DI GIALLO VESTITA.

standard 13 marzo 2015 18 responses

Lascio entrare il sole.
Faccio cose sconvenienti. Procedo. Apro tutte le finestre, lui impietoso si posa ovunque. Si posa anche in quei posti dove mai vorresti, nella tua parte più irascibile e polemica, quella permalosa, che raccoglie le mie acute quanto inutili passioni e (forse) attitudini.
Miei pochi e tanto cari lettori, voi che approdate qui in punta di piedi, leggete qualcosa e fuggite via sappiate che io non sarò mai quella da mille clic al giorno. Non troverete mai la ricetta giusta per la felicità. Questo è solo il mio misero diario, in cui posso continuamente permettermi di sbagliare senza dovere di giustificazioni. In cui non devo trovare per forza ispirazioni, citazioni, documenti che attestino cosa sto scrivendo. Qui è tutto mio. Qui il sole può entrare, uscire, esplorare ogni angolo, non c’è niente di nascosto. Io, egocentricamente io, egoisticamente io.

Lascio entrare il sole e, con lui, anche le ombre.
Dove c’è luce ci sono sempre anche loro in cammino. Si fanno accarezzare, sono anche un po’ subdole a volte, ma sono necessarie. Mi fanno trovare quell’equilibrio tra l’essere fessa (che mi ha sempre contraddistinto) e l’essere centrata in questa realtà talvolta così decentrata. Mi convinco che tutti i conflitti interni siano un arricchimento, guardo avanti e trovo le mie debolezze un ottimo punto di partenza per non sentirmi migliore di nessuno, semplicemente per sentirmi come voglio essere. Tutto il resto può anche uscire, non c’è spazio per il superfluo, per le rabbie, le invidie, le occhiate maligne e i finti sorrisi. Se non trovate la strada verso la porta vi accompagno io, perché non voglio interferenze, se non per rendermi conto di quanto non assomiglierò mai a nessuna di queste situazioni sporche.

34+4

Gialla e in forma. Rotonda.

Lascio entrare il sole,
mi vesto di giallo mimosa.
Lascio che il futuro sia più chiaro,
affollato o solitario non importa.
Lascio che sia un lieve buongiorno,
in questo traffico di parole.
Lascio che tutto avvenga,
senza regole.

FUORI DA OGNI CONVENZIONE.

standard 2 marzo 2015 18 responses

Sono una scrittrice indubbiamente atipica. Penso, cucino, scrivo, invento parole. E poi quasi me ne rimangono poche per me.
Diciamo che aspiro ad esserlo. Vorrei. La corsa dietro alle sensazioni e ai desideri è una corsa che, anche adesso che sono un balenottero, posso permettermi.
Poi ci sono delle cose che vanno ben oltre alla tua immaginazione, a ciò che ti prospettavi. Queste cose sono quelle che rendono la vita straordinariamente BELLA. Ispirazioni/aspirazioni/momenti. Tutto si consuma molto brevemente e allo stesso tempo si amplifica diventando una cassa di risonanza.
Non so quanto tempo avrò per prendermi cura di tutto quello che si prospetta nelle prossime settimane, dovrò chiedere molto a me stessa, produrre qualcosa di innovativo, che quasi non conosco.

Scrivere, scrivere, scrivere.
Respirare, respirare, respirare.
Insistere, coinvolgere, elaborare, cogliere ogni sfumatura che mi lascia la giornata. Ci sono così tanti spunti qui intorno, vanno incanalati nel modo giusto, trascritti, ingegnati e, stavolta, anche programmati.

Mi piacciono le avventure, i passi che seguono altri passi, i dettagli ben definiti e le convenzioni sballate. Soprattutto le convenzioni sballate hanno per me un sapore irrinunciabile. Un po’ provocatorio, sarcastico, sempre sul filo del rasoio. Mi piace creare scompiglio, quello buono, sano, mettere il dubbio, andare avanti con educazione ma senza pensare troppo a ciò che in quella situazione si sarebbe dovuto fare. Non mi interessa. Ebbene si, non mi interessa.

Mi porto l’irriverenza gentile nel taschino, con tutti i miei sorrisi. Anche i sorrisi, infatti, in questa società convenzionale, sanno essere in qualche modo fastidiosi.
E, in questo futuro ormai alle porte, non ho più voglia di vestire nessuna maschera, nessuna di quelle richieste dalla chi amo, da chi cammina con me, da chi vuole la mia felicità.
La mia felicità è NON CORRISPONDERE. Fare cose inaspettate. Dire cose politically uncorrect. Lasciare che i miei occhi parlino di ciò che realmente voglio, senza che lo faccia la mia lingua tagliente.

Quindi adesso non rimane che aspettare, perché l’occasione di mescolarmi con una cosa unconventional l’ho già trovata. E si chiama iFood.

iFood is coming

iFood – infinito amore per il cibo. Un portale di cucina (e non solo) dove i blogger sono i protagonisti…dove si mettono allo scoperto, ci mettono la faccia, si sporcano le mani, il grembiule, le idee. E anche io mi “sporcherò” con loro.

Dall’11 marzo on line…sono (siamo, tutte noi della redazione) molto emozionata, un progetto meraviglioso, coinvolgente, gestito interamente da blogger, del quale farò parte!

Stay tuned!!!!

 

vantaggi e viaggi (mentali!)

standard 13 luglio 2012 2 responses
anche tu lavori chiusa tra 4 mura (o, come nel mio caso, da due librerie e due mura) in un ufficio?
anche tu cerchi, ogni mattina, qualche ragione, qualche vantaggio, per il quale decidi di alzarte il tuo culetto santo dal lettino e giungere tra le rassicuranti scartoffie della tua scrivania?
ecco un mirabolante elenco di vantaggi portati dal lavoro-da-ufficio. in ordine rigorosamente sparso.
1. week-end libero. a meno che non ci siano eventi, manifestazioni, cazzi&mazzi&rockenroll io il week end me lo passo a casina. il venerdì pomeriggio, in attesa delle 18 (come quando a scuola suonava la campanella) è un pomeriggio sublime (talvolta 🙂 ).
2. condivisione. lavorare con delle belle colleghe (tiè – tiè per tutti i detrattori delle colleghe donne che sono sempre invidiose e antipatiche, con lotte intestine tra loro, io posso dire NOI NO!) come le mie è una soddisfazione per il mio spirito allegro e caciarone, visto che ho sempre qualcosa da raccontare per deliziare le nostre pause pranzo.
3. le piccole cose. il sapore delle piccole cose, degli sguardi di intesa, delle parole confortanti (anche al telefono), di un caffè (d’orzo) davanti alla macchinetta, della cazzata via mail, del gelato il venerdì a pranzo.

4. aprire i post-it nuovi. hanno quell’odore strano, che solo la carta giallina con l’adesivo può avere e sono irrimediabilmente magnetici. rimangono incollati alla mano di qualsiasi persona passa alla tua scrivania, come le penne. sembra che non stiano aspettando altro che di prenderli! passione malata per la cancelleria.

5. il mirabolante elenco…credo che finisca qua. stamani avevo molte più idee e molta più energia, ma adesso è cominciato il pomeriggio di cui parlavo al punto 1… è come una valanga, più passano i secondi più che la mia inventiva scema verso la banalità della successione del tempo. la voglia di casa, il profumo del collo di mia nipote, i miei gatti, il silenzio della campagna. sento questo adesso. 
ma nelle orecchie ancora risuona forte il concerto di ieri sera.
nelle mie gambe una flebile stanchezza, in armonia con la liberazione che sentivo dentro di me, piano piano, arrivare come un temporale che prende la rincorsa.
ogni salto che facevo mi scrollavo di dosso un difficilissimo duemiladodici, ogni goccia di sudore scavava il rivolo per un nuovo fiume di vita, ogni mano alzata, ogni urlo tirato fuori dalla mia gola era il paladino della mia nuova estate, di quello che voglio vivere, della mia incostanza (cit…), del mio bisogno di fare quello che mi passa per la testa, senza pensare troppo alle conseguenze.

perchè in fondo… “è come una costante sensazione di mancata appartenenza” di cui sono ampiamente fiera. 
felice. libera.

la prigione della libertà.

standard 29 gennaio 2011 2 responses

LI
BER
TA’

la libertà spesso ci imprigiona. fa paura e ci costringe nel nostro angolo, chiusi dalle nostre ossessioni e succubi di noi stessi. non siamo capaci a gestirla, se non ci conosciamo a fondo. essere liberi non è facile come sembra, anzi, forse è una delle cose che richiede più equilibrio e parsimonia nel sapere come e dove indirizzare le nostre energie, interessi, sguardi, sensibilità. da questa parola potrebbero partire milioni di concetti e di discorsi, come approfondimenti inifiniti, perchè a me piace sempre complicarmi la vita ed i pensieri, rigirarmi nella sabbia che ogni singola lettera che scrivo sprigiona, creando un’intera spiaggia di mondi interiori. ogni granello ha il suo peso specifico.
ogni granello mi rappresenta, come fosse il riflesso di un battito di ciglia dei miei occhi.
la libertà.
riuscirò mai ad essere libera?
in realtà per certe cose non voglio, vanno bene così, incastrate nel rebus delle mie storie.
però…quante cose vorrei fare. alcune mi piace solo pensare di modificarle, ma intanto un pò mi gongolo nell’indolenza che non fa mai male.
poi ci sono quelle che vorrei davvero cambiare, rimodellare, riadattare alla mia nuova vita. vorrei essere libera di amare.
vorrei essere libera di gestire la mia vita come fosse un gioco di carte, dove sono io che stabilisco le regole. lo spostamento delle maree insomma. l’andamento della corsa. il modo per sostenere un amore privo di scintille di contrasto ma solo scintille di confronto. qualcosa di sano, che curi la mia “malavita”, che curi la mia sfiducia.

le regole della libertà. un controsenso. un ossimoro.
intanto io sono qui, che guardo un pavimento sporco, raccolgo una ad una le mie carte, di quel gioco senza regole che per ora è la mia vita. sono tutte macchiate di una libertà sempre troppo agognata, che mi ha fatto sanguinare.
mi spoglio, su questo pavimento sporco. lascio indietro i miei vestiti. un passo, un piede davanti all’altro, nudi. mi guardo, osservo ogni ferita, ogni cambiamento, ogni contorto momento vissuto. livida pelle d’oca, per il freddo.
se c’è una libertà che mai nessuno mi potrà rubare, è quella di portare via la mia essenza. io ci ho provato mille volte a calpestarla, è ancora lì. testarda, dura, roccia granitica, diamante indistruttibile. svendo i miei pensieri, voglio prospettive, mordo la vita, mastico e colleziono ossa di chi non è capace a guardare se stesso, nudo, senza protezioni.
non risparmio nessuno, non ascolto lamenti.
mi guardo, con presunzione, prima vittima di me stessa cannibale.
vorace osservo la mia prossima preda.
occhi iniettati di sangue, bocca calda di vita finita, ti voglio. vieni da me.