MACEDONIA (CROCCANTE) D’AUTUNNO.

standard 5 dicembre 2014 22 responses

L’autunno è una stagione strana. Infradito e t-shirt. Piumini e kway. Ombrelli per pioggia o sole. Ti vesti ma hai caldo. Solo un po’ di lana e hai caldo. Occhiali da sole si o no?
Burro di cacao sempre in tasca. Profumo di mandarino e panettone, di frutti esotici tardivi, ananas e melone.

Macedonie insomma.
Macedonie d’autunno.

Di persone, sensazioni, cose che mi passano attraverso.
Macedonie di sguardi, interessi e osservazioni. Mai abbastanza.
Piogge torrenziali e km macinati con i capelli bagnati. Sudore che si mescola alle gocce, tutto si confonde.

Una macedonia ordinata e veloce, statica e scomposta.
Ogni cosa ha il suo posto, il suo prezzo, la sua banalità e origine.
Ogni cosa trova il giusto momento. Le mie paure per qualche giorno in un cassetto.
Autostrade bloccate come tutte le parole che voglio dire oggi, c’è coda al casello.
Idee che si spengono e accendono, intermittenti lumini di follia.

Macedonie croccanti d’autunno.
Arancioni di albicocche appassite, croccanti come le nocciole più sane, insaporite da mandorle profumate e mirtilli essiccati.
Una manciata di frutta secca.
Dolce, scricchiolante, intensa.
Un paradiso un po’ nebbioso, dai colori dell’oro. Dai nomi di muse liriche, ispirati e delicati.
Tanti sorrisi, sogni, abbracci.
Un uomo, chef e pasticcere, sublime.
Montare per 5 minuti e aggiungere sana follia.
La sana follia eravamo noi. Amiche, complici, conoscenti o sconosciute. Ma in certi casi basta poco a far brillare gli occhi di felicità.

Top Chef & Top Blogger in estasi!

Trovarci tutte e 10 ad assistere insieme a due ore di cooking class con Luca Montersino, un mago tra mousse e gelatine, liquirizie e lamponi, è stato un privilegio che non scorderò mai. Un connubio straordinario creato tra Top Chef e Top Blogger, fortemente voluto da Ventura, 70 anni di passione e competenza nel mondo della frutta secca, che ha desiderato unire in una sinergia perfetta chi ama e sostiene la qualità e il buon cibo. Il percorso del Simposio del Gusto si è concluso proprio nella serata del 27 novembre, con la cena realizzata dallo chef Montersino (che ha raggiunto il climax nelle splendide creazioni Rosa d’Oriente e Dolce Tramonto), nella straordinaria cornice del CastaDiva Resort & Spa, un luogo incantato e incantevole, sulla riva del lago di Como.

collage-castadiva

CastaDiva Resort & Spa…un’accoglienza da VIP!

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Ventura – solo la frutta più buona e una giornata fiabesca…

Per quante parole poetiche io possa trovare, non saranno mai abbastanza per descrivere ciò che ho avuto l’onore di vivere.
Grazie, dunque, a tutte le presenze virtuali, concrete, sempre e comunque ESSENZIALI per la riuscita di tutto questo.
Grazie alle mie amiche, vere TOP BLOGGER, con le quali ho avuto l’onore di condividere questa av…VENTURA!
Da Silvia, Cranberry e Angela trovate già un meraviglioso assaggio…presto saranno online anche i racconti da sogno di Ada, Monica, Monica, Roberta, Vatinee e Valentina!

Una carezza da una foglia d’autunno, croccante, gialla, imprevedibilmente bella…

Berry

ps: SIIII il mio blog è tutto nuovooooo!!!! Vi piace???

ARRENDERSI ALL’AMORE.

standard 12 settembre 2014 25 responses
Scrivo e cancello.
Scrivo e riscrivo.
Penso, scrivo e ripenso.
Cosa voglio dire proprio non lo so.
E’ che ieri sera ero ad una esposizione di oggetti di design auto-prodotti e pensavo a quello che io non ho mai realizzato. Non ho mai auto-prodotto quasi niente.
Una torta non vale. La pasta fatta in casa nemmeno.
Non ho mai realizzato fino in fondo una cosa per cui tanto ho combattuto: rendere lavoro la mia passione. Forse perché le mie passioni sono sempre state così tante che non sono mai stata capace a renderle concrete? Sempre più mi rendo conto che tutto sta diventando possibile, che si generano mestieri su mestieri, a volte un po’ fuffa (secondo me), che si creano opportunità. E io sono sempre più stordita ad ammirare chi ce la fa, a stare dietro a tutto, a correre nella stessa direzione di tutta questa baraonda.
Io, alla fine, non posso lamentarmi se decido consapevolmente di rimanere ferma.
Forse perderei la mia “poesia”.
Forse diventerei troppo 2.0.
E non ho mai creduto che certe cose si potessero veramente incontrare. Come quando si mette pace e guerra nella stessa frase. Non possono coesistere se non contrapposte.
La poesia si evolve ma non va nella stessa direzione della tecnologia, della comunicazione, dei social, dell’esposizione a tutti i costi.
E’ spesso una cosa privata, difficile da capire, ermetica e sfuggevole.
Quindi…il lavoro dei miei sogni non esiste. Unire la scrittura, la comunicazione, la poesia, l’arte, i musei, gli allestimenti, gli eventi, le esposizioni, la cultura, il marketing (e guadagnare anche qualcosa). Mi sono arresa.
Ma se questo è il prezzo da pagare per la mia vita di adesso va benissimo così.
In fondo, arrendermi, è stata una mia scelta.

Arrendersi però è piacevole.
Scivolare nella sensazione di appagamento data da quel mix di ingredienti che, dopo alcune peripezie fantasiose ed evitabili, ti sono arrivati tra le mani.
La zuccherosità di uno sguardo.
La rotondezza melliflua di un uovo.
Il vulcano di farina che mi abbraccia.
La semplicità di cottura, a fuoco lento di baci costanti.

E ora sospiro. In questo piccolo spazio vitale controllo l’orologio.
Non rimanere che aspettare le 18 per arrendermi, di nuovo.
Raymond Peynet – Lovers

Iceberg. Di ciò che emerge e ciò che è sommerso.

standard 19 febbraio 2013 47 responses

Conto le sillabe delle parole che pronuncio.
Ne scandisco l’essenza.
Ogni lettera un grammo di peso, nella bilancia dell’orafo.
Ogni lettera un telegramma di addio, che mi costa più del mio stesso domani.

L’alfabeto cade dalla mia bocca, le parole che creo non hanno più alcun significato.

Sento questo scorrere denso del tempo, dell’ansia.
Sento che mi manca.
Sospendo ogni verbo, che posso pronunciare. Precipita giù.
Ha il peso di un neon di Merz.
Decido di non dire.
Non pronunciare nessuna parola, Berenice.
Non lo fare.
Non dire.
Non pensare.
Stai ferma.
Dosa le energie.
Medita.
Proteggi ciò che puoi dalle scorribande avide della realtà.
Non regalare il cuore dell’iceberg, che ancora, miracolosamente, pulsa caldo.

Se la forma scompare la sua radice è eterna – M. Merz (1982/89)

Sinceramente devo ancora capire come fare tutto questo.
E’ come se avessi in mano un libro e lo stessi leggendo al contrario, nemmeno le figure capisco.
Per ora mi limito a restare in attesa.
In attesa che si manifesti quella voglia lancinante che mi arriva fino all’ultimo nervo nel cervello e mi manda in tilt tutta la ragione, a favore dell’istinto.
Quella voglia lì. Quella che sa dove colpire. Che chiude lo stomaco, quella del capriccio.
Quella degli errori, dell’insistere sempre e comunque, quella che mi fa perennemente strisciare come se fossi un verme indegno di considerazione.
Quindi mi punisco, in attesa di giudizio.
Ma è una punizione consapevole, so’ che mi porterà alla piena assoluzione.
Insomma, da sabato questo iceberg mi galleggia nella testa.
Tatuato sulla fronte. No, questo no, almeno questo non è tatuato per davvero.
Un iceberg trasportato dai pensieri, oltre che dal flusso di sfiga dilagante di questo (lungo) periodo.
Quell’iceberg sono io.
Emersa, ma solo in parte.
Emersa per vivere e respirare, emersa perchè necessario.
Ma non sono sempre stata così, anzi, forse è la prima volta nella mia vita che accade.
Ho sempre vissuto alla luce del sole, con tutte le difficoltà e la spietatezza del caso.
Parlato, confessato, osannato, dichiarato.
Non ho mai nascosto nulla.
Ora faccio una fatica bestiale, una fatica fatta di sospiri e di rinuncie.
Ma nascondo, sotto lo strato marino di ghiaccio, un infinito iceberg interiore.
Fatto di strati, di pene, di osservazioni. Di lacrime che bagnano il cuscino prima di dormire, di solitudine. Di “arriverà, vedrai” che non voglio più sentire, di un nutrimento sterile e privo di linfa che non merita nemmeno di essere assecondato da uno sguardo.
Stringo i pugni per limitare i danni di conversazioni notturne fatte di confessioni mai del tutto celate.
Ma la notte è come il sole, porta a galla i desideri.
E i desideri della notte odorano di emozione.
Di corpo, di passione.
Sfuggono al controllo della mia percezione.
E l’iceberg torna a galla, riaffiora la punta spigolosa ma tutto il resto deve rimanere giù.
Nascosto dalle parole di troppo, ormai taciute, seppellito con forza, a due mani, senza sconti.
Quello che leggi tra le righe è vero.
Quello che non scrivo è vero.
Tu lo sai, anche se non lo scrivo.
Perchè ci sono certe storie che non lasciano mica spazio ai respiri.
Ne’ ai convenevoli, alle spiegazioni, alle giustificazioni.
E nemmeno alle mie “morbide” parole.

È stato un solco tracciato all’improvviso
senza certezze, senza prudenza
nell’ annusarci d’istinto e di stupore,
in un crescendo che ha dell’ irregolare.

 L’Odore – SubsOnicA

cake & love

standard 12 ottobre 2012 7 responses

amo così tanto fare i dolci che avevo lasciato che la fretta vincesse sul tempo per farne uno, con la scusa riascoltata che per fare le cose che si amano davvero serve dedizione e un attimo di pace.
poi ho letto il blog di Roberta, The Dreaming Seed, e ho letto la sua passione, la sua delicata voglia di condividere con tutti i suoi (gustosissimi) “angoli di cibo” e ho pensato che fosse necessario che, per un’oretta, trattenessi tutti i miei impegni in favore del palato.
e così, ecco fatto.
torta a prova di vegani (quasi…), con carote, yogurt e qualche goccia di cioccolato, senza burro, uova e altre cose strane! 
volete la ricettta? ehmmmmm… la base esiste ma l’ho stravolta a modo mio (farina di riso, yogurt, scorza ed essenza di limone, zucchero di canna), così tanto che alla fine forse il sapore è totalmente diverso dall’originale!
insomma, l’unica cosa di certo che vi so dire (come quando invento un dolce) è il nome:

CAKE&LOVE

non poteva che essere così.
voi tutti intanto, incrociate le dita.
stasera non deve piovere, inauguriamo casa nuova!
siete tutti invitati!!!!

MOVING…

standard 26 settembre 2012 2 responses

mi vorrei spostare con la schiena carica di cose.
con calma.
viscida e soddisfatta del mio percorso.
sono una chiocciolina e passo da una foglia all’altra, cercando un nuovo mondo da esplorare, con le mie piccole antenne. 

vorrei voi, tutti.
che prendeste le mie cose, la mia casa intera, sulle vostre spalle, e la portaste giusto lì, dove mi sto per trasferire.
dai. dai per piacere!
scusate, sto solo traslocando, non sono improvvisamente impazzita. 
insomma…chi mi aiuta?
scarsa poeticità e infiniti desideri di passione. forte, vera, senza veli e vergogne.
  

L’isola che …c’è!

standard 25 agosto 2012 13 responses

riflettete. avete mai sperato di incontrare qualcuno di impossibile, nella vostra vita, nella vostra infanzia?
lo avete mai desiderato così tanto da sognarvi la scena insistentemente fino dalla tenera età delle scuole medie, nell’ingenuità degli 11 anni, fino a portarvelo dritto dritto fino alla vostra maturità?
avete mai ricoperto la vostra stanza di foto e il vostro cuore di lacrime anche solo per credere, per un secondo, che la faccia del vostro idolo si materializzasse di fianco a voi?
io si.
per il più lungo amore della mia vita. duraturo, fedele, costante, inspiegabile.
ma soprattutto, come tutti questi amori, impossibile.
nonostante i miei (quasi) trenta anni non ho mai smesso di essere una bambina, di fronte a certe passioni.
la Juventus (e Alessandro Del Piero) e i Take That, con Mark Owen.
quello bassino.
quello biondino con la voce da papero.
quello canta ma non è il cantante e balla ma non è il ballerino.
insomma, non è che c’è bisogno di spiegare o giustificare, certi amori nascono come l’erba gramigna nei vostri amati giardini e non se ne vanno mai più.
la mia sana passione (e mi piace chiamarla così perchè non ho mai “esagerato” nel mio modo di esprimere questo innocuo amore) per lui, una decina di giorni fa, ha portato ad un incontro.
un momento, qualche istante, un soffio di vento nella vita del mondo, ma per me è stato come una luce che si è accesa, nel corridoio della mia vita, illuminando tutto il percorso che ho fatto insieme a lui e alla loro musica.
il 16 agosto, alle ore 12.15 circa, in quel di Londra, ho incontrato Mark Owen.
ho incontrato i suoi occhi, i suoi capelli color miele, il suo mondo, le sue mani sulla mia schiena, quasi indecise.
ho accartocciato il mio inglese in qualche parola idiota e l’ho fissato come uno stoccafisso appeso al banco del mercato, pieno di sale.
ho assaporato il gusto di essere lì, in quel preciso istante, di aver indovinato qualcosa nella mia vita.
appena dopo il suo saluto, ho pianto.
lacrime di gioia, di emozione, di un’attesa lunga 18 anni, lacrime di insensatezza di fronte a tutto quello che avrei voluto/potuto dire e (ovviamente) non ho detto.
ho pianto perchè ero libera.
in fondo ogni passione ci imprigiona in qualcosa, ci fa sentire bene ma allo stesso tempo vittime di un incantesimo che difficilmente sarà spezzato, se non grazie alle stesse mani di chi lo ha creato (le nostre) o alla decisione che solo un evento così importante può farlo.
si è aperto un lucchetto.
le prime parole che ho pensato sono state “ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ora posso seriamente pensare di amare qualcun’altro veramente” 🙂
mentre scrivo so’ che ci sarà chi ride, chi approva, chi mi crederà una sciocca.
ma questa è la mia vita ed io sono anche questa.
una bambina che piange, abbracciata alle amiche, dopo aver coronato un sogno.
dopo tutte le lacrime condivise con tutti voi durante questo 2012 volevo condividere questo momento direi quasi “tenero”, di certo non ossessivo o patetico, speciale e difficile da spiegare.
averlo accanto per quell’istante mi ha reso così felice che spero che ognuno di voi abbia l’occasione di poter esaudire un desiderio, uno di quelli così profondi e intensi che possa sprigionare questa energia e soddisfazione tali da riuscire a stare in pace con se stessi e con il mondo almeno per 24h (visto come solitamente viviamo contratti, con la paura di sorridere, di lasciarsi andare, di appassionarci a qualsiasi cosa).
io sono fortunata, posso permettermi di dire che ce l’ho fatta. sono fortunata perchè scelgo ogni giorno di amare e di appassionarmi. e questo, ogni tanto e in modi assurdi, viene ripagato.
anche se solo per quell’attimo lui è stato lì, accanto a me.
amate. non smettete mai di sperare. nel vostro Dio, nel vostro cane, che il vostro vicino di casa suoni alla porta, nel vostro lavoro, in voi stessi.
le affinità tra queste cose potreste trovarle dissonanti ma non è così.
è per questo che continuerò a tifare la mia squadra e ad amare la loro musica.
le passioni, quelle sane, belle come il sorriso di Mark che si accorge di avere la bottega dei pantaloni aperta mentre si fa le foto con me e le altre ragazze, sono le passioni che tutti dovremmo avere.
arricchiscono, fanno battere il cuore, fanno conoscere altre persone che come te le condividono e, soprattutto… ti fanno tornare bambino. senza bisogno di essere Peter Pan.

detto questo una piccola postilla: io non provo gusto nel denigrare le passioni altrui e nell’interessarmi degli insuccessi di chi non apprezzo. alimento ciò che amo ogni giorno e non cerco mai di provocare chi non la pensa come me solo per raggiungere uno scopo assurdo di considerazione, scontro e inutile perdita di tempo.