#mercoledì BIANCA NEVE

standard 9 novembre 2016 8 responses

Tiepidi, tra le mani
Purezze, spine, domani.

Bianca Neve
Petalo sfuggente
Ricordi?
C’era il mare chiuso in un vaso.

Lo ascoltavamo in silenzio.

Il suo fragore ridondante, l’odore.
Bianca Neve sciogli il tuo candore.
Confondi il tuo bianco col mare.

Mary Pellegrino, Dafne’s Corner, foto inedite.
Berenice Boncioli, Mirtillo & Lampone, parole inedite.

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#mercoledì INTENSITA’

standard 12 ottobre 2016 6 responses

Io sono il tempo

Tu sei foglia rossa di calore d’autunno

Io scorro incessante

Tu ti trattieni, densa

Io mi lascio spesso vivere

Tu decidi, scegli, ti fai raccogliere.

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Ci sono dei #mercoledì magici, quelli con la M maiuscola, in cui lavori, scrivi, progetti, ti innamori.
Non tutti i giorni sono uguali, non da quando ci conosciamo, da quando le nostre vite hanno preso la stessa direzione e si sono scontrate.
In uno di questi folli scambi di idee, parole a vanvera, a volte forti, a volte leggere, abbiamo detto “Si! Facciamolo”. Ed eccoci qua.
Sarà l’ennesimo scambio del web, foto, parole, intuizioni pulite e senza futuro. Sarà l’ennesimo, certo, ma è il nostro. Il nostro modo di comunicare.

Mary Pellegrino, Dafne’s Corner, foto inedite.
Berenice Boncioli, Mirtillo & Lampone, parole inedite.

Tutto questo è il nostro #mercoledì.

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HURRY UP.

standard 22 dicembre 2015 6 responses

Presto che è tardi.
Corri.
Apri gli occhi.
Sveglia.
Tic tac.
Noncelafaròmai.
Mammamamamamambabbababdadadadadattatatatatata.
Si, buongiorno chicco.
Cazzooooooooo non ho sentito la sveglia!
Sono già le sette (di mattina).
Ho sonno.

Con il Bianconiglio sotto braccio inizio tutte le mie giornate. Ma manca un giorno, un solo giorno. Qualche ora di lavoro, qualche non ora di sonno, qualche lavatrice in più e ci siamo, vacanze. Vacanze da me stessa, vacanze dalla fretta (forse…), vacanze dalla sveglia del cellulare. Ma, c’è un ma. Prima delle vacanze, devo fare la valigia.

Valigia di nuvole e pensieri, quella che metto via, leggera e intensa, di un 2015 denso come la nebbia di questi giorni. Raccolgo tutte le cose che sono successe in questo anno e le metto lì, da una parte, ho bisogno di ordine. Le raccolgo come fossero margherite in uno sconfinato prato verde, in primavera. Bianche, piccole, innocenti, luminose. Fanno volume perché sono tante, ma la loro morbidezza le rende accoglienti e piacevoli al tatto. Somigliano molto al mio vaporoso vestito da sposa. Bello il mio vestito. Lo adoro. Vorrei metterlo di nuovo solo per provare quella sensazione di frizzante brulichio nello stomaco che avevo quel giorno. Entro nella valigia anche io perché ho bisogno di luce. Di profumo inebriante, di rinascita. Ho bisogno di cancellare con quel candore le mie occhiaie, fisse ed indesiderate ospiti del mio volto stanco.
Faccio la valigia e penso a ciò di cui ho bisogno, che non si può comprare, non si può barattare, non è monetizzabile e non ha forme definite.

TEMPO.

Tempo sotto forma di secondi, minuti, ore. Tempo per gustare, accarezzare e soppesare. Tempo da perdere, tempo in abbondanza, tempo relativo. Un tempo senza lancette dove godere la vita in ogni sua sfumatura boreale.
Tempo. Il tempo immateriale e ingestibile, non elastico e un po’ infame. Tempo. Del tutto diverso da una valigia dove puoi infilare le tue cose fino a farla esplodere. Tempo maledettamente corto e mai abbastanza. Perpetuo, costante, inesorabile. Vince sempre lui.
Tempo delicato. Prezioso. Ce ne dobbiamo prendere cura.
Tempo amico e nemico, bastardo e gentiluomo, illegittimo detentore delle mie giornate corte ed in affanno. Ti osanniamo, ti vogliamo, ti desideriamo più di qualsiasi attore o di qualsiasi gioiello. Ti ripetiamo, come mantra, come se bastasse per prolungare la durata delle cose belle. Se tu fossi uomo, Tempo, io sarei una moglie adultera.
Tempo. Ti bramo. Ma non posso averti come vorrei. In fondo non sei tanto diverso da tutte le altre cose necessarie della vita.

Faccio la valigia e sospiro. Mi guardo intorno, come un fermo immagine aspetto che la giostra si fermi.
Un solo attimo. Prima che sia troppo tardi per chiedere di respirare senza affanno.
E’ difficile, ma è bello anche così. Rimbalzare impazzita e carica di sonno non diminuisce la mia fortuna.
Grazie, questa vita è una cosa meravigliosa.

Auguri a tutti <3

felicità

AD AGOSTO.

standard 19 agosto 2015 1 response

Curve sinuose
Cristalli di luce del mattino
Scompaiono le ombre

Agosto lento, infinita distesa di momenti dorati
I miei pensieri croccanti calpestati
Fanno rumore

Lasciati andare, lasciali andare
Nessun potere
Nessun valore

Catene di pensieri croccanti e parole
Scivolo sulle esse sibilanti e assenti
Sorvolo mondi rumori e favole stridenti

Parole, incidenti.

agosto

Agosto. Cucù.

MAI SPENTO

standard 30 giugno 2015 1 response

Acceso. Spento.
L’accesso alla mia anima, spento.
Insensibile combattente, spento.
Chiudo gli occhi allo specchio, mento.
Bugiarda, irrisolta, ingorda, mi costringo all’estremo.
Guardo in basso, vedo solo le nostre dita.

Nel pozzo dove ci siamo infilati, alla fine del tempo, solo noi.
Un passaggio stregato di stelle
Un cilindro chiuso di spazio
Un cielo di occhi e illusioni.

Acceso, mai spento.

FUORI STAGIONE.

standard 12 maggio 2014 32 responses
Cerco le mie storie tra le curve dei piccoli sassi sulla spiaggia.
Mentre cammino li vedo luccicare, bagnati dall’acqua.
Il mare è fresco e sa di primavera. Rubo i suoi sassi ma loro brillano solo al mare.
Spostati dalle onde
Levigati dal sale
Dimenticati dal vento
Arroventati dal sole
Aspettano.
Aspettano che io li raccolga, che io racconti anche la loro, di storia.
Questa forma rotonda ha un certo peso tra le mie mani. E io dimentico tutto. Dimentico il tempo, i perché, tutto ciò che è accessorio, a parte respirare.
Dimentico la punteggiatura
Le forme
Lo spazio circostante
Ho bisogno di ritrovare anche il mio nome tra i granelli di sabbia.
Mi perdo così facilmente in questa vita “da elastico” che a volte non ricordo nemmeno il mio nome. Per necessità si fanno così tante cose che non ci piacciono che ad un certo punto non ci si ricorda nemmeno cosa ci piace veramente. 
E così mi dimentico tutto quello che non serve. E tengo solo il sasso tra le mani. E le uniche forze si concentrano per averlo lì, come unico intenso peso dei miei essenziali e selezionati pensieri.
Trovo le parole con fatica, cerco quelle giuste in quelle degli altri. In poeti a me sconosciuti, che lasciano il segno a prima vista. 
In artisti rinomati che mi caricano di energia e ritrovano tutto quello che perdo.
Sono questo le mie ultime due settimane. 
Un susseguirsi di parole nascoste e ritrovate, una catena di conseguenze legate da lontane motivazioni e coincidenze, un susseguirsi di bisogni sedati e desideri svelati.
Una ricerca soddisfatta nonostante la fatica quotidiana, immersa in un insoddisfacente montagna di ore in cui porto avanti tutto quello che devo, anche se dentro di me ho il tumulto. 
Poi sabato sono andata a Roma e, dopo tanto tempo, ho fatto qualcosa che veramente mi mancava: mi sono data del tempo.
Passeggiando nel caos dei turisti, nella polvere del Foro Palatino, percorrendo le distanze e le salite con i piedi che mi bruciavano, guardando l’intenso sguardo di Frida Kahlo nelle fotografie che la ritraevano e nei suoi autoritratti ricchi di simbologia…ho capito dove devo andare e anche che, in fondo, non è tutto da buttare.

Si sbagliò la colomba.

Si sbagliava.
Per andare al nord fuggì al sud.
Credette che il grano fosse acqua.
Si sbagliava.
Credette che il mare fosse il cielo;
e la notte, la mattina.
Si sbagliava.
Credette che le stelle fossero rugiada;
e il calore neve.
Si sbagliava.
Credette che la tua gonna fosse la tua blusa
e il tuo cuore la sua casa.
Si sbagliava.
(Lei si addormentò sulla spiaggia.
Tu, sulla cima di un ramo)
                                                   Rafael Alberti
Il mare, fuori stagione.

“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.” – Frida Kahlo

 À bientôt amici!

ALIENS#9

standard 6 giugno 2013 44 responses

Cosa sei tu, dietro queste sillabe distratte?
Alfiere indeciso.
Regna il caos, immutato caos.
Sbiaditi concetti
Giochi di parole sovrapposte e mute.
Un discontinuo movimento di sospetti.

Chi sei tu, dietro questa fissa maschera?
Io ti contraggo, virus letale, ti leggo, ti bramo.

Tu sei COLLA.
Interprete di un rebus immobile e perpetuo.
Tu sei corroso.
Pilastro nella sabbia, consumi i tuoi granelli.
Come una clessidra.

 
(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

ALIENS#8

standard 23 maggio 2013 54 responses

Ciminiera di nebulose.
Una cosmica e avventata soluzione, per coprire l’infinito.
E’ l’assenza che lascia il solco indelebile
Quello del passaggio
Quella che non indugia

Esiste solo nel vortice scuro e fitto.

Istinto, fulmineo dolore.
Sei Schiuma.
Sei il mio dimenticato calore.

(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

ALIENS#7

standard 6 maggio 2013 36 responses

Io ho visto Saturno.

Vestiva i suoi anelli, pallido,
come io vestivo questa alba, leggera.


Caravaggio accoglimi in questo fascio di luce.


Io, la tua musa, campo magnetico, ti attraggo nella mia rete, ti abbraccio nel mio panneggio.


Illumina i suoi anelli
Costringi il mio cammino
Rendilo stabile.
Scolpito.



(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

Il Bacio.

standard 18 marzo 2013 87 responses
Il filo dei pantaloni strappati mi solletica la coscia destra. Sono jeans vecchi, di chissà quale provenienza.
Una cannottiera rosa e i miei capelli lisci, fini, color biondo scuro. Erano già corti, non tanto quanto adesso, ma non superavano le spalle.
Le cicale, le onde del mare, la sabbia tra i piedi. Una pineta di un posto qualunque, in un giugno qualunque, in una città di mare qualunque. Il profumo penetrante della resina, persistente. Il calore di una presenza vicina, il cuore che batte fino dentro le orecchie, i pensieri mescolati, offuscati. L’adolescenza ancora verde, come le pigne su quei pini che disegnano degli strani profili sui cieli d’estate. Così verde da non conoscere il significato delle illusioni, che le uniche lacrime versate sono quelle per gli amori presunti, per chi non sa nemmeno che esisti.
Una pineta e una panchina.
E il primo bacio.

Avete mai pensato a cosa sarebbe la vostra vita senza il Bacio?
Baci.
Bacio.
Baciare. 
Solo pensare alla parola mi provoca una certa difficoltà di espressione.
E così guardo lo schermo e cerco di ricordare.
Quante volte sono morta e risorta dopo un bacio.
Quante volte ne ho solo immaginato uno e desiderato quello che non potevo avere.
Quante volte ho pensato che era meglio non darlo, quante volte ho pregato disperatamente per averne uno ancora, quante volte ero io a non volerne dare. 
Quanti ancora ne darò o ne ho lasciati per strada.
Tutti hanno scritto sul Bacio.
E io sto cercando le parole. 
Ma sfuggono via. Sono lisce come il marmo, come il raso rosso di cui dipingo le mie voglie.
Sono tiepide come il ricordo di quel bacio che io chiamo uno ma in realtà sono stati cento, colibrì che fuggono con il loro rapido battito d’ali.

Una mano sui miei occhi.
Una sul mio collo.
Le tue.
Le mani del bacio perfetto.
Io maledetta e tu, maledetto con me.
Strappami i vestiti gli occhi i sospiri
Abbigliami d’erba e di respiri
Costringimi a guardarti ancora
Costringi questo contatto
E leggi quello che non scrivo
Perchè troppo vorrei dire
Perchè niente può descrivere
Unica testimone la mia Bocca
Piccola e pallida
Non scorre più sangue
Non ci sono più sguardi
Sento infinite sfumature di addio
Mai pronunciate 
Mai così vere
Sei desertico sei cattivo sei solo
Sono cieca sono povera sono avida
Vocabolario smarrito recita una sola parola.

Ancora.

Igor Mitoraj – in un parco di Paris
E così, con un bacio, io muoio. 
W. Shakespeare