PENSIERI INTERMITTENTI. E l’estate?

standard 29 agosto 2014 16 responses
Pagina bianca.
Intermittenza di pensieri.
Non importa più di che colore decido di vestirmi la mattina, perché la mia pelle abbronzata aiuta a dimenticare gli abbinamenti.
Vorrei essere investita da un vento che mi ispira, dalla penna e dai pensieri di antichi poeti, buttare giù parole su parole senza rendermene conto, frasi di senso compiuto, articolare nefandezze senza dare spiegazioni, essere al di sopra di ogni giustificazione, di ogni dubbio, di ogni momento di spossatezza altrui.

E poi le vacanze.
Che mi hanno portato via un briciolo della mia solita follia, ma mi hanno regalato tanto.
Ventuno giorni intensi, pieni di kilometri, di sorrisi, abbracci e mani sudate, di brividi per il freddo e brividi per l’emozione, di ninne nanne sussurrate, di mare paradisiaco, di grigliate e pochi gelati, di melanzane sottolio, di notizie inaspettate.
L’estate della svolta, l’estate che l’abbronzatura si sbriciola sulle mie mani, l’estate durata poco, piena di lavoro, di paure, di impegno, di ansie.
Le vacanze.
Godute, volute, MERITATE.
Troppi aerei, ora basta, almeno per un po’.
Pensieri intermittenti.

Ho voglia di ripartire. Di rimanere. Di camminare (di correre!!!).
Ho tante cose (nuove) a cui pensare.
Di poesie nemmeno il lontano ricordo. Tanti luoghi comuni, un proverbio che condisce ogni frase, il mio sguardo un po’ spento.
Sono confusa, sono ripiena, sono satura e vuota.

Sono sempre io, sorrisi e parole sparpagliati a caso.

Vi sono mancata?

Principina (GR). L’amore puro. Berry, Denise, Natalia, Speranza. Il piccolo Giovanni e la dolce Letizia.

Amalfi (SA). Tanti kilometri per abbracciarti tutta ? M4ry e Berry ?

Guardia Sanframondi (BN). Il paese del mio amore.

Roccastrada (GR). La “piccola” diventa grande…

Costa Rei (CA). Sensazioni d’infinito…

Punta Molentis (CA). Cartoline dalla Sardegna.

Roccastrada (GR). Un riassunto di amore.

GIORNI A SEGUIRE…

standard 1 agosto 2014 17 responses
Ho scritto la data.

Di questo giorno al contrario. Così per capire che ancora deve quasi nascere.
Le mie notti senza sogni sono strane.
Mi addormento affondando la testa sul cuscino, pesante come un troll impietrito, mi risveglio la mattina che non so nemmeno di che colore erano le stelle. Non ricordo i baci, le carezze, il peso delle lenzuola. Non ricordo l’ultimo pensiero che ho fatto, a chi l’ho dedicato.
Deve essere il buio della stanchezza.
Si mangia la coscienza e l’inconscio, affamato buio, addormentata mente, silenzioso compagno di giornate strane.
Insomma in pratica. Mi addormento la sera e mi risveglio la mattina.
E fin lì tutto ok.
Un lungo sonno senza alcuna pausa. Non ci sono sfumature, non c’è spazio per la sete, per i sospiri, per le fusa dei miei gatti.
Lo strascico, il recupero, il riposo del guerriero.
I capelli che scivolano come l’acqua sul marmo.
Le mani che solcano la pelle di chi ti è accanto.

E anche se sogno è tutto così incasinato da non lasciare alternative, dimentico.

L’unica cosa che non dimentico è che sta per scoccare l’ora beata delle ferie.
Alle 18 in punto il mio orologio mentale si affloscerà, tipo gli orologi di Dalì. Il tempo non avrà più senso, lo scorrere delle giornate sarà definito dai sospiri e dalla crema solare, gli impegni cadenzati come i passi di un camaleonte. Lenti. Occhi socchiusi. Penombra. Niente affanni.
Perlomeno questo è quello che vorrei.
Poi, conoscendomi, so che lo renderò impossibile a partire dalle 18.01. Troppe idee e desideri concentrati in (sempre e comunque) giorni limitati.

Ma sono felice. In fondo per me l’arrivo delle ferie è come un piccolo time out. Valutazioni e pensieri come se fosse dicembre insomma…questo 2014 è stato finora impegnativo. Incasinato da morire, pieno di aerei, viaggi (di lavoro), di progetti, di nervosismo, di insoddisfazione (lavorativa anche questa).
Ma, dicevo, sono felice. Meglio ancora…sto percorrendo la mia felicità. A volte ho paura, a volte sono intimorita, ma vado avanti, prendo decisioni (importanti), sfido le tempeste del lavoro perché il mio amore è così forte e attivo che non si smonta. 
L’estate, che per me inizia tra qualche ora, sarà un’estate al risparmio, ma sempre
F E L I C E
Niente viaggi vagabondi, niente strane perlustrazioni europee. Qualche giorno dai suoceri, qualche giorno da amici (in Sardegna ^_^ ) e qualche giorno dai miei. Tornerò a Firenze e la giostra continuerà a girare, certe cose non cambieranno MAI e altre invece sono sicura che andranno sempre meglio.
Nel mio prossimo futuro ci sono un paio di cose sicure.
Il mio sorriso.
Il blog.
La mia voglia di amare. E di correre.
E il nostro ? matrimonio ? tra 9 mesi (voglio sentire un coro di “woooooooow”!!)

Vi bacio, vi stringo, vi aspetto.
…e di certo, tra 9 mesi, non sarò vestita così. ^_^

HIBISCUS.

standard 7 luglio 2014 12 responses

A metà tra la prigione e il paradiso.
Non so distinguere cosa mi attende all’orizzonte,  non so nemmeno se è importante,  in fondo viviamo così tutti i giorni, ognuno nei nostri “limbo” personali, sociali, lavorativi, colorati, bui, nascosti o esposti.
E il mio limbo ha solo una cosa diversa dagli altri. È il mio.
Pieno di chiacchiere,  di sorrisi tirati, di notti solitarie…hibiscus dietro ogni passo, angolo e sguardo, aria di mare, aria del sud, assenze, obblighi, necessità.  Un milione di domande senza risposta alle quali provo a dare pace, a trattenere, sopportare, quietare.
Tutto diventa pesante.
Leggero.
Scorrevole.
Ingombrante.
In continuo contrasto.
Vorrei che il tempo volasse, ma ne vorrei ancora un pochino.
In tutta questa incertezza fiabesca e diabolica mi manca il punto fermo, il mio mangia-sospiri, l’abile arrulolatore di pazienze, il mio centro, il mio equilibrio.
E mentre la notte si spegne presto, complici l’impegno e il dovere, mi ranicchio sul mio letto a righe e cerco la virgola che mi farà addormentare.

Buona notte, per altre tredici notti, dalla Sicilia.
Ps: non sono in vacanza…ma a lavoro fuori sede.

IL RUMORE DELLA PIOGGIA.

standard 4 giugno 2014 48 responses
Ho sentito il rumore della pioggia sulla macchina dall’inizio alla fine del mio viaggio.
Ho pensato a queste parole per quei minuti interminabili di pioggia.
In cui non sentivo altro che il caldo del volante sulle mie mani, il fresco del vetro umido e appannato, in cui non vedevo altro che i fari, gallerie, nebbia. Nessun altro paesaggio se non la strada di fronte a me.

Nessun’altra follia o tradimento, solo io e la pioggia.
Nessuna bugia o corse impazzite, solo il mio respiro calmo…e la pioggia.

E la mia mente rielabora progetti, salti di qualità, estensioni temporali per rendere tutto fattibile.
Curva dopo curva.
Mano dopo mano.
Scambio, sguardo, attenzione, biberon di latte finto, sensazioni familiari. Abbracci. Amore allo stato puro, gioia, resistenza (alle lacrime), strade strade e ancora strade. Svolte, scelte, incroci, semafori, caselli autostradali, prezzi della benzina.
Tutto cambia, tutto si modifica, tutto si dimentica, tutto prende la propria direzione.

Io prendo le tue piccole mani paffute.
Prendo i tuoi riccioli.
I tuoi sorrisi di denti mancanti, i tuoi invece ancora inconsapevoli.
Prendo voi, mia droga d’amore, metà dolcezza, metà soffice candore.
E farei ancora tanti chilometri, come un innamorato per la sua principessa, che lo aspetta al tramonto alla finestra socchiusa.
Pagine e pagine di favole, dinosauri, strani giochi dell’oca.
Pagine che vorrei io scrivere con voi, tutti insieme, tutti i giorni.

La vita è come un domino al contrario.
Se pensi a ciò che più ami non smetteresti mai di ringraziare chi ha dato forma a tutto questo, tornando passo passo indietro fino ai tuoi antenati più lontani e nascosti.
La vita è un albero. Una spiaggia deserta. E’ ricca di speranza e di presenze.
Le mie sorelle sono i rami più belli, le presenze più intense, i sorrisi tiepidi e le esplosioni di affetto, i pianti, i morsi, i ricordi e la sicurezza del mio futuro.
Sono fortunata perché nell’umiltà della mia vita posso vantarmi della ricchezza più grande.
Avere loro. Essere con loro. Senza simbiosi ossessive o ingegni particolari. Così come siamo, un NOI che non svanirà mai.

Risalgo le caselline del mio domino e concludo il mio percorso.
Questo post è stato un delirio, un travaglio, una sanguisuga attaccata al collo che mi succhiava via le parole ogni volta che mi ci mettevo davanti.
Ebbene, è nato. E’ nato un post d’amore e casualità. 
E questo vi lascio, in balia di un raggio di sole.


Io con le mie sorelle e i miei nipoti ?


QUESTA STRANA DOMENICA.

standard 16 febbraio 2014 60 responses
I rumori della domenica.
Un passeggino veloce sulla strada che passa vicino al mio cancello.
L’abbaio di un cane, forse al profumo della primavera nell’aria. 
I sorrisi rilassati e stanchi, il sole che da qualche parte fa capolino.
Tutto giunge distratto e fugace dal proprio mondo assorto.
Questa strana domenica grigio vestaglia.
Dagli occhi satolli di lasagne condite, dall’eyeliner troppo marcato e i tacchi scomodi.
Questa strana domenica chiusa tra le pareti del mio giardino.
Sento strisciare tutti gli insetti tra i germogli dei fiori. Sento le zampette delle coccinelle e le ali trasparenti delle mosche.

I rumori della domenica.
Diventano suoni se qualcuno prende in mano una chitarra e si chiude con me nel giardino.
Abbiamo solo il quadrato del cielo a farci da guardiano, tutto il resto è comandato dalle tue corde.
Le corde della chitarra appena accordata, le corde della mia domenica lenta e frammentata.
Una domenica sulla corda.
Dove anche camminare è rischioso.

I rumori della domenica.
Dopo quasi un’intera settimana in prigione, ad alte temperature (febbrili). Quasi da delirio.
In questa settimana mi sono innamorata di nuovo – sempre del mio Amore -, maledetta febbre. 
Tutta colpa di San Valentino…

Innamorarsi di nuovo.
Degli stessi occhi, dei suoi occhi, nei quali ho la fortuna di riflettermi ogni giorno.

VOCE DEL VERBO SCRIVERE.

standard 7 febbraio 2014 28 responses
Io bloggo.
Tu blogg(h)i.
Egli blogga.

Coniughiamo insieme il verbo bloggare.

Bloggare o non bloggare, questo è il problema.
Il mio dubbio amletico del venerdì.
Qualcuno ha del vinavil, la pritt, un fissante, dei chiodi, un nastro morbido di raso? Esiste una formula segreta per incamerare tutte le belle paroline che ogni tanto fanno capolino nella mia testa? Se esistesse potrei anche tollerare i numeri, per una volta. Mi adeguerei alle necessità di calcolo, farei equazioni di punti e virgola e vocaboli strampalati, aggiungerei radici quadrate di emozioni e iperboli di pensieri.
Invece non posso.
Non sono dotata di lazo acchiappa-parole.
Le vedo sghignazzare, quando se ne vanno. 
Di solito capita in mezzo al traffico del mattino, in quei pochi minuti che servono per arrivare in ufficio. Una volta mi sono registrata…quando mi sono ascoltata mi sono sentita così deficiente che non l’ho più fatto. 
Allora mi dico che torneranno.
Magari sotto forme diverse, che non so riconoscere. Quasi mi ci arrabbio se non tornano nel modo che dico io.
Maledette parole, difficili parole. 
Sono sempre alla vostra ricerca, forse più di quanto ricerco il tempo.
Se trovo loro, non ho più bisogno di correre dietro alle lancette. E’ come se improvvisamente riuscissi a riequilibrare tutto.
Se le trovo mi ci sdraio dentro e le guardo dal basso.
Ci sprofondo.
E’ un amore corrisposto, il nostro.
Le accarezzo e le colgo, fiera. Le soppeso e le scelgo. Perché quando ci sono posso anche permettermi di scegliere, di aspettare, di misurare.
Quando non sono così ispirata le gratto via da ogni cosa che leggo, citazioni, scritte sui muri, titoli di giornale. Me le invento, non sono più originale, quasi mi disprezzo. Mi mangio le unghie, mi sistemo il ciuffo ripetitivamente.
Ma, appunto, non c’è nessuna formula che funzioni. Tutto rimane statico. I punti esclamativi dimenticati nello scatolone, insieme alle punteggiature immaginarie che affollano il mio cielo.
Una Via Lattea intera di pianeti fluttuanti di parole inespresse. Le mie mani sono i veri buchi neri che assorbono ciò che passa attraverso, non riescono a scrivere, si inceppano.

Edward Hopper – Automat (1927)

In realtà sono dipinta in un quadro di Hopper.

Senza parole, in una notte sconosciuta, avvolta da una solitaria luce artificiale, dentro un buco nero.

Ps: appena pubblicherò il post, le parole arriveranno tipo valanga. Lo so. Ma è venerdì, tra qualche ora sarò a casa e poi a fare la groupie per il mio chitarrista preferito.
Quelle che non scrivo oggi, saranno pronte per domani.
?

Mi innamoro…

standard 20 dicembre 2013 33 responses

Ogni tanto capita che mi innamoro.

Delle mani di una vecchina tutte rugose che cercano gli spiccioli nel borsellino di pelle sdrucita, per pagare un filo di pane al supermercato, creando una coda impaziente alle sue spalle.
Di qualche artista strampalato e fantasioso, che fa opere che anche io sarei capace di fare ma non le fai, quindi ZITTO.
Dei rami spogli dalle foglie, oramai tutte cadute, che sembrano tante piccole braccia in attesa di primavera dal cielo.
Dei miei passi sugli sconnessi marciapiedi fiorentini, che catturano immagini riflesse nelle pozzanghere congelate e ferme.
Dei baffi bianchi e sensibili dei miei felini che corrono sul letto, sulle mensole, sul comò, spostando tutta la polvere di questo pianeta.
Dei raggi di sole che si infilano tra i palazzi, che fanno gli slalom tra le tegole e si tuffano nelle stanze umide e solitarie di questo inverno.
Mi innamoro della vita.
Di quanto è diversa per ognuno di noi.
Di quanto è semplice e complicata, di quanto cambia ad ogni battito di ciglia, di quanto seleziona accuratamente o casualmente le sue vittime o le sue vittoriose cavie.
Mi innamoro dei tuoi occhi, del suo, cuore, dei vostri momenti, degli attimi rubati, delle parole imparate, degli abbracci selezionati, delle polemiche sopite, dei cervelli attivi, delle bugie dimenticate, degli amici tristi, delle necessità urlate, delle esigenze obbligate.
Mi innamoro del rumore della mia macchina carica che domani lascerà Firenze, per raggiungere i sorrisi più belli del mondo.
Mi innamoro delle mie colleghe, che mi fanno ridere, riflettere, arrabbiare, dubitare ma sempre sentire a casa.

Mi innamoro di questo Natale più di quanto non lo sia stata mai nella mia vita.
Perchè questo è un tempo che si trasforma in luogo e lo posso vivere, ci posso passeggiare, lo posso coccolare. E’ il luogo del mio cuore, che trova la sua pace, dentro il cuore di un’altra persona.

Imparo, da questo Natale, ad essere più serena. Che le cose brutte, o tristi, se non sono definitive, trovano sempre la loro strada, una soluzione, l’idea geniale che le tramuta in meraviglie. 

Mi innamoro di voi, che siete la decorazione colorata di un Natale lungo un anno, che leggete le mie trasformazioni con pazienza e attenzione, che ci siete, sempre, e resterete.
La mia Firenze.
Che siano giorni lievi, gentili, zuccherosi e pieni di amore.
A U G U R I !

HYSTERIA

standard 13 novembre 2013 34 responses
Mi piacciono gli amori di plastica, infrangibili. 
Di plexiglas, trasparenti.
Senza troppe sfumature, di colori pieni, decisi.
Mi coloro le guance di rosa, ogni mattina. Per diventare più perfetta di quei segni che lascia la notte, che lasciano i sogni.
Mi piacciono le macchie indelebili, i momenti tangibili.
Amori di plastica così materiali che si possono toccare, che io trovi la prospettiva per guardarli, descriverli, fotografarli.
Mi piacciono le scale, gli itinerari, i percorsi.
Mi piace la parola insieme, il cui suono rende armonico ogni minuscolo accordo solitario.
Provo a ripeterla, nella mente e ad alta voce, in questa mattina di guance rosa e pensieri neon, lampeggianti. In questo amore di plastica che mi sono appesa al collo, giallo, per ricordarmi che stavolta non si spezza, è infrangibile davvero. Ma che la strada è lunga e talvolta impercorribile.
Cerco di cambiare la mia prospettiva, nella ripetizione quotidiana dei gesti, sperando che tutto diventi così pieno che le domande si plachino.
Che i miei tormenti trovino la loro casa.
Mi piace l’amore che sto vivendo, vorrei tanto che diventasse accogliente per chi lo vive con me.

– Cuore Giallo Infrangibile
Rileggo queste parole, la mia colazione stamattina.
E’ stato un brutto risveglio. Ho sognato che facevo uno stupido incidente mentre guidavo una specie di van, che volevo chiamare il mio avvocato ma non potevo, non riuscivo, c’era qualche impedimento. Con il van avevo colpito un salice piangente, perchè non riuscivo a stringere bene una curva. Accanto al salice c’erano due persone, una testimoniava contro di me e una a favore…da lì iniziava un interrogatorio infinito (vedo troppi telefilm di spionaggio…).
Mi ricordo un tavolo lungo e freddo, sul quale appoggiavo le braccia e la netta sensazione di impotenza, di equivoci e sotterfugi, di sguardi di intesa contro di me. 
Mi ricordo la sensazione di sentirsi braccata, osservata, ascoltata nel modo sbagliato.
Ricordo i pregiudizi.
Ma l’arma migliore contro questi sogni sono i risvegli. E scrivere.
Perchè ora vorrei tanto essere altrove.
Lì nel mio posto del cuore, in riva all’Arno.
Passeggiare, sedermi, sentire solo il rumore dell’acqua, violenta.
Scrivere sporcando le pagine d’erba, come i jeans sulle ginocchia quando ero piccola e guardare le formiche che accumulano, di corsa, le ultime provviste per l’inverno.
Forse dovrei vivere la prossima stagione senza più sentire la necessità di accumulare, non sono una formica. Ho accumulato abbastanza risposte e cercato molte provviste, rovistando tra le domande che mi tormentano. Non è che scavando nuovi tunnel che si risolvono vecchie lacune. E poi, appunto, non sono una formica.
Sospiro.
Le formiche ce le ho nella testa.
Sospiro.
Miodddio quanti pensieri.
Sospiro.
Nessuna domanda, almeno per oggi.
Sospiro.
Ho tutto quello che mi serve. 
Formica, trovami il bandolo della matassa.

Baci & Incroci.

standard 9 ottobre 2013 28 responses
Semaforo rosso.
Vedo quattro piedi fermi, vicini. 
Una mano che abbraccia un fianco.
Un bacio sulla guancia.

Quanti baci si danno, fermi ai semafori.
Hanno il sapore dei baci rubati, lasciati volare su un bianco fazzoletto dal finestrino della macchina che corre via, lasciando tanti petali sparsi, bianchi anch’essi.
Hanno il volto immaginato, mai visto, di un innamorato solitario sul marciapiede, fermo al suo semaforo rosso.
Una mano che si stringe, una carezza, un cuore riscaldato.
Certi movimenti sono imperfetti. Sono guidati dall’abitudine, dal momento, dall’enfasi. 
Mai è così per i BACI.
Perchè ci sono quelli che ti strappano il cuore.
Quelli che ti fanno dimenticare lo spazio e il tempo.
I baci strazianti, quelli profumati.
Da incorniciare, indimenticabili.
Quelli di corsa, fuggevoli come il sole d’inverno sulle foglie accartocciate.
Quelli che sanno di biscotti, dati sulle guance morbide e setose di un bambino.

Baci e coincidenze incrociate.
Io scrivo di BACI e LORO mi scrivono per chiedermi un bacio.
Un euro (e anche di più!) per un bacio.
Dare valore ad ogni gesto, questo è il senso.
Ogni click un bacio, come si può dire di no.

DAL 1° AL 31 OTTOBRE è attiva la raccolta fondi per i bambini ricoverati nel reparto di emato-oncologia del Meyer di Firenze.
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Questo il mio BACIO per i bambini del Meyer!
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SOGNI PARALLELI.

standard 18 settembre 2013 33 responses

Ti prego, dimmi che non mi hai lasciato. Dimmi che sei qui, che la tua bocca mi bacerà ancora, che se voglio addormentarmi con la tua mano che mi stringe potrò farlo sempre. 
Sudo. Mi sveglio. Piango. Il mio incubo persistente, l’abbandono. La menzogna, il crollo dei progetti, degli sguardi verso il domani, insieme. Ma è solo un sogno, il cuscino mi racchiude, morbido, per il resto della notte…e la sua mano è lì, che stringe la mia.
 
Ti prego, dimmi che stai scherzando, amore mio! Non puoi credere che sognavo l’esatto contrario di ciò che ti ha turbato: festeggiavo il nostro futuro insieme! 
Mi asciuga le lacrime con le sue mani adorate, calma i miei singhiozzi. Nessuno mi abbandona, se non quando chiudo gli occhi e il buio mi circonda.
I miei gatti giocano, sono le sei del mattino, posso ancora dormire. 


La mia settimana è iniziata così, altalene, improvvise mutazioni.
Così la scorsa settimana si è appena conclusa, lasciando una scia strana dietro di se.
Ci sono dei contrasti che sono come le caselline della dama. Si posizionano in modo alternato, chiaro – scuro, bianco – nero, distinguendo i momenti. Solo il futuro è incolore, protetto dalla sua aura nebbiosa e stratificata da troppi desideri di conoscerne il contenuto.
Il futuro non ci appartiene. Forse solo la mattonella che abbiamo sotto i piedi è nostra e poi nemmeno lei, di nuovo non ci appartiene più.
Rimane l’essenza.
Rimane quel giovedì sera passato a domandarsi perché. Che anche se tu non sai nemmeno di che colore fossero i suoi occhi, percepisci l’angoscia di chi li conosceva bene.
Rimane un venerdì tormentato dai dubbi.
Rimane un sabato di sorrisi, perché in fondo chi se ne va non torna, anche se tu piangi.
Rimane l’essenza.
 
Mi sento un pizzico più saggia. Sempre la solita spaccona, polemica e arrogante, ma ho tra le mani tutto quello che mi serve per non smettere più di sorridere.
La nostra felicità dipende solo da noi, dall’intensità del nostro sorriso, dalla profondità della nostra vita, dall’insensatezza dei nostri lamenti e dalla continua voglia di fare. Ci possono essere circostanze, momenti, flussi negativi, ma non mi permetterò MAI di smettere di viverlo, questo O G G I.

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Per chi si è preoccupato per me dico Grazie! Sto bene. Il Bullo non mi ha lasciato. E’ che quando succede qualcosa di molto grave e molto triste, anche se non mi colpisce direttamente, in qualche modo mi fa riflettere.
Vi regalo il mio inno alla vita:
Bullo, Baguette e Chorizo. TRI(S)PUDIO d’amore.