
Arancioni di albicocche appassite, croccanti come le nocciole più sane, insaporite da mandorle profumate e mirtilli essiccati.
Una manciata di frutta secca.
Dolce, scricchiolante, intensa.
Un paradiso un po’ nebbioso, dai colori dell’oro. Dai nomi di muse liriche, ispirati e delicati.
Tanti sorrisi, sogni, abbracci.
Un uomo, chef e pasticcere, sublime.
Montare per 5 minuti e aggiungere sana follia.
La sana follia eravamo noi. Amiche, complici, conoscenti o sconosciute. Ma in certi casi basta poco a far brillare gli occhi di felicità.

Top Chef & Top Blogger in estasi!

Trovarci tutte e 10 ad assistere insieme a due ore di cooking class con Luca Montersino, un mago tra mousse e gelatine, liquirizie e lamponi, è stato un privilegio che non scorderò mai. Un connubio straordinario creato tra Top Chef e Top Blogger, fortemente voluto da Ventura, 70 anni di passione e competenza nel mondo della frutta secca, che ha desiderato unire in una sinergia perfetta chi ama e sostiene la qualità e il buon cibo. Il percorso del Simposio del Gusto si è concluso proprio nella serata del 27 novembre, con la cena realizzata dallo chef Montersino (che ha raggiunto il climax nelle splendide creazioni Rosa d’Oriente e Dolce Tramonto), nella straordinaria cornice del CastaDiva Resort & Spa, un luogo incantato e incantevole, sulla riva del lago di Como.

collage-castadiva

CastaDiva Resort & Spa…un’accoglienza da VIP!

ventura-collage

Ventura – solo la frutta più buona e una giornata fiabesca…

Per quante parole poetiche io possa trovare, non saranno mai abbastanza per descrivere ciò che ho avuto l’onore di vivere.
Grazie, dunque, a tutte le presenze virtuali, concrete, sempre e comunque ESSENZIALI per la riuscita di tutto questo.
Grazie alle mie amiche, vere TOP BLOGGER, con le quali ho avuto l’onore di condividere questa av…VENTURA!
Da Silvia, Cranberry e Angela trovate già un meraviglioso assaggio…presto saranno online anche i racconti da sogno di Ada, Monica, Monica, Roberta, Vatinee e Valentina!

Una carezza da una foglia d’autunno, croccante, gialla, imprevedibilmente bella…

Berry

ps: SIIII il mio blog è tutto nuovooooo!!!! Vi piace???

L’INFINITO (e l’oltre).

standard 14 novembre 2014 14 responses
Quei giorni dove la parola D I S T R A Z I O N E non è sufficiente.
Deficit d’attenzione elevatissimo.
Non so se è la fame, il weekend in arrivo, il calo di interesse verso certe cose e l’aumento vertiginoso verso altre. Forse il tempo che rincorro.
Mi concentro su ogni pensiero ma diventa trasparente, non lo acchiappo.
Che mattonelle scelgo per la cucina?
E Mirtillo come starà lì dentro? Cresce?
Riuscirò a dormire di nuovo senza svegliarmi centomila volte?
Il mio post di oggi sarà all’altezza degli altri?
E l’infinito verso cui mi sono lanciata sarà accogliente?
Con certezza posso dirvi che il posto dove sono stata lo scorso fine settimana era mooolto accogliente. E poi ero lì con alcune Bloggalline moooooooooolto speciali. A parlare di cose che vanno ben oltre l’infinito di cui sopra.
Quelle cose che ti immagini solo nei sogni ad occhi aperti, sdraiata nel letto a fissare il soffitto, che si compone di scritte ad acquerello che poi pufffffff svaniscono.
Il mio soffitto è sempre stato pieno di parole. E adesso sono così concrete che le possono leggere tutti, Mirtillo compreso.
E posso permettermi anche delle piccole distrazioni. Perché questi sogni rimangono lì, ancorati al cielo, sospesi. Incastrati in ogni mattonella, appesi al muro, scivolano sul vaso di fiori, sui rami d’autunno, sulle colline e finiscono tra le mie mani.
“Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura.”
 
Pucci Country House – Ferentillo (TR) – www.puccicountryhouse.it/

 

Con un dito disegno arcobaleni. Mai da sola.
Ogni frammento si unisce e si discosta, come fosse una danza di stormi di uccelli, che riscoprono la primavera.
E io attendo la mia prossima primavera con un desiderio mai avuto prima.
Trotterello verso la prossima avventura, che mi porterà a Como, in uno splendido contesto, ospite dell’evento organizzato da Ventura TOP BLOGGER 2014.
Sapete cosa ho ricevuto? Guardate la foto sotto ^_^
^_^ MIRTILLIIIIIII!!! – Ventura TOP BLOGGER 2014

E ora lasciatemi qui…

“…Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:

 

e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

GIORNI A SEGUIRE…

standard 1 agosto 2014 17 responses
Ho scritto la data.

Di questo giorno al contrario. Così per capire che ancora deve quasi nascere.
Le mie notti senza sogni sono strane.
Mi addormento affondando la testa sul cuscino, pesante come un troll impietrito, mi risveglio la mattina che non so nemmeno di che colore erano le stelle. Non ricordo i baci, le carezze, il peso delle lenzuola. Non ricordo l’ultimo pensiero che ho fatto, a chi l’ho dedicato.
Deve essere il buio della stanchezza.
Si mangia la coscienza e l’inconscio, affamato buio, addormentata mente, silenzioso compagno di giornate strane.
Insomma in pratica. Mi addormento la sera e mi risveglio la mattina.
E fin lì tutto ok.
Un lungo sonno senza alcuna pausa. Non ci sono sfumature, non c’è spazio per la sete, per i sospiri, per le fusa dei miei gatti.
Lo strascico, il recupero, il riposo del guerriero.
I capelli che scivolano come l’acqua sul marmo.
Le mani che solcano la pelle di chi ti è accanto.

E anche se sogno è tutto così incasinato da non lasciare alternative, dimentico.

L’unica cosa che non dimentico è che sta per scoccare l’ora beata delle ferie.
Alle 18 in punto il mio orologio mentale si affloscerà, tipo gli orologi di Dalì. Il tempo non avrà più senso, lo scorrere delle giornate sarà definito dai sospiri e dalla crema solare, gli impegni cadenzati come i passi di un camaleonte. Lenti. Occhi socchiusi. Penombra. Niente affanni.
Perlomeno questo è quello che vorrei.
Poi, conoscendomi, so che lo renderò impossibile a partire dalle 18.01. Troppe idee e desideri concentrati in (sempre e comunque) giorni limitati.

Ma sono felice. In fondo per me l’arrivo delle ferie è come un piccolo time out. Valutazioni e pensieri come se fosse dicembre insomma…questo 2014 è stato finora impegnativo. Incasinato da morire, pieno di aerei, viaggi (di lavoro), di progetti, di nervosismo, di insoddisfazione (lavorativa anche questa).
Ma, dicevo, sono felice. Meglio ancora…sto percorrendo la mia felicità. A volte ho paura, a volte sono intimorita, ma vado avanti, prendo decisioni (importanti), sfido le tempeste del lavoro perché il mio amore è così forte e attivo che non si smonta. 
L’estate, che per me inizia tra qualche ora, sarà un’estate al risparmio, ma sempre
F E L I C E
Niente viaggi vagabondi, niente strane perlustrazioni europee. Qualche giorno dai suoceri, qualche giorno da amici (in Sardegna ^_^ ) e qualche giorno dai miei. Tornerò a Firenze e la giostra continuerà a girare, certe cose non cambieranno MAI e altre invece sono sicura che andranno sempre meglio.
Nel mio prossimo futuro ci sono un paio di cose sicure.
Il mio sorriso.
Il blog.
La mia voglia di amare. E di correre.
E il nostro ? matrimonio ? tra 9 mesi (voglio sentire un coro di “woooooooow”!!)

Vi bacio, vi stringo, vi aspetto.
…e di certo, tra 9 mesi, non sarò vestita così. ^_^

MESSAGE IN A BOTTLE.

standard 30 giugno 2014 18 responses
Vi capita mai di sognare qualcuno e di non potervi trattenere dal dirglielo?
Anche se questa persona non fa più parte della vostra vita, si è allontanata per uno scalino salito nel modo sbagliato, qualche anno fa? Ecco, a me succede spesso, soprattutto con questa vecchia amica, ormai molto lontana da me. Con lei ho condiviso cinque anni bellissimi, di risate e confidenza, di amicizia vera, molto intensa e sincera. Poi, come quelle palline di Natale vintage di quel vetro leggero e fragile, si è rotto tutto. Si è infranto tra le mie mani, senza che me ne accorgessi – come al solito -, anche se ero una delle attrici principali, in quella sceneggiatura confusa e quasi senza senso che ha avuto seguito fino a qualche anno dopo.
Mi capita di sognare che ancora siamo amiche.
Sarà il senso di colpa, che ho sempre mal gestito, che mi lancia delle piccole frecciatine quando mi addormento, per ricordarmi che questo scheletrino nell’armadio non l’ho mai voluto sistemare davvero? Chissà. Oppure è solo la sensazione di qualcosa che è stato così imprevedibile che mi ha lasciato incapace di intendere e di volere per un po’. Tutt’ora a distanza di anni non so trovare la giusta spiegazione, non trovo esatto il ruolo che mi è stato affibbiato all’epoca dei fatti
Non ricordo cosa accadeva nel sogno di preciso e perché eravamo insieme, forse perché pensavo a lei qualche giorno fa, perché non ho mai smesso di lambiccarmi il cervello su questa cosa, perché nel libro di Murakami che ho da poco terminato si parla proprio di amici dimenticati, di vita che copre altra vita come fosse sabbia del deserto, la copre ma non la cancella, e poi questa sabbia d’improvviso vola e tutto ti guarda in faccia come fosse un altro TE allo specchio. Due realtà, due vite parallele ma completamente diverse, l’ammissione di colpa, la ferita di una mancanza, la sensazione (comunque) di aver perso qualcosa.
E così scrivo qui, sperando che in qualche modo venga letto, affido il mio pensiero alle righe del blog come fosse una bottiglietta in mezzo al mare, cullata dalle onde, abbracciata da nuovi sorrisi ma sempre e costantemente con il ricordo vivido e felice di quell’amica così importante.
Scrivo forse per chiedere scusa ancora una volta, una parola che non è mai bastata nemmeno a me che la pronunciavo. Non ho mai cercato di giustificare me stessa, forse mi sono solo nascosta.
Forse sono ancora un po’ confusa in merito. Forse dovrei smettere di pensarci. Forse sono troppo profonda e introspettiva. Forse nemmeno lei ci pensa più.
Però mi piacerebbe che la vita ci facesse rincontrare. Riabbracciare ed essere complici come lo eravamo. So che potrei farlo accadere io, che sono tanto brava nelle riconciliazioni, che non conosco rancore o slealtà. Ma dopo sei anni mi chiedo cosa sia rimasto dentro il suo cuore, forse meglio aspettare ancora, che quello scheletro diventi per entrambe cenere, che in fondo è molto simile alla sabbia…ruvida, leviga, aiuta a cancellare le cose superficiali ed a far affiorare quelle che stanno in fondo, le più dure da sconfiggere…le cose belle.
L’andamento della vita è come un susseguirsi di curve, ci sono dei rettilinei più lunghi che ci fanno incontrare persone per più tempo, alcune rimangono nonostante gli sbandamenti, alcune sono passeggere ma ugualmente importanti, perché magari la curva da affrontare era difficile, alcune sono dei lievi spostamenti dei capelli dalla fronte, altre sono la tua solida strada. L’amicizia è per me come un guard rail, una certezza, una sicurezza, un appiglio, un impegno. E’ una storia d’amore che ho sempre voluto coltivare e mai abbandonare, fino al suo respiro più flebile, che gridava all’eutanasia, alla fine, alla morte.
Probabilmente fino all’Università non avevo mai assaporato cosa realmente può darti un amico. Ero sempre stata timida e sfigatella, almeno fino alle medie, quella che rincorre sempre gli altri per essere considerata…e un po’ così lo sono rimasta, con questa sensazione perenne di colpa per qualsiasi inezia…ma ho anche goduto (e tuttora ne godo) della vera amicizia, passando da quelle soffocanti e totalizzanti fino a quelle vere, emozionanti, di colori accesi e profumati abbracci.
E quindi, cara amica S., ti ho sognata.
Ho smesso di credere nelle favole, ma ogni tanto, nonostante il cinismo che sta dilagando, le persone si corrono ancora incontro, cancellando le distanze e le brutte memorie.

Piedi nell’erba e tre piccoli fiori in miniatura

DOUBLE DREAM, ONE LIFE.

standard 16 aprile 2014 22 responses
Vi capita di ricordare i sogni che fate?
Di appuntarli e riuscire a non farli essere delle parole vuote e senza corpo?
A me capita di ricordare alcuni sogni, ma rimangono lì, in quello spazio senza colori e senza voce del mattino, quando aprendo gli occhi l’unica cosa che capisco è il bacio del mio principe che scappa a lavoro, ma senza cavallo bianco.
E poi ci sono i sogni doppi, i sogni dentro i sogni, quelli che ti svegli ma in realtà stai ancora sognando. Che cammini, parli, alzi la testa dal cuscino, fai domande e mandi messaggi con il cellulare…mentre dormi.
Allora mi sveglio, stavolta davvero, e cerco il significato. 
Se dovessi credere a tutte le cose che mi dicono le interpretazioni dei miei sogni sarei:

1. Pazza (che un po’ è anche vero).
2. Psicologicamente instabile.
3. Insoddisfatta totalmente dalla vita.
4. Soddisfatta pienamente dalla vita.
5. Sola.
6. Innamorata e corrisposta.
7. Abbandonata da tutti.
8. Sull’orlo di un precipizio.
9. Sorridente ma non troppo…

…e potrei continuare con un lungo elenco. La mia incoscienza ha dei seri problemi di personalità, a quanto sembra. Si confonde con tutte le cose che penso ogni giorno e tira le somme, buttandomi ogni notte in storie diverse che, però, non sono capace di scrivere, ne’ di tradurre correttamente come vorrei.
Ho smesso anche di provarci, non ne vale la pena. 
E così faccio di solito quando mi rendo conto che non sono in grado. La consapevolezza è una cosa fondamentale per me. Perché tutto questo rincorrersi di sogni, di vita, di realtà, di pensieri forse è sintomo di una frenesia che ho sempre avuto dentro, che si è riflessa nelle mie attività, nel mio carattere, nel mio modo di non essere mai stanca e mai troppo impegnata per poter aggiungere qualcos’altro e qualcosa ancora.
E allora vi svelo un segreto…non ci sono ancora arrivata a perdonarmi per non (voler) riuscire a infilarci tutto, nelle mie giornate, però sto cercando veramente di volare alto per capire cosa risalta di più, in quel marasma di cose/occhi/persone/profumi/idee.
Non so se funziona, con una come me, questa formula delle priorità, però non mi piace essere statica, non mi piace dire a me stessa che ciao ragazzi, io sono arrivata e oltre lì non posso andare. 
Mi metto alla prova. Sperimento. Testo, impasto, intruglio. Non uso formule o manuali, solo la mia spontaneità.
Questo mi piace, mi rende felice. 

Venghino siore e siori, non c’è trucco, non c’è inganno, non c’è macchinazione.

Tutto quello che posso fare è mettermi NUDA di fronte a voi con il mio atto di spontaneità. Come fosse un proclama da affiggere in piazza io scrivo qui ogni mia sensazione al riguardo.
Mi perdoneranno tutti coloro che si sentono trascurati, non coinvolti, erroneamente scavalcati…sto solo cercando di fare una giusta selezione, prima o poi si deve anche imparare a scegliere. 
E poi magari mi tufferò di nuovo nella mischia…

…chissà.

Con affetto e disattenzione, 
la vostra Berry

Douane Hanson – Flea Market Lady (1990)
Guardate bene…non è una foto, è un’opera scultorea composta, corrente artistica dell’iperrealismo. Fantastica.



Ps: Non vi crucciate se non ci avete capito niente in questo post. Nemmeno io capisco cosa scrivo a volte. E’ il mio modo goffamente poetico per scusarmi dell’assenza, del turbinio di parole e dei silenzi, di come non riesco ad essere presente su tutti i fronti come e quanto vorrei…la mia vita da un anno a questa parte si è arricchita di una presenza, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, per la quale non mi pesa prendere le distanze da un bel po’ di cose che prima (senza rendermi conto) erano diventate parte della mia vita più per bisogno di racimolare presenze e impegni che altro. Poi ci sono anche dettagli (e soprattutto PERSONE) che non vorrei perdermi ma sono certa che non sarà una vera e propria perdita, ma solo uno stop, una pausa necessaria per prendere fiato. Mamma mi ha sempre detto che fin da piccola ero un vulcano di energia, che mai voleva “negare” la propria partecipazione o presenza, ammettendo di aver scelto altro, di non essere stata capace di farcela. 
Ora invece ce la faccio, posso dire di NO.
Ma il mio NO è una carezza, un dito sulla bocca per non parlare, per farlo al meglio quando, anche io, avrò costruito la mia vita.
Forse è proprio così che si capisce che si è trovato l’Amore.
Dove dico NO posso dire tantissimi … SI!
Vi bacio a tutti!

HUSTON, MI RICEVETE?

standard 10 marzo 2014 22 responses
Toni Servillo ne La Grande Bellezza










Dove eravamo rimasti? Ah, si, ora ricordo.
Perdo il contatto con la realtà…mi capita sempre più spesso.
Mi succede anche quando sono alla scrivania, a lavoro, nella situazione meno probabile…mi distacco. Tipo quando la capsula abbandona la sua stazione spaziale, verso l’atmosfera terrestre.

 

Tipo quando mi astraggo, pensando alla soluzione di ipotetiche situazioni poco verosimili.
Tipo quando guardo un film, come La Grande Bellezza.
Mi trovo lì a fissare le immagini che scorrono, evocando in me emozioni nelle quali non trovo nemmeno parole. Sono emozioni mute, sconosciute, ma non creano alcun disagio.
Le emozioni della poesia, dei sorrisi regalati, delle carezze sui capelli lisci.
Squilla il telefono e mi sveglio dal torpore.
L’attenzione cerca un appiglio valido, non un chiodino appena penetrato nell’intonaco, così fragile e pronto a sgretolare il muro intorno a se.
Non ho voglia di stare attenta, non oggi, in questo venerdì in cui trascino i miei pensieri come fossero il cappotto di un barbone solitario, all’angolo della strada.
Lascio la scia, con questo cappotto, ma è una scia che si cancella, si sgretola come il debole intonaco. Perché non sarò mai una vincente, una che coinvolge, che lascia il segno. I miei racconti rimarranno sempre qui, tra me e voi, limpidi e inermi lettori di questo blog fine a se stesso.
Un po’ la volontà, un po’ la mia scarsa capacità. Le mie lacune si arricchiscono di libri non letti, di tempi persi, di chat e dialoghi troppo brevi per essere dialoghi.
Quindi era venerdì, quando queste parole mi scorrevano tra le dita, ma non ero ancora pronta per pubblicarle. A volte mi percorre una smania di rendere accessibili a tutti i miei pensieri, altre volte mi sembrano troppo poveri e con troppa poca qualità per farli leggere ad altri. 
Ma in fondo arrivare qui, nel mio modesto blog, è una scelta. 
Se avete scelto di esserci non saranno questi post stanchi a farvi andare via.
 
? E poi c’è da festeggiare Le Bloggalline! Due giorni fa era il nostro primo compleanno ?
Andate a leggervi il nostro post corale!

TRANNE ME.

standard 14 gennaio 2014 44 responses
Appena ho aperto gli occhi mi è apparso, parola per parola, il sogno fatto.
Ho sognato che compravo una Bentley. Una berlina, rossa, ovviamente con la guida a destra.
La pagavo subito, in contanti, 12.500 Euro. Poi salivo, cercavo di capire come funzionasse e ingranavo le marce…certo, non era immediato, però guidavo. Accanto a me c’era il Bullo, dopo un po’ facevo guidare lui. Mentre andavamo mi ricordo di aver pensato (sempre in sogno) perchè avessi dovuto cambiare auto, visto che la mia Clio andava benissimo…però questo pensiero svaniva senza tormentarmi più di tanto e mi lasciavo trasportare, chiudendo gli occhi, tra le curve dolci che costeggiavano la scogliera.

E mi è venuto in mente l’inizio di una storia. Che poi è solo l’inizio, quindi non serve a niente però, vista la totale assenza di tempo e modo di scrivere due righe in questi giorni, ho cercato di concretizzare lo stesso…

La casa, su una scogliera. Un faro eroso dal tempo e dalla salsedine, una luce costantemente accesa, la luce della salvezza, della speranza, dell’approssimarsi, della vicinanza, del controllo, della costanza. Una moderna Raperonzolo dai capelli rossi fuoco, lunghi e morbidi, come le lingue di sole all’alba del mare.
Capelli rossi, scogliere appuntite e bianche.
Navi che lasciano una scia continua di strette e frequenti onde, cioccolato scuro, che si fonde lasciando le nocciole galleggiare sul mare.
Immagini ricorrenti, racchiuse dentro un nocciolo di pesca, come tante piccole matrioske. Una buccia pelosa e vellutata, un morbido frutto profumato, un rigido guscio bucherellato, un seme di forma allungata con uno strano tesoro all’interno. Il peso è leggero, tra le mie mani, ci gioco, lo tiro in aria, sento il vento sibilare in quei fori.

Vorrei raccontare una storia, tante storie. Vorrei raccontare.
Di me, di quello che succede tutti i giorni, dello spazio e del tempo troppo occupati, di come scorre tutto via e lascia sorrisi, di quelle giornate storte e nate male oppure di quelle felici e piene di occhi lucidi di emozione.
Ieri era così. Un giorno azzurro. 
Azzurro come il cielo di questo inverno caldo.
Azzurro come i palloncini che ho portato a Tommaso, la creatura meravigliosa che è venuta al mondo da mia cugina e suo marito.
Azzurro come lo sfondo del mio computer.
Azzurro come gli occhi del mio Amore, che mi riempie le giornate anche quando non c’è, perchè c’è sempre, sempre, sempre.
Azzurro come il mare che vedo nel mio sogno, mai troppo profondo.
Azzurro come i mondi che vorrei esplorare.
Azzurro di pienezza.
Azzurro di quantità.
Ogni giorno è un simbolo per il quale vorrei inventare un nuovo ideogramma, trovare le parole, le virgole necessarie. Ma ho imparato che non sempre c’è qualcosa di necessario, di indispensabile, di urgente, di ovvio.

TRANNE NOI STESSI.
Jack Vettriano

SOGNI PARALLELI.

standard 18 settembre 2013 33 responses

Ti prego, dimmi che non mi hai lasciato. Dimmi che sei qui, che la tua bocca mi bacerà ancora, che se voglio addormentarmi con la tua mano che mi stringe potrò farlo sempre. 
Sudo. Mi sveglio. Piango. Il mio incubo persistente, l’abbandono. La menzogna, il crollo dei progetti, degli sguardi verso il domani, insieme. Ma è solo un sogno, il cuscino mi racchiude, morbido, per il resto della notte…e la sua mano è lì, che stringe la mia.
 
Ti prego, dimmi che stai scherzando, amore mio! Non puoi credere che sognavo l’esatto contrario di ciò che ti ha turbato: festeggiavo il nostro futuro insieme! 
Mi asciuga le lacrime con le sue mani adorate, calma i miei singhiozzi. Nessuno mi abbandona, se non quando chiudo gli occhi e il buio mi circonda.
I miei gatti giocano, sono le sei del mattino, posso ancora dormire. 


La mia settimana è iniziata così, altalene, improvvise mutazioni.
Così la scorsa settimana si è appena conclusa, lasciando una scia strana dietro di se.
Ci sono dei contrasti che sono come le caselline della dama. Si posizionano in modo alternato, chiaro – scuro, bianco – nero, distinguendo i momenti. Solo il futuro è incolore, protetto dalla sua aura nebbiosa e stratificata da troppi desideri di conoscerne il contenuto.
Il futuro non ci appartiene. Forse solo la mattonella che abbiamo sotto i piedi è nostra e poi nemmeno lei, di nuovo non ci appartiene più.
Rimane l’essenza.
Rimane quel giovedì sera passato a domandarsi perché. Che anche se tu non sai nemmeno di che colore fossero i suoi occhi, percepisci l’angoscia di chi li conosceva bene.
Rimane un venerdì tormentato dai dubbi.
Rimane un sabato di sorrisi, perché in fondo chi se ne va non torna, anche se tu piangi.
Rimane l’essenza.
 
Mi sento un pizzico più saggia. Sempre la solita spaccona, polemica e arrogante, ma ho tra le mani tutto quello che mi serve per non smettere più di sorridere.
La nostra felicità dipende solo da noi, dall’intensità del nostro sorriso, dalla profondità della nostra vita, dall’insensatezza dei nostri lamenti e dalla continua voglia di fare. Ci possono essere circostanze, momenti, flussi negativi, ma non mi permetterò MAI di smettere di viverlo, questo O G G I.

****

Per chi si è preoccupato per me dico Grazie! Sto bene. Il Bullo non mi ha lasciato. E’ che quando succede qualcosa di molto grave e molto triste, anche se non mi colpisce direttamente, in qualche modo mi fa riflettere.
Vi regalo il mio inno alla vita:
Bullo, Baguette e Chorizo. TRI(S)PUDIO d’amore.

L’isola che …c’è!

standard 25 agosto 2012 13 responses

riflettete. avete mai sperato di incontrare qualcuno di impossibile, nella vostra vita, nella vostra infanzia?
lo avete mai desiderato così tanto da sognarvi la scena insistentemente fino dalla tenera età delle scuole medie, nell’ingenuità degli 11 anni, fino a portarvelo dritto dritto fino alla vostra maturità?
avete mai ricoperto la vostra stanza di foto e il vostro cuore di lacrime anche solo per credere, per un secondo, che la faccia del vostro idolo si materializzasse di fianco a voi?
io si.
per il più lungo amore della mia vita. duraturo, fedele, costante, inspiegabile.
ma soprattutto, come tutti questi amori, impossibile.
nonostante i miei (quasi) trenta anni non ho mai smesso di essere una bambina, di fronte a certe passioni.
la Juventus (e Alessandro Del Piero) e i Take That, con Mark Owen.
quello bassino.
quello biondino con la voce da papero.
quello canta ma non è il cantante e balla ma non è il ballerino.
insomma, non è che c’è bisogno di spiegare o giustificare, certi amori nascono come l’erba gramigna nei vostri amati giardini e non se ne vanno mai più.
la mia sana passione (e mi piace chiamarla così perchè non ho mai “esagerato” nel mio modo di esprimere questo innocuo amore) per lui, una decina di giorni fa, ha portato ad un incontro.
un momento, qualche istante, un soffio di vento nella vita del mondo, ma per me è stato come una luce che si è accesa, nel corridoio della mia vita, illuminando tutto il percorso che ho fatto insieme a lui e alla loro musica.
il 16 agosto, alle ore 12.15 circa, in quel di Londra, ho incontrato Mark Owen.
ho incontrato i suoi occhi, i suoi capelli color miele, il suo mondo, le sue mani sulla mia schiena, quasi indecise.
ho accartocciato il mio inglese in qualche parola idiota e l’ho fissato come uno stoccafisso appeso al banco del mercato, pieno di sale.
ho assaporato il gusto di essere lì, in quel preciso istante, di aver indovinato qualcosa nella mia vita.
appena dopo il suo saluto, ho pianto.
lacrime di gioia, di emozione, di un’attesa lunga 18 anni, lacrime di insensatezza di fronte a tutto quello che avrei voluto/potuto dire e (ovviamente) non ho detto.
ho pianto perchè ero libera.
in fondo ogni passione ci imprigiona in qualcosa, ci fa sentire bene ma allo stesso tempo vittime di un incantesimo che difficilmente sarà spezzato, se non grazie alle stesse mani di chi lo ha creato (le nostre) o alla decisione che solo un evento così importante può farlo.
si è aperto un lucchetto.
le prime parole che ho pensato sono state “ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ora posso seriamente pensare di amare qualcun’altro veramente” 🙂
mentre scrivo so’ che ci sarà chi ride, chi approva, chi mi crederà una sciocca.
ma questa è la mia vita ed io sono anche questa.
una bambina che piange, abbracciata alle amiche, dopo aver coronato un sogno.
dopo tutte le lacrime condivise con tutti voi durante questo 2012 volevo condividere questo momento direi quasi “tenero”, di certo non ossessivo o patetico, speciale e difficile da spiegare.
averlo accanto per quell’istante mi ha reso così felice che spero che ognuno di voi abbia l’occasione di poter esaudire un desiderio, uno di quelli così profondi e intensi che possa sprigionare questa energia e soddisfazione tali da riuscire a stare in pace con se stessi e con il mondo almeno per 24h (visto come solitamente viviamo contratti, con la paura di sorridere, di lasciarsi andare, di appassionarci a qualsiasi cosa).
io sono fortunata, posso permettermi di dire che ce l’ho fatta. sono fortunata perchè scelgo ogni giorno di amare e di appassionarmi. e questo, ogni tanto e in modi assurdi, viene ripagato.
anche se solo per quell’attimo lui è stato lì, accanto a me.
amate. non smettete mai di sperare. nel vostro Dio, nel vostro cane, che il vostro vicino di casa suoni alla porta, nel vostro lavoro, in voi stessi.
le affinità tra queste cose potreste trovarle dissonanti ma non è così.
è per questo che continuerò a tifare la mia squadra e ad amare la loro musica.
le passioni, quelle sane, belle come il sorriso di Mark che si accorge di avere la bottega dei pantaloni aperta mentre si fa le foto con me e le altre ragazze, sono le passioni che tutti dovremmo avere.
arricchiscono, fanno battere il cuore, fanno conoscere altre persone che come te le condividono e, soprattutto… ti fanno tornare bambino. senza bisogno di essere Peter Pan.

detto questo una piccola postilla: io non provo gusto nel denigrare le passioni altrui e nell’interessarmi degli insuccessi di chi non apprezzo. alimento ciò che amo ogni giorno e non cerco mai di provocare chi non la pensa come me solo per raggiungere uno scopo assurdo di considerazione, scontro e inutile perdita di tempo. 

un fiore di cera

standard 19 luglio 2012 Leave a response

ignoro a grandi falcate la mia sensibilità. 
chiudo porte, scappo avanti, senza curarmi dei dettagli.
è lì che inciampo.
nell’illusione di aver scampato ogni pericolo.


sfinita.
le nuvole sfilacciate dal vento, informi, devastano il cielo azzurro sconfinato.
non so se esiste una prospettiva perfetta
un modo impersonale di scrivere
un sospiro meno profondo, che risuona.


non sono io
non sono io
mi spoglio di questi nuovi vestiti
come calamite ritornano
schiaffeggiano la mia ingenuità.


cattivi
bastardi
malsani
la povertà della mia anima violentata
occhi chiusi
involuzione e battiti
battiti di ali si perdono nell’aria
cormorani e tramonti allargano la vista
ma i pensieri, quelli no, non si diradano come la nebbia delle pianure.
mi sveglio dal sonno
il mio letto galleggia, tutto è sospeso.
sospeso per un tempo indefinito.
per curare dolori indefiniti.
una stanza senza pareti ma gabbia
un disperato modo invertire ciò che rimane di me.


un fiore di cera, con la sua pelle morbida, sotto il sole lascia le tracce inquiete.
la cera si fredda.
le tracce sopravvivono.